Santos López (Mesa de Guanipa, Anzoátegui, 1955) é un poeta, promotore culturale e giornalista venezuelano. E’ iniziato alla spiritualità dell’Africa Occidentale. Come direttore-fondatore della casa della poesia Pérez Bonalde (fondata nel 1990, ha dato vita alla Settimana internazionale della Poesia di Caracas gestendone ben 12 edizioni. E’ stato anche il promotore del Concorso Nazionale di Poesia per i liceali e del premio internazionale di Poesia “Pérez Bonalde”. Attraverso le attività della casa della Poesia ha messo in evidenza due aspetti nel panorama della poesia venezuelana: l’importanza di mantenere vincoli con le voci poetiche nazionali più importanti e il ruolo dei recital per la promozione e massificazione della poesia nella società.
Santos López
(inediti)
traduzione dallo spagnolo venezuelano di Antonio Nazzaro
Canto al exilio
Ningún cielo extranjero me protegía,
ningún ala extraña escudaba mi rostro…
Anna Ajmátova
¡Sálvate. Vete al Oriente puro,
aspira el aire de los padres!
Goethe
para Octavio Armand
I
¿Cuál es tu tierra lúcida, extranjero?
Si tu país tiene una madrastra
y un padre avergonzado,
ganga ineludible de sombras y culpas;
sus gentes huyen
de sí mismas buscando refugio,
hombres cansados de sus pensamientos
-los opresores-.
II
De donde caímos,
de donde bajamos,
de donde descendimos por la noche
-Toda tierra sucumbe ante su mala flor-,
De donde nos fuimos
a ninguna otra parte.
Terminamos anclados en cuatro, en medio,
como ratas neuróticas en un pozo.
III
El exilio continuó,
El exilio continúa.
Una malla ahuecada aprisiona tu luz.
Éramos muertos
que aún no estaban muertos
Entre tanta oscuridad que guía
el portal falso del mundo,
Y tanto extravío con el deseo y apego a las cosas.
IIII
El camino a la sombra sería improbable
sin una huella tallada con vida.
El tiempo no es más blanco que lo eterno,
ese eje de luz y morada
que genera su propia lumbre.
Pero una tierra a oscuras
sigue siendo tu país,
si te quedas, acrecientas tu ignorancia.
V
Siguen los detestables opresores.
Sombríos matan hasta la muerte eterna.
En sus perfiles de piedra,
con mandatos severos,
se esconden en sus cavernas.
Ellos son los dueños
del pozo que nos retiene.
Indiscutibles son sus palabras.
VI
En el país muy cercano
donde se hieren los sentidos,
la resignación se entreteje con las creencias.
Por costumbre es el mismo aprendizaje
todos los días.
Sin asombro.
El niñerío pierde su oído.
Aprende vocales de esclavitud.
VII
¿Cuál es tu tierra lúcida, extranjero?
Si tienes que emprender un viaje
hacia ti mismo;
hacia abajo primero,
a lo más profundo de tu pozo;
después eslabón
tras eslabón, desposeído,
hacia las puertas de tu origen: el destino.
VIII
Seguir la ruta despierto, sin equipaje;
con tu única compañía
porque no viajas solo:
Lo puro es doble, gemelo.
Y como rebaño no hay paso.
El guardián chequea que no lleves ropas.
Y que llegues despacio a la frontera.
Los opresores quieren toda tu muerte.
VIIII
¿A dónde intentas viajar,
si no es a tu regreso?
La plenitud original de tu hogar
como un eje de luz.
-La vil sumisión puede vivir por siempre-
Hay que preguntárselo
al topo del pozo:
Esa morada eterna de las profundidades.
Canto all’esilio
Nessun cielo straniero mi proteggeva,
nessuna ala estranea faceva scudo al mio viso…
Anna Ajmátova
Salvati! Vai nell’Oriente vero,
aspira l’aria dei padri!
Goethe
per Octavio Armand
I
Qual è la tua terra splendente straniero?
Se il tuo paese ha una matrigna
e un padre umiliato,
un affare ineludibile d’ombre e colpe;
le sue genti fuggono
da se stesse a cercare rifugio,
uomini stanchi dei loro pensieri
-gli oppressori-.
II
Da dove cademmo,
da dove scendemmo,
da dove siamo discesi nella notte
-Ogni terra soccombe davanti al suo cattivo fiore-,
da dove ce ne siamo andati
da nessuna altra parte.
Siamo finiti ancorati in quattro, nel mezzo,
come topi neurotici in un pozzo.
III
L’esilio è continuato
L’esilio continua.
