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Mese: Aprile 2020

Cristiano Poletti “Temporali” (Marcos y Marcos, 2019) – Lettura di Prisca Agustoni

POLETTICOPCristiano Poletti "Temporali" (Marcos y Marcos, 2019)


Lettura di Prisca Agustoni

La recente raccolta poetica di Cristiano Poletti, Temporali (Milano, Marcos y Marcos, 2019) rivela, oltre a una tappa importante e matura del suo percorso – così come segnalato da Fabio Pusterla sulla bandella del libro – un interessante movimento di ricognizione lirica caratterizzato da una pausa conoscitiva, un’attesa piena di senso rivolta al contempo verso il mondo interiore e quello esteriore del poeta, come un pendolo che lento e preciso gravita da un punto all’altro della sua traiettoria, anche autobiografica. Il pendolo oscilla in modo costante, mosso dalle diverse forze che entrano in gioco, e su tutte, mi piacerebbe evocare qui due facoltà conoscitive dell’uomo che sembrano predomianare nell’approccio alla realtà, presente nella silloge di Poletti: l’attenzione e l’ascolto. 

Se l’attenzione, nella tradizione filosofica occidentale (da Descartes a Leibniz a Kant) è un predisporsi per la presa di coscienza delle proprie rappresentazioni degli eventi della vita, siano questi astratti o concreti, l’ascolto sembra rivogersi alla voce, al dialogo, all’altro: essere all’ascolto indicherebbe quindi lo stato vigile di chi è proteso fuori da sé  (pur scandagliando l’io, ricordando il noto Je est un autre di Rimbaud), l’intenzione quindi, l’impegno nel voler comprendere, grazie ad una naturale curiosità conoscitiva, i significati profondi che ci sfuggono, sia grazie al confronto diretto con l’altro, sia attraverso la contemplazione della natura o del paesaggio, aspetti sui quali torneremo.

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Nuno Júdice – Tre inediti da “O Coro da Desordem” (Traduzione di Eleonora Rimolo)

OIPNuno Júdice nasce a Mexilhoeira Grande (Algarve) nel 1949. Si laurea in Filologia Romanza presso l’Università Classica di Lisbona. È stato professore dell’Università Nuova di Lisbona, da cui si è congedato nel 2014. Tra il 1997 e il 2004 ha svolto le funzioni di Consigliere Culturale e Direttore dell’Istituto Camões di Parigi. Ha pubblicato libri di saggistica, di narrativa e di poesia. È attualmente direttore della rivista «Colóquio-Letras» della Fondazione Calouste Gulbenkian. In italiano sono state tradotte da Chiara De Luca le raccolte A te che chiamo amore (Ferrara, Kolibris Edizioni, 2011) e La materia della poesia (Ibid., 2015). Questi testi sono tratti dalla sua ultima raccolta O coro da Desordem (D. Quixote, Lisbona 2019).

Eleonora Rimolo (Salerno, 1991) è Dottore di Ricerca in Studi Letterari presso l’Università di Salerno. Ha pubblicato le raccolte poetiche Dell’assenza e della presenza (Matisklo, 2013), La resa dei giorni (Alter Ego, 2015 – Premio Giovani Europa in Versi), Temeraria gioia (Ladolfi, 2017 – Premio Pascoli “L’ora di Barga”, Premio Civetta di Minerva, Finalista Premio Fiumicino, Finalista Premio Fogazzaro) e La terra originale (pordenonelegge – Lietocolle, 2018 – Premio Achille Marazza, Premio “I poeti di vent'anni. Premio Pordenonelegge Poesia”, Premio Minturnae, Finalista Premio Fogazzaro, Finalista Premio Bologna In Lettere, Premio Speciale della Giuria “Tra Secchia e Panaro”, Segnalazione Premio “Under35 Terre di Castelli”). Suoi inediti sono stati pubblicati su “Gradiva”, “Atelier”, “Poetarumsilva”, “Poesiadelnostrotempo”, “Poesia2punto0” “Perigeion” e tradotti in diverse lingue (spagnolo, arabo, russo, francese, inglese, portoghese, macedone, rumeno). Con alcuni inediti ha vinto il Primo Premio “Ossi di seppia” (Taggia, 2017) e il Primo Premio Poesia “Città di Conza” (Conza, 2018). È Direttore per la sezione online della rivista Atelier.

