Dal poemetto “Io scrivo nella tua lingua” di prossima pubblicazione
Massimiliano Damaggio, inediti
IV. madre
non è corretto
e non è poesia
raccogliere un dolore
per scrivere parole
se stai piegata in due dentro la stanza
al primo piano della casa abbandonata
mentre urli al bambino
che scappa, e cade per le scale, e si nasconde
nel buio ascolta
il latrare del tuo male
che sfonda il tetto
…
tornavi dall’ufficio, facevi da mangiare, indossavi
un rumore dilagante per la casa
e i suoi fondali
senza suono, e lunghi, dove dormo, e aspetto
d’abitare
il calore mai fiorito nel tuo nome
ma anche strappare le labbra è
amore, anche
chiudere a chiave i sudori dei risvegli senza sonno
quando il sonnifero t’interrompe
e il balcone e il cortile ritornano al respiro
e le ombre ricoprono di segni
il vetro
…
t’ho vista costruire una mutilazione
che scende fino alla radice
in uno stridere di denti che si scheggiano
quando ti strozzi con un vento di animali
che risalgono la gola
c’è poi il momento che sembri ritornare
e guardi inebetita
il mio ventaglio di mani aperte
dove si contorce una farfalla rotta
…
ogni volta che ritorno
ti avvolgo
in uno spargimento di silenzio
guardo il vento attraversarti, come un
fiume, caduto
fra i disegni delle urla nella pelle
così ci teniamo nel vuoto
dove le pareti quando crollano
non fanno alcun rumore
e il guscio vuoto dell’insetto
la città sommersa
abitiamo
*
XIV. allenarsi a dimenticare
mi aspetti in cima alla salita
dove finisce il bosco
e la luce inizia
a scolorirti
mi mostri una coda di lucertola
che si muove ancora
e dici tanto poi gli ricresce
come noi
insistiamo a vivere
quello che perdiamo
e subito cadi fra le cose
che accettano di arrendersi
perché solo quello che si spegne
risplende
…
preghiera senza seguito
nel mondo degli adulti,
altra cosa ancora
che si consegna
a questa fonte ferma
lasciapassare di ombre
per chi disimpara il mondo
e si confonde
fra cumuli di veli
io vorrei che tu restassi
ma guardo il silenzio delle nuvole
passare,
il vento risalire la collina
piegare l’erba
e dischiuderti in vapore
fra immobili pupille
di vipere
*
Massimiliano Damaggio (1969). Nel 2011 pubblica Poesia come pietra, Ensemble, Roma. Nel 2017 pubblica Ceux qui prennet un café face à la mer, poesie tradotte da Olivier Favier, Alidade Editions, Francia. Traduce poeti contemporanei dal greco moderno e dal brasiliano.
È fra gli ideatori del blog “perìgeion”. Vive ad Atene.