Una maglia bucherellata imprigiona la tua luce.
Eravamo morti
che ancora non erano morti
Tra la tanta oscurità che ci guida
il falso portale del mondo,
E tanto smarrimento con il desiderio e l’attaccarsi alle cose.
III
Il cammino dell’ombra sarebbe improbabile
senza l’impronta incisa con la vita.
Il tempo non è più bianco che l’eterno,
quest’asse di luce e dimora
che genera il suo stesso fuoco.
Ma una terra al buio
continua ad essere il tuo paese,
se resti, accresci la tua ignoranza.
V
Durano gli odiati oppressori.
Cupi uccidono fino alla morte eterna.
Nei loro profili di pietra,
con ordini severi,
si nascondono nelle caverne.
Loro sono i padroni
del pozzo che ci trattiene.
Indiscutibili le loro parole.
VI
Nel paese molto vicino
dove si feriscono i sensi,
la rassegnazione s’intreccia con le credenze.
D’abitudine è lo stesso insegnamento
tutti i giorni.
Senza sorpresa.
L’infanzia perde l’udito
Impara vocali di schiavitù.
VII
Qual è la tua terra splendente straniero?
Se devi intraprendere un viaggio
verso te stesso;
prima verso giù
nel più profondo del tuo pozzo;
poi anello
dopo anello, mondato,
verso le porte della tua origine: il destino.
VIII
seguire la rotta sveglio, senza valigie;
con la tua unica compagnia
perché non viaggi solo:
Il puro è doppio, gemello.
E come gregge non c’è passaggio.
Il guardiano controlla che non porti indumenti.
E che arrivi lento alla frontiera.
Gli oppressori vogliono tutta la tua morte.
VIIII
Dove cerchi d’andare
se non al tuo ritorno?
La pienezza originale della tua casa
come un’asse di luce.
-La vile sottomissione può vivere per sempre-
Bisogna chiederlo
al topo del pozzo:
Questa dimora eterna delle profondità
Santos López (Mesa de Guanipa, Anzoátegui, 1955) é un poeta, promotore culturale e giornalista venezuelano. E’ iniziato alla spiritualità dell’Africa Occidentale. Come direttore-fondatore della casa della poesia Pérez Bonalde (fondata nel 1990, ha dato vita alla Settimana internazionale della Poesia di Caracas gestendone ben 12 edizioni. E’ stato anche il promotore del Concorso Nazionale di Poesia per i liceali e del premio internazionale di Poesia “Pérez Bonalde”. Attraverso le attività della casa della Poesia ha messo in evidenza due aspetti nel panorama della poesia venezuelana: l’importanza di mantenere vincoli con le voci poetiche nazionali più importanti e il ruolo dei recital per la promozione e massificazione della poesia nella società.
Sue poesie sono state tradotte in inglese, tedesco, francese, cinese, coreano e italiano. Ha partecipato come poeta invitato in festival e incontri di poesia in Portogallo, Francia, Colombia, Cuba, Messico, Cile, Belgio, Benin e Austria.
Libri di poesía pubblicati: Otras costumbres (1980), Alguna luz, alguna ausencia (1981),Mas doliendo ya (1984), Entre regiones (1984), Soy el animal que creo (1987), El libro de la tribu (1992 poi 2013), Los buscadores de agua (1999), El cielo entre cenizas (2004), Le Ciel en cendres, edizione bilingue spagnolo-francese (2004) Soy el animal que creo. Antología (2004), I cercatori d’acqua, edizione bilingue in italiano/spagnolo (traduzione di Teresa Maresca e Roberto Mussapi) editrice Jaka book (2008), La Barata (2013).
Fotografia di proprietà dell’autore
Antonio Nazzaro (Torino, 1963) è un giornalista, poeta e mediatore culturale italiano. Si è diplomato con la maturità classica a Torino e ancor prima di termibare gli studi inizia a collaborare con i quotidiani L’ora di Plaermo, La Stampa di Torino, Stampa Sera e con l’emittente televisiva Videouno. Trasferitori in Messico si diploma presso l’UNAM Università Autonoma del Messico. Attualmente vive a Caracas (Venezuela) dove è stato coordinatore didattico dell’Istituto Italiano di Cultura, assistente dell’attaché culturale in Venezuela e capo redattore de La Voce d’Italia. Nel 2008 diviene coordinatore del Centro Culturale Tina Modotti con lo scopo di promuovere la cultura italiana e venezualena attraverso varie forme di interscambio culturale. Da ottobre 2014 collabora inoltre alla redazione culturale della rivista Agorà Magazine di cui è stato uno dei fondatori.