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Daniele Giustolisi “Se scendevi per strada” (Capire edizioni 2019) – Lettura di Francesco Diego Tosto


GIUSTOLISIDaniele Giustolisi, Se scendevi per strada, Capire edizioni 2019

Lettura di Francesco Diego Tosto



Nell’arco di un decennio trascorso a tradurre la propria vita in poesia – dalla prima raccolta Se poi dal buio uscisse la luce (Il filo, 2010) alla recente Se scendevi per strada (Capire Edizioni, 2019) Daniele Giustolisi – vincitore del premio Le Stanze del tempo 2019 / Fondazione Claudi - apre entrambi i titoli dei suoi libri con un se ipotetico a testimonianza della condizione drammatica dell’uomo viator, mai sazio di luce, alla continua ricerca di un approdo, di un varco non da descrivere o indicare ma da cercare.

I versi del poeta siciliano in questo nuovo testo, diviso in tre sezioni (Sopra i tetti di Myles-Una bologna di mille città- Mondrian hotel), appaiono più maturi e consapevoli, la loro sintassi libera, intenzionalmente frantumata, coinvolgente, e il loro afflato puro e incorrotto. «Cos’è questo filo segreto che unisce le storie?» si chiede l’autore (p.60), con la consapevolezza di una diffusa e latente tensione, che permea le pagine di un seducente diario di emozioni forti e dolorose, un alternarsi ossimorico tra il senso e l’incomprensibile, il buio e il lampo di una luce, la lotta e la resa, lo scoramento e la speranza. Si direbbe che l’animo di Giustolisi, sia pervaso da un’inquietudine lacerante e senza via di uscita, se non accrescessimo l’intensità di tale condizione di un significato più ampio e nobile, e cioè l’umano e vitale desiderio di aborrire una deludente quiete per catturare la totalità e sconfiggere il vuoto, il deserto dell’esistenza.

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Libertà e norma: nostalgia di un desiderio, di Eleonora Rimolo

Libertà e norma: nostalgia di un desideriodi Eleonora Rimolo * Fate che alla fine di questo prato ci sia altro...
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Vaghellis Chronis – Tre inediti (traduzione di GIORGIA KARVUNAKI)

???????? ?????? 1Vagghelis Chronis è nato a Stavroupoli, piccola cittadina al nord est della Grecia. Ha studiato letteratura inglese alla Oxford School of English and Shipping al City of London Polytechnic. E’ alto dirigente del gruppo Latsis. Ha pubblicato sette raccolte di poesie. Le ultime sei presso la prestigiosa casa editrice Kastaniotis. La sua raccolta di poesie ‘Youth in Hell’ ha ricevuto il premio per la poesia dell’Accademia greca delle scienze. Inoltre ha ottenuto il primo premio dell’Odysseus Awards, il Concorso internazionale di poesia londinese.

Giorgia Karvunaki (www.giorgiakarvunaki.com) lavora ad Atene come traduttrice, promotrice culturale e ricercatrice storica. Collabora con diverse riviste.
Le sue traduzioni di opere teatrali sono state messe in scena in Grecia e in Italia, e nel 2018 le è stato conferito il Premio Luigi Pirandello dall'Istituto Italiano di cultura d’Atene. Membro dell'International Theatre Institute (ITI) e rappresentante per il premio Internazionale di poesia Nosside, dal 2007 è anche National Convener (per la Grecia) della Commissione internazionale per la storia delle istituzioni rappresentative e parlamentari (ICHRPI).

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Cesare Mongodi – tre inediti

