Matteo Zattoni (1980), laureato in Giurisprudenza, è Dottore di ricerca (Ph.D.) in «Filosofia del Diritto» e collabora con la Zanichelli Editore. Ha pubblicato tre raccolte di poesia: Il nemico (Cesena, Il Ponte Vecchio 2003, 1° posto per l’opera prima al «Giuseppe Giusti» 2003), Il peso degli spazi (Faloppio, LietoColle, 2005) e L’estraneo bilanciato (Brunello, Stampa 2009, 1° classificato al Premio «Tra Secchia e Panaro» 2010, Premio Autore Giovane al «Guido Gozzano» 2009); nonché le plaquette Promesse vegetali (Salerno, L’Arca Felice, 2010) e I corpi giovani degli eroi (Rimini, Print & Poetry, 2014). Dal 2004 al 2007 è stato recensore della rivista «Poesia». Suoi versi sono pubblicati su numerose antologie e riviste tra cui: Nuovissima poesia italiana (Mondadori, 2004), Nuovi Argomenti (Ibid., 2008), Almanacco dello Specchio 2009 (Ibid., 2010), il blog «Poesia» su Rainews24 (2011), La generazione entrante (Ladolfi, 2011), «Atelier» (Edizioni Atelier, 2015) e il mensile internazionale di cultura poetica «Poesia» (Crocetti Editore, settembre 2016). Vive a Forlì.
Matteo Zattoni
da Lo slancio dell’inizio
(inediti)
*
Algidi e stellari
erano “i più grandi”
per sempre irraggiungibili
due anni erano un guado
e loro lo avevano superato, sapevano
in anticipo cosa sarebbe successo di là
erano i nostri portatori di presagi
fino alle porte della città assediata
erano alti, avvolti in arie
d’oltralpe simili a veleni
o profumi. Erano di paesi
sconosciuti a pochi metri soltanto
dalla nostra classe.
*
Alla lavagna ci si confessava dei peccati
e quando era scritta tutta fino ai lati
si poteva girare la ruota
e con fatica voltare pagina
oppure dare un colpo di cimosa
ma sotto restava sempre l’ombra.
Si passavano minuti lunghi un paio di estati
incatenati all’ardesia come a uno specchio
nero
da cui emergevano in positivo
le cose che portavi dentro da ieri;
certi giorni si restava così affascinati
da non aver voglia di aggiungere niente
perché a volte il nero è perfetto, è esattamente
quello che sentiamo
di essere.
*
Prendere lo slancio
era salire alle stelle
con tutto il corpo
ricadere di schiena sul materasso blu
con un tonfo
era affondare nell’oceano
ogni rincorsa era una spedizione al polo
saremmo potuti morire
un secondo dopo
lo stacco
per un guasto alle ginocchia
porre fine alla carriera
lo avremmo fatto solo
per un «bravo»
ma l’adulto non voleva saperne
restava imperturbabile
alzava in silenzio l’asticella.
Matteo Zattoni (1980), laureato in Giurisprudenza, è Dottore di ricerca (Ph.D.) in «Filosofia del Diritto» e collabora con la Zanichelli Editore. Ha pubblicato tre raccolte di poesia: Il nemico (Cesena, Il Ponte Vecchio 2003, 1° posto per l’opera prima al «Giuseppe Giusti» 2003), Il peso degli spazi (Faloppio, LietoColle, 2005) e L’estraneo bilanciato (Brunello, Stampa 2009, 1° classificato al Premio «Tra Secchia e Panaro» 2010, Premio Autore Giovane al «Guido Gozzano» 2009); nonché le plaquette Promesse vegetali (Salerno, L’Arca Felice, 2010) e I corpi giovani degli eroi (Rimini, Print & Poetry, 2014). Dal 2004 al 2007 è stato recensore della rivista «Poesia». Suoi versi sono pubblicati su numerose antologie e riviste tra cui: Nuovissima poesia italiana (Mondadori, 2004), Nuovi Argomenti (Ibid., 2008), Almanacco dello Specchio 2009 (Ibid., 2010), il blog «Poesia» su Rainews24 (2011), La generazione entrante (Ladolfi, 2011), «Atelier» (Edizioni Atelier, 2015) e il mensile internazionale di cultura poetica «Poesia» (Crocetti Editore, settembre 2016). Vive a Forlì.
Fotografia dell’autore di Matteo Ferroni