Tom Petsinis (1953) è poeta, prosatore e drammaturgo. E’ nato in Macedonia -parte greca- ma all’età di sei anni si trasferisce con la famiglia in Australia. Se l’inglese diverrà lingua primaria, greco e slavo-macedone resteranno parlate in casa mantenendo la nazione d’origine un punto di riferimento e di forte influenza. Successivamente acquisirà quella che egli chiama “la quarta lingua”, il linguaggio della matematica, materia chetutt’ora insegna alla Victoria University of Technology di Melbourne. Numeros e le raccolte di versi e racconti pubblicate come i premi conferiti alla sua produzione letteraria che è consultabile al suo sito personale, qui. E’ ospite di festival in tutto il mondo. I testi qui presentati sono una selezione di quelli presentati e letti dall’autore durante l’edizione 2014 del Festival Pordenonelegge.
Tom Petsinis
(inediti)
Traduzione dall’inglese di Carmen Gallo
TOTEMIC
As a thing thought out in full
The elm’s not a trap set in spring
To snatch from its mating call
The bird silent on the wing,
Nor is it meant to net the breeze
Whose thrashing in the dark
Keeps the widow knitting late,
Nor is it the appendage of shade
That draws old men in white
To sit cross-legged and sip tea –
No, the elm’s a totem pole,
Intended to keep flighty minds
From what would otherwise be there:
The abyss concealed by a twig.
TOTEMICO
Come una cosa pensata per intero
L’olmo non è una trappola tesa in primavera
Per strappare dal suo richiamo d’accoppiamento
L’uccello silenzioso in volo
Né serve a irretire la brezza
Che freme nel buio e tiene
La vedova a lavorare a maglia fino a tardi,
E non è l’appendice dell’ombra
Che invoglia vecchi vestiti di bianco
A sedere a gambe incrociate sorseggiando il tè –
No, l’olmo è un palo totemico
Pensato per tenere lontane le menti vaghe
Da ciò che altrimenti sarebbe lì:
L’abisso nascosto da un piccolo ramo.
FRUGAL
The ancestral house would’ve been yours –
But, no, you’ve chosen this rented room instead,
Whose walls you stripped down to bare plaster,
To feel your shadow in its moment of fear.
Floorboards are love-locked, tongue-in-groove,
And polished monthly by the waxing moon.
Courting nightingales wake you with their song
When dreams go sleepwalking in the dark.
You removed the dead-lock from the door
(Keys anchor the mind they’re supposed to free):
Should a thief come for your numbered name
You’d catch him by surprise with a question-mark.
The clock’s mute on a pile of unread books,
Paralysed by a stroke a second, or a season ago.
You shattered the mirror, rejoicing in the sound,
Keeping a triangle for grooming the sun.
The table’s never for entertaining friends,
But to rest your bruised elbows in contemplating
The flight of birds in its horizontal grain,
A forest’s grief in the black-eyed knot.
In the corner where light and shade couple,
Your single bed’s more for thinking than rest,
For dreaming than sleep, in which you often dream
Of living daily on less, on nothing but breath.
FRUGALE
La casa ancestrale sarebbe stata tua –
Invece no, hai scelto questa stanza in affitto,
Con mura che hai spogliato fino al nudo intonaco,
Per sentire la tua ombra nei suoi momenti di paura.
Le assi del pavimento sono accoppiate, serrate,
E incerate ogni mese dalla luna crescente.
Usignoli in amore ti svegliano con il loro canto
Quando i sogni se ne vanno sonnambuli nel buio.
Hai rimosso la serratura a scatto dalla porta
(le chiavi trattengono la mente che dovrebbero liberare):
Arrivasse un ladro per il tuo nome estratto a sorte
Lo coglieresti di sorpresa con un’aria interrogativa.
L’orologio se ne sta muto su una pila di libri non letti,
Paralizzato da un brutto colpo un secondo, o una stagione fa.
Hai frantumato lo specchio, esultando di quel rumore,
Ma hai salvato un triangolo per fare bello il sole.
Il tavolo non è mai per intrattenere gli amici,
Ma per far riposare i gomiti contusi contemplando
Il volo degli uccelli nella sua venatura orizzontale,
Un dolore della foresta nel nodo dagli occhi neri.
Nell’angolo dove luce e ombra copulano,
Il tuo letto singolo è più per pensare che per riposare,
Per il sogno più che per il sonno in cui spesso sogni
Di vivere ogni giorno con meno, di nient’altro che respiro.
NATURAL
You set out before daybreak again,
The sledgehammer balanced on your shoulder
Mute, colluding with self-centred gravity.
Your first encounter echoes the Big Bang,
Fills space with the scent of infant stars,
Wakes bluestone from dreaming it’s the sun.
A holiday, done with weighing words,
You stroll the beach littered with random things,
Caressing a stray zephyr with a sigh
Until it sniffs your discarded footsteps home.
At night it turns the ink-stained dictionary
And settles on the spelling of its name.
Ancestral shepherds were weather-wise –
But here, with freedom still in looking up,
You herd clouds heavy with metaphor,
Prodding them with a fountain pen
Until they fall in line, almost reasonable,
Waiting to be milked of meaning on the page.
NATURALE
Di nuovo sei partito prima dell’alba,
Il martello in equilibrio sulla spalla
Muto, in collisione con la gravità egocentrica.
Il tuo primo incontro rievoca il Big Bang,
Riempie lo spazio con l’odore di stelle infantili,
Sveglia la pietra blu dal sogno di essere il sole.
Una vacanza, fatta di parole soppesate,
Fai due passi sulla spiaggia imbrattata da oggetti a caso,
Carezzando una brezza randagia con un sospiro
Finché non fiuta i passi lasciati indietro fino a casa.
Di notte sfoglia il dizionario macchiato d’inchiostro
E stabilisce le lettere del suo nome.
I pastori ancestrali sapevano tutto del cielo –
Ma là, anche con la liberta di guardare in alto,
Tu raduni nuvole appesantite da metafore
Incitandole con una penna stilografica
Fino a che non si mettono in riga, rese quasi ragionevoli,
In attesa di essere munte di significato sulla pagina.
Fotografia di proprietà dell’autore
Carmen Gallo vive e lavora a Napoli, dove insegna letteratura inglese. Suoi testi sono presenti su blog (Poetarum Silva, Poesia di Luigia Sorrentino, Transiti poetici, e in traduzione francese sul sito Remue) e antologie (Registro di Poesia #3, 2010 e Registro di Poesia #5, 2012). Si occupa di critica letteraria, e di traduzione dall’inglese di testi poetici. E’ redattrice della rivvista Atelier.