MONGODICesare Mongodi nasce a Lugano nel 1963 da genitori italiani. Cresce a Mesenzana (provincia di Varese) e poi segue la famiglia che si stabilisce a Lugano dove frequenta il liceo. Dopo una laurea in economia (HEC Losanna) e tre anni nella finanza internazionale, ottiene una laurea in letteratura francese (con una tesi sulla poesia di Pierre-Albert Jourdan) e italiana. In seguito ad un brevetto in Analisi Transazionale, pratica la mediazione al Liceo di Morges (Svizzera), dove insegna tuttora francese, italiano e comunicazione. Nel 2018 fonda la società APERO (Action Poétique Écoles Romandes) che si prefigge di promuovere l'insegnamento della poesia contemporanea nelle scuole e stimolare la creatività e le iniziative poetiche degli allievi in classe nello spazio pubblico. Autore di due raccolte in francese presso l'editore ginevrino Samizdat: Pieds-de-biche, 2009 – nominato libro del mese d'aprile 2010 dal sito www.culturactif.ch e primo premio dell'Académie européenne des Arts di Moudon – e Ciao Papà, 2012. Poesie in francese pubblicate nella raccolta collettiva Creuser les voix (Samizdat, Genève, 2012) e nelle riviste La Revue de Belles-Lettres (Losanna), Le Scribe (Moudon), N4728 (Angers). Poesie in italiano nella rivista BlocNotes (Bellinzona, 2017). Letture di poesie nella rubrica “anthologie vidéo” del sito www.poesieromande.ch. Scelta di poesie edite ed inedite in italiano e francese sul sito personale www.cesaremongodi.com.

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Miklavž Komelj – poesie (traduzione a cura di Ravel Kodri?)

KOMELJMiklavž Komelj (Kranj, 1973) poeta, saggista, traduttore, editor letterario e storico dell'arte ha al proprio attivo dodici raccolte poetiche, due libri di narrativa ai quali si aggiungono diversi saggi sulla letteratura e sull'arte. Sono sue inoltre traduzioni verso lo sloveno da svariate lingue europee e mondiali (Pier Paolo Pasolini, Ferdinando Pessoa, César Vallejo, Karoline von Günderrode, Alejandra Pizarnik e Djuna Barnes). Ha curato edizioni postume di autori sloveni (Jure Detela, Vojko Gorjan, Jaša Zlobec, Sre?ko Kosovel). E' stato sinora insignito di numerosi premi letterari: Premio Jenko, Premio Veronika, Premio Rožanc (poesia e saggistica), nonché di quello della Fondazione Prešeren, massima onorificenza culturale slovena.

Ravel Kodri? (Sofia, 1951) triestino di lingua slovena, docente di pianoforte, saggista, traduttore ed interprete di conferenza accreditato presso le istituzioni europee. Nel 2019 ha assolto nel Granducato di Lussemburgo un corso universitario di scrittura creativa con il poeta lussemburghese Jean Portante ed ha collaborato ad un laboratorio di traduzione poetica con Elisa Biagini, Andrea Inglese, Loretto Raffaelli ed Elio Pecora.

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Valeria Di Felice “Il battente della felicità” (Ladolfi, 2019) – Lettura di Leandro Di Donato

DIFELICECOPValeria Di Felice "Il battente della felicità" (Ladolfi, 2019)


 Lettura di Leandro Di Donato

 

Con Il battente della felicità Valeria Di Felice ci consegna pagine dense e, insieme, lievi di un canto d’amore a voce piena, che scopre se stesso e si meraviglia della sua potenza. È lo stupore di capire che è stato un giro di secondo/a invertire la rotta del tempo e che le parole taciute, quasi fossero dotate di una forza propria, si sono dischiuse a segnare il principio di una nuova primavera, ed è, ancora, la consapevolezza di una nuova condizione, quel saremo solo io e te, che ridefinisce per intero le mappe della terra e del cielo, a chiedere altri luoghi ora che il tempo ha accolto l’avvenimento che taglia, con il filo del prima e del dopo, l’addensarsi dei giorni attorno a questa vertigine (che) è cuore /reso leggero con il passo/del coraggio. Coraggio ci vuole, infatti, per evitare che la vertigine diventi il gorgo delle carceranti vesti della colpa/orpello delle madri incapaci di rinascere donne. Ad ogni incrocio, ad ogni angolo girato e ad ogni alba appesa ai fili del nostro orizzonte, si ripropone il dilemma di come scovare il varco e definire il prezzo da pagare per trovare lo spazio in cui affermare la scelta di chi preferisce morire tra i vivi/che far finta di vivere tra i morti. Solo così si potrà abitare quell’universo che ci guarda ardere e mai bruciare.

