Rivelazioni d’acqua, una raccolta di poesie in esplosione lenta. Nota di lettura a cura di Michele de Virgilio

Rivelazioni d’acqua, una raccolta di poesie in esplosione lenta.
Nota di lettura a cura di Michele de Virgilio

Il fascino del versificare è un dato primordiale in Camilla Ziglia. Quanto ci ha detto delle sue stagioni, non può lasciare alcun dubbio. L’autrice è stata affascinata da tutto ciò che la faceva assistere a un’apparizione. E presto ha deciso di mettere per iscritto queste manifestazioni facendole dialogare all’interno di un quadrilatero perfetto garantito solo dalla forza chiarificatrice dell’acqua.
Nelle pie salmerie del suo esercito di immagini, Rivelazioni d’acqua è una silloge poetica che si scosta di molto da tutti i libri di poesia pubblicati finora. In questo caso, ad essere intavolata, non è una natura semplificata e limpida, bensì una natura enigmatica e buia. Del resto, non è la nitida superficie di uno specchio di vetro, ad attrarre Narciso, ma lo specchio della fonte col suo incerto riflesso.
Si dice che nell’acqua contemplata si scorga il fluire dell’esistenza. Non viene in mente niente di più vero a leggere le pagine della Ziglia. Ma precauzionalmente vi suggerisco di non limitarvi a leggere soltanto questa mia testimonianza in forma di nota. Provate a immergervi voi stessi nelle sue acque. Ne gioveranno i vostri dotti lacrimali. I miei hanno ceduto a pagina 43, leggendo la prima poesia che troverete pubblicata qui sotto.
Risultato: Qualche giorno fa, due persone mi hanno chiesto un elenco delle poetesse italiane viventi che più amo. L’elenco era piccolo. Una dozzina di nomi, poco più. E tuttavia non ho esitato a fare il nome di Camilla Ziglia. Che sia l’inizio di un percorso. Un percorso in cui la parola poetica, si adatti con slancio alla meraviglia di un rubinetto dimenticato aperto.

*

Forse getterò nel lago il tuo ciondolo,
lo guarderò scendere fra alghe
e ciottoli assorti.

Dal fondo appena mosso
lui vedrà me,
di spalle, in esplosione lenta.

Nessuno baderà
alla mano sul petto
in cerca del punto
sull’argento più liscio,
la nenia, consumata e calma,
in punta di dita.

*

Mi accoglierai sul campanile
superato dagli abeti,
quel grumo di storia
che ci trattiene, s’intenerisce
e ci sublima.

Prometti lì, vicino alle campane,
tieni fino ai rintocchi e via
nel frastuono:
troppo solenne la navata
per noi e la facciata
non sa più mentire

troppo alto l’altare, anche da quassù.

*

Se mi chiedi cos’è amore
stringo le mani
nella tue, quelle che mi hai teso
vuote, con tutta la vita
scritta dentro.