Vera D’Atri è nata a Roma nel marzo del 1948. Con la raccolta Abitare Sparta ottiene una menzione di merito al premio Lorenzo Montano. A questa silloge fanno seguito una piccola silloge poetica delle Edizioni della Biblioteca intitolata Il museo di vaniglia e nel 2009 la pubblicazione della silloge Una data segnata per partire edita da Kolibris con prefazione di Rossella Tempesta. E’ presente inoltre nelle antologie La giusta collera edita da CFR, Alter ego – Poeti al MANN, Contatti diversi, I quaderni di Movimento Aperto, Scrittura sottovoce, Voci dell’aria, La parola abitata, Umana troppo umana e la grande madre. È finalista al Premio Mazzacurati-Russo delle Edizioni d’If 2012-2013 con la plaquette Tutte donne. A maggio 2013 esce la plaquette Una tenace invadenza. A marzo 2016 esce la raccolta di poesie Il Fortino a cura di Terra d’ulivi edizioni con il quale vince il primo premio al concorso “L’iguana” Castello di Prata. Vera D’Atri
Tre inediti
Molte scelgono il dolore,
lo vedono così familiare, così necessario,
così ben disposto a rendersi utile.
Molte hanno un’anima
che non sa aspettare e spengono presto
la luce prima di provare a dirsi la buonanotte.
Molte vengono dal chiuso,
ma, lo giuro, hanno la pazzia del vento.
*
Alcuni piccoli suoni si cristallizzano.
Per mesi, nel nido sfatto, si conserva il trillo
di un passero, per anni la quiete che arriva dopo
il pianto lavora da radice. Cerchiamo pace
ed è comunque lotta.
*
Io sono me e sono te.
Un organismo convertito alla complessità.
O una natura che ha una forma d’intelligenza
che è molto più del pensarsi.
Prima di ogni impetuoso mistero
io sono adesso un affluente. Sono l’entropia
che non torna uno, l’idea nevralgica dell’altro
per colui che insegue o precede.
Fotografia di proprietà dell’autore.