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Marco Colonna “Ho scritto questo salto” (Fara editore, 2019) – Lettura di Valerio Ragazzini

COLONNAMARCOCOPMarco Colonna "Ho scritto questo salto" (Fara editore, 2019)

Lettura di Valerio Ragazzini 


Questa riflessione sull’ultimo libro di Marco Colonna dal titolo Ho scritto questo salto (Fara Editore, 2019) nasce principalmente da un disaccordo, da una stonatura. Nella prefazione scritta da Pietro Caruso leggo: “La poesia di Marco Colonna è cosmogonica come orizzonte e molecolare come scrittura. Per cercare di penetrare la sua poesia bisogna provare le emozioni del funambolo. Mai guardare in basso, procedere a testa alta, asciugarsi le mani con il gesso della razionalità senza grossolanità dell’esistenza greve”. Per quanto alcune di queste affermazioni possano essere giuste, mano a mano che procedevo nella lettura, verso dopo verso mi accorgevo che in quelle poesie non ritrovavo quel sentimento di sprezzo del pericolo propria del funambolo.
Quando penso ad un uomo che percorre una fune tesa nel vuoto, non provo un senso di leggerezza. Restare sospesi a molti metri di altezza, per noi che non abbiamo le ali, comporta paura, concentrazione, pericolo e soprattutto tempo. Tempo per imparare le leggi che regolano l’equilibrio, tempo per cogliere i capricci del vento e dialogare con le correnti che cercano di spazzarci via come polvere. Così, dopo un lungo lavoro, numerose cadute, si inizia a cogliere un granello, un’infinitesima parte della levità che provano gli uccelli in volo.
Ma per fortuna non ho trovato nulla di funambolico in Colonna. Se c’è una cosa di cui proprio non sentiamo il bisogno, è proprio di poeti che ci dicano che va tutto bene. Diffidare sempre dai poeti sprezzanti che lodano il bel cielo del mattino o che vi esortano ad apprezzare la vita per i doni che ci ha dato. “Lo scrittore non è un responsabile padre di famiglia, ma è piuttosto un figlio ribelle che obbedisce al proprio demone” diceva Claudio Magris.

In tutto il volume di poesie, dietro al salto, alla libertà conquistata, c’è sempre un’ombra dolorosa che s’affaccia su di un abisso.

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Anna Elisa De Gregorio “L’ombra e il davanzale” (Seri editore) – Lettura di Francesco Accattoli

DEGREGORIOCOPAnna Elisa De Gregorio "L'ombra e il davanzale" (Seri editore)

Lettura di Francesco Accattoli

 

“LA SOTTILE LINEA TRA L’OMBRA E IL DAVANZALE. SULLA POESIA DI ANNA ELISA DE GREGORIO”.

S’intitola “L’ombra e il davanzale” l’ultimo lavoro della toscana (ma anconetana d’adozione) Anna Elisa De Gregorio, pubblicato per i tipi della Seri Editore, un libro impreziosito da tredici illustrazioni di Francesco Pirro e da una nota introduttiva di Maria Grazia Calandrone. La raccolta si compone di due sezioni: la prima, eponima, comprende venticinque testi, tra liriche e prose poetiche, scritte tra il 2016 e il 2019, come riporta la “Clausola” alla termine della raccolta; la seconda sezione, dal titolo Sotto il guscio del cielo, riunisce ottanta haiku, genere letterario nel quale la De Gregorio ha saputo negli anni distinguersi (nel 2008 viene insignita del Premio Nazionale Haiku organizzato dall’Associazione Italiana Amici del Haiku, patrocinato dall’Ambasciata giapponese e dall’Istituto giapponese di cultura a Roma.). La scelta del titolo ci pone sin da subito dinanzi alla sottile linea che separa uno spazio ontologico dove le opposte forze si incontrano: il davanzale, simbolo dell’ostensione alla vita, si protende sino quasi a toccare la zona oscura, d’ombra appunto, dove “s’affollano i rovelli” (Stardust). Già nella prima lirica incontriamo quello che sarà il tema attorno al quale si raccolgono i testi, in particolar modo quelli appartenenti alla prima sezione: in Die Null si svela il luogo dove funambolicamente la voce della poetessa attraversa il suo tempo, una zona di confine, tra una “conciliante sospensione” e il risveglio, o in chiave più escatologica, tra la morte (l’ombra) e lo spazio antropico estremo (il davanzale), “mentre stiamo vivendo”.

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