Michele Nigro
Pomeriggi perduti
Introduzione di Stefano Serri
Kolibris, 2019
‘Interpretarci nel mondo’ è il titolo della bella introduzione di Stefano Serri a questo lavoro di Michele Nigro, che effettivamente cerca qui la sua interpretazione con lo strumento fragile e antico della poesia, strumento che definirà a un certo punto una preghiera involontaria. Ma in questi Pomeriggi perduti incontriamo anche lamenti e invocazioni, come Proteggimi, pieve di costiera! (invocazione alle Cinque Terre, dove si sente l’eco de ‘La bella vista’ di Umberto Fiori). Si avverte nel poeta il bisogno di leggere e ri-comprendere il mondo attraverso la memoria – gli inesorabili dispacci dal passato – e le meditazioni disincantate sulla vita – eppure, mi occupi sovrana/ con truppe di ricordi/ e presidi/ di sguardi mai spenti. Una poesia attraversata, inevitabilmente, anche dal tempo, dalle tracce del suo passaggio – Conserviamo date, pezzi di spago/ scatole di dolci vuote e biglietti/ perché anche il dolore/ esige una documentata/ precisione, resistente al tempo/ e all’umana distrazione – dal sentimento dolente della fine cosmica che ci attende – Questo fuoco finirà,/ …/ finirà la storia/ questa terra abusata/ la gloriosa specie,/ finiranno i nostri anni insieme. Le poesie sono settanta, senza suddivisione in sezioni, e s’ergono improvvise, ora palesemente evocative ora ammonitrici, talvolta venate d’ironia. Stefano Serri parla di ‘viaggio multiforme’ e sottolinea la precisione lessicale della poesia di Michele Nigro, ma ci segnala anche che il poeta non pretende il controllo spasmodico su oggetti e avvenimenti – Lascio ad altri l’ossessione tassonomica/ l’ordine delle cose per/ sentirsi in pace/ e il controllo sulla morte – che ci invita invece a riscoprire con l’aiuto della poesia, superando le apparenze e le deformazioni delle attuali modalità di comunicazione sociale.
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Antonio Fiori
Poesia a sua insaputa
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Non sarà ora che le vedrai
mentre ti chiedo di leggerle
ma in un giorno qualunque
venute fuori per caso, a dorso di libro
da pagine cadute in terra
riverse a mo’ di mort’ammazzati
e aperte sulla fatalità
di un attimo tra tanti,
ritornerai su parole ignorate
come è normale che sia
da rimasticare
eppure sempre presenti
tra pazienze impolverate
e le cose da fare
senza pretese, a sperare di essere
se stesse, nient’altro che verbi d’anima
amate per quelle che sono
umili
silenziose
già eterne a loro insaputa.
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Frontiera
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Misterica donna d’estate
dolce conflitto insonne
che appari con l’anima nuda
al crepuscolo dell’amore,
accolta da un calmo stupore
intrecci matasse di parole
su ricordi ancora tiepidi.
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Calice di vino non bevuto
tra veli strappati di poesia e carne,
intravedo il tuo volto
graffiato dal verso
nel tramonto
di un altro dolore.
Michele Nigro, nato nel 1971 in provincia di Napoli, vive a Battipaglia (Sa) dal 1978. Si diletta nella scrittura di racconti, poesie, brevi saggi, articoli per giornali e riviste. Ha diretto la rivista letteraria “Nugae – scritti autografi” fino al 2009. Ha partecipato in passato a numerosi concorsi letterari ed è presente con suoi scritti in antologie e periodici. Nel 2016 è uscita la sua prima raccolta poetica – che ama definire “raccolta di formazione” – intitolata Nessuno nasce pulito (edizioni nugae 2.0). Ha pubblicato Esperimenti, raccolta di racconti; il mini-saggio La bistecca di Matrix; nel 2013 la prima edizione del racconto lungo Call Center, nel 2018 la seconda edizione Call Center – reloaded e la raccolta Poesie minori Pensieri minimi.