Steffen Mensching è nato nel 1958 a Berlino (Ovest). A 21 anni pubblica le prime poesie, che, per ironia e precisione stilistica, non fanno pensare a un’opera d’esordio. Dopo aver abbandonato un corso di laurea in Giornalismo, si iscrive alla Humboldt-Universität, dove si laurea con una tesi sull’opera di Walter Benjamin. Come autore e attore, ha fatto parte del Liedertheater Karls Enkel, che nei suoi programmi criticava il pessimismo della DDR da una posizione romantico-anarchica di sinistra. La sua prima raccolta poetica, Erinnerung an eine Milchglasscheibe è stata molto ben accolta dalla critica e dal pubblico. L’immagine ufficiale di Mensching fu fortemente determinata dal suo esordio con il duo Mensching-Wenzel. Nel 1991 uscì al cinema il loro film Letzes aus der DaDaEr (Ultime notizie dalla DaDaEr), un viaggio all’inferno con chiare allusioni alla Commedia di Dante. In una serie di sketch, il film rievoca il passato della DDR: “l’epidemia delle arti” e il “Paradiso”, in cui Honecker e i suoi contemplavano il proprio zoo personale. Nel 1989, Mensching riceve l’Heirich-heine-Preis della DDR, in seguito il Kleinkunstpreis della città di Magonza e il Kabarettpreis della città di Norimberga.Dalla stagione teatrale 2008/2009 Steffen Mensching dirige il Theater Rudolsadt. Le poesie qui proposte sono tratte dalla raccolta Das Gewisse Etwas (Berlin, Schwarzdruck, 2008) e di prossima uscita per le Edizioni Kolibris nella traduzione di Chiara De Luca col titolo Quel certo non so che.
Steffen Mensching
da Das gewisse Etwas – Quel certo non so che
Berlin, Schwarzdruck, 2008 – di prossima pubblicazione per le Edizioni Kolibris
(traduzione dal tedesco di Chiara De Luca)
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Rimbaud 1
Gern gesehen gewesen in jeder Talkshow wäre der
Frühreife Wirrkopf, Wunderkind von Charleville,
Die Skandalnudel der Saison, über die herzhaft
Gelacht werden darf. Akzeleriertes Genie mit miesen
Tischmanieren, Haschisch rauchend, selbstsüchtig,
In Rätseln sprechend, ein Konvertit, eingefl ogen
Aus Afrikas Bauch, braun und insektenzerstochen,
Nickend, immer nur nickendes stinkendes Fleischstück
Von Kameras und Mikrophonen. Nichts da von
Der Seide der arktischen Meere, des Hungers satt
Und der Metaphern. Wie die Geschichte ausgeht?
Verheerend, sehen Sie mich an, ein Beispiel für Alles
Und Nichts, lacht er, kotzt Blut, nimmt den Scheck
Und verschwindet, wo er herauskam, im Dschungel.
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Rimbaud 2
Der Spleen der Verlierer. Hinüberzukommen auf die
Andere Seite. Wo sich das Licht bricht
An den Spucknäpfen im Innenministerium. Geld arbeitet
Für die Müßiggänger. Nackte Weiber, lüstern
Auf ein Fingerschnipsen. Ein Fest für den Ekel
Für einen Halbgott im Schattenreich. Oh Mensch,
Unbändiges Tier, schärfst deine Krallen
An Kindergurgeln. Da, lieber Paul, endet die Kunst.
Weiche Epidermis, Auffanglager der Messer. Aus
Der Traum. Willkommen, Dreckstück, in der Hitze
Der Hölle. Eiseskälte, die Parole der letzten Tage.
Bis das Blut friert. Rote Pisse, die das Herz
Berührt. Ja, wo das Fleisch ist, sind auch die Geier.
Die Flasche im Arm, auf der Überfahrt in den Magreb,
Summt er: Nur der ist ein verlorner Mann,
Der in der Haut des Siegers tanzen kann.
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(traduzione dal tedesco di Chiara De Luca)
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Rimbaud 1
Volentieri avrebbe preso parte a tutti i talkshow
il precoce casinista, il bambino prodigio di Charleville,
le pietre dello scandalo della Saison, su cui si può
ben ridere di cuore. Genio accelerato, con pessime
maniere a tavola, fumatore d’hashish, egoista
che parla per enigmi, convertito, aerotrasportato
dal ventre d’Africa, scuro e mangiato dagli insetti,
ammiccante, sempre solo fetida carne ammiccante
da microfoni e videocamere. Qui nulla ti parla
della seta dei mari artici, della fame placata
e delle metafore. Come va a finire questa storia?
Orrendo, guardatemi, fulgido esempio del tutto
e del nulla, ride, vomita sangue, afferra l’assegno
sparisce nel posto da cui era fuoriuscito, la giungla.
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Rimbaud, 2
Lo spleen dei perdenti. Passare dalla parte
opposta. Là dove la luce s’infrange dentro
le sputacchiere degli Interni. Sgobba il denaro
per i nullafacenti. Donne nude, vogliose di una
toccatina. Festa del disgusto per un semidio
nel regno delle ombre. Oh uomo, indomabile
animale, affìlati gli artigli sulla gola dei bambini.
È qui, caro Paul, che l’arte va a morire. Molle
epidermide, centro d’accoglienza dei coltelli.
Fuori dal sogno. Benvenuto, pezzo di merda,
nel fuoco dell’inferno. Freddo siderale, il motto degli ultimi
giorni. Finché gela il sangue. Piscio rosso che il cuore
sfiora. Certo, dove c’è carne non mancano mai gli avvoltoi.
Col fiasco in braccio, in viaggio per il Maghreb,
lui borbotta: perduto è soltanto l’uomo
che nella pelle del vincente può danzare.
Foto tratta da Kufa Hoyerswerda e.V.
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Chiara De Luca traduce da inglese, francese, tedesco, spagnolo e portoghese. Ha fondato e dirige Kolibris, casa editrice indipendente consacrata alla traduzione e diffusione della poesia straniera contemporanea Ha pubblicato la pièce teatrale Duetti (Ozzano dell’Emilia, Perdisa) e i romanzi La Collezionista (Rimini, Fara, 2005) e La mina (stra)vagante (Ibid., 2006). In poesia sono stati pubblicati i poemetti La notte salva (2008) e Il soffio del silenzio (2009) e le raccolte di poesia La corolla del ricordo (Ferrara, Kolibris 2009, 2010) e Animali prima del diluvio (Ibid., 2010). Ha tradotto una quarantina di raccolte poetiche.
http://chiaradeluca.net.