Su “Decostruzioni e ricostruzioni – esercizi allo specchio”
A cura di Gisella Blanco
Se la traduzione in versi – come trasporto della realtà nel linguaggio – risulta essere un esercizio velleitario, ciò che esorbita dal detto richiede attenzione e riformula il discorso modulandolo verso la cura dell’indicibile che rimane inciso sul corpo.
Sin dal titolo, Decostruzioni e ricostruzioni – esercizi allo specchio” (RPlibri 2022), la doppia autorialità dell’opera, firmata da Rosanna Frattaruolo e Rosanna Spezzati, annuncia la sua matrice plurale, non identificata e plastica, all’interno di un disegno di destrutturazione della singolarità egotica.
La memoria, implacabile sentinella di fatti vissuti o soltanto desiderati, inchioda il dato biografico alla carne e ai cicli esistenziali della coscienza: “la memoria lascia sempre traccia/anche nella dimenticanza/da tempo ormai/nella mia pupilla/apre e chiude il giorno/un rigagnolo di sangue”.
La “ribellione dell’altrove”, vana per quanto possa sembrare, è una scoperta possibile soltanto allo specchio quando, nell’atto di contemplare la propria forma, compaiono infinite antinomie a definire un’immagine che sfugge per farsi cercare.
Anche lo sguardo dell’altro rappresenta una nuova, ulteriore riformulazione di quell’immagine propria -sfuggente e cangiante- che si fissa alla semiotica del lemma e alla pronuncia della parola attesa: “Mi scopro nuova/dove mi guardi/e le iridi verdi mi atterri/i lemmi inusuali/pulsano lesti senza cesure”.
Un erotismo panico si espande al di sotto della sembianza delle cose, le penetra e le muove in tensioni rinnovabili e sconosciute: “fanno festa i capezzoli/spingono in avanti/anche se non li tocchi più/come al primo dell’anno”.
Nel presunto dinamismo universale “che bastava a sé stesso”, l’individuo ripudia il proprio personale guscio, impara a metabolizzare la parola scissa dal suo significato come prova di resistenza a quella frattura dall’origine che “moltiplica l’amore” ma rende mutanti.
I versi, come corpuscoli autonomi in reciproco dialogo, rinunciano alla sospensione delle virgole, alla fermezza del punto. Appaiono come epigrammi frastagliati nello spazio narrativo della pagina.
L’assertività si caduca nello spezzamento di alcuni verbi (“ri-muta”, “ri-destano”), come a voler rielaborare lo scarto, la distanza, la replicazione differenziale dell’individuo con sé stesso e con l’altro.
Nelle azioni semplici e quotidiane c’è un sostrato emotivo che affiora attraverso brevi istantanee, riporta al tormento vissuto, all’evasione dalla condanna al ricordo e all’affermazione della dignità di poter essere come si è, nonostante la violenza del confronto con l’alterità e con la realtà: “dichiara il tuo sguardo/la mia età senza riguardi/e le tue mani mi contano/il tempo passato in ufficio/ad accumulare grasso sul culo/e grana sul conto”.
La disamina del tempo sull’esistenza conduce a una lenta dimenticanza dei nomi delle cose e delle persone care. Opera come un lento dissanguamento durante il quale si perdono il desiderio, la conoscenza dell’odore dell’amato, il senso del baratro che attende in silenzio la caduta.
La trasposizione delle emozioni nella fattualità del corpo rende il linguaggio una categoria necessaria, seppur pericolosamente illusiva. La trazione delle spinte amorose e relazionali conduce all’espulsione della radice d’orrido impiantata in ogni individuo e, ancora una volta, la lingua -come muscolo biologico o fattore espressivo- risulta salvifica.
Nell’esasperazione che emerge dalle voci dell’io plurimo autoriale, si constata la condizione umana contemporanea, dilaniata da una molteplicità di visuali in cui la realtà si smembra e sfugge alla comprensione razionale, bisognosa di univocità: “ho troppi occhi per una sola verità/semino fantasmi in giro per casa/li semino nelle percezioni dolorose/degli unici occhi che guardo”.
In un immobilismo quasi estatico, la rivalsa della dimensione onirica e irrealizzata rivendica la sua esistenza, urla attraverso il corpo di poter esondare dai gangli serrati dell’oggettività.
Un lessico rabbioso imprime al verso un andamento ritmato, sostenuto. La cesura è labile tra l’ira e l’amore, tra la dolcezza e la perversione, tra la carezza e la ferita: la mancata soluzione di continuità tra poli opposti rende il soggetto inadatto a sé stesso.
Una compenetrazione costante tra la dimensione del linguaggio e quella della relazione interpersonale scandisce la narrazione attraverso suggestioni fonetiche come allitterazioni e assonanze (o la loro feroce parodia): “il bianco dell’assenza stride/come la rima baciata”.
L’amore può tornare nella sillaba, nel pronunciamento, nella progressione dei giorni e delle luci che scandiscono gli eventi.
D’altronde soltanto “sillabando il dolore” è possibile liberare il respiro poetico nella promessa di un futuro polifonico.
Mi hai reso le parole
ora storte e secche
disegnate nel sangue
E il tuo verde velato
l’anima nostra
mi ha consegnato
ti ho reso il dono
di sillabare dolore
ogni tanto respirare
prendere fiato
e a capo ricominciare
Rosanna Frattaruolo, laureata in Economia, dalla Puglia si trasferisce in Piemonte dove attualmente vive a Rivarolo Canavese, occupandosi di consulenze fiscali. Nel 2017 la sua prima pubblicazione Fragile, edizioni LunaNera. Alcuni dei suoi testi poetici e racconti per l’infanzia sono pubblicati in antologie e blog letterari, riviste e quotidiani tra cui La bottega della poesia, la rivista online Arenaria diretta da Lucio Zinna. Dopo aver intervistato alcuni protagonisti significativi del panorama artistico, letterario e delle arti figurative in genere, dal 2019 è redattrice nel blog di letteratura larosainpiu, curando la rubrica In poesia. Dal 2020 nell’ambito dell’associazione culturale Periferia Letteraria collabora nell’organizzazione e realizzazione di eventi culturali. Nel 2021 pubblica la plaquette Le case con gli occhi verdi, Babbomorto edizioni.
Rosanna Spezzati nasce a Foggia e, laureata in Lettere e filosofia in Storia della critica letteraria, insegna italiano e storia in un istituto di scuola superiore. Da sempre appassionata lettrice e divoratrice di romanzi si avvicina alla scrittura poetica già in età adolescenziale con brevi liriche. Dal 2015 Rosanna Spezzati diviene curatrice della casa editrice nonché web tv “Mitico Channel”. Per Mitico Channel , dà vita anche ad una trasmissione di respiro artistico-culturale da lei condotta dal titolo “Un tè con Rosanna “, nella quale intervista artisti, personaggi che vivono e producono cultura sul territorio locale e nazionale. Nel 2016 dà alle stampe la sua seconda raccolta poetica dal titolo “ Sensi di…versi” ed. Mitico Channel. Si occupa di attività di critica letteraria con stesura di prefazioni a testi da pubblicare e presentazione di libri.