Marko Miladinovic (Vukovar 1988) vive e lavora a Chiasso. Canta per Fedora Saura. Organizza e conduce il Ticino Poetry Slam. È inventore del kit di sopravvivenza etico-estetica. Il suo spettacolo si chiama Stand up europeans! happening di poesie, gags e sketches, intorno ai temi della morale, della sessualità, dei valori et supersulteriori. Suoi testi sono presenti in antologie poetiche e di racconti, riviste e sul web. La sua opera prima si chiama L’umanità gentile (Torino, Miraggi Edizioni, 2016)
Marko Miladinovic
EUROPEI, ANCORA UNO SFORZO!
manifesto per il XXI secolo
(inedito)
Il seguente testo, nella sua forma integrale, è stato presentato per la giornata mondiale della poesia svoltasi il 21 marzo 2015 a Torino, presso l’Unione Culturale Franco Antonicelli. Coordinata da Andrea Inglese, Francesco Forlani e il collettivo Sparajurij. Il 24 gennaio 2016 è stato discusso alla Literaturhaus di Bienne per gli Incontri di Bienne, Rencontres de Bienne, Bieler gespräche.
1.
Noi emersi, noi illuminati, ugualmente vivi nel sonno e nella veglia, noi così antichi!
Dov’è la nostra infanzia? In mezzo al disordine e ai pericoli! Eccoci a confronto con le epoche
passate. Che santarellini sembriamo! Mentre i secoli addietro ci sovrastano e ci superano, eccoli
sfuggire! Con un salto sono già all’avvenire e non comprendiamo se ciò che ascoltiamo siano risa
o forse grida. Si fossero fermati un istante avremmo detto loro: a noi bambini spunta forse un pelo.
Rallegratevi cari secoli, non con la morte cessa la vita ma con le preoccupazioni.
L’idealismo è un cerottino sul caldo corpo dell’utopia,
ma levato questo non abbiamo trovato nessuna ferita.
Abbiamo bensì ricevuto un gran bel ceffone per avere
toccato una donna senza prima averla sedotta.
Desideriamo una Europa dove i poliziotti siano tutti pensionati universitari disarmati
a qualche esame dalla laurea, studenti modello per un tirocinio in polizia. I fanatici,
i nazionalisti, i banchieri nefasti, i medici e i farmacisti obiettori, seguano l’esempio
di Venner a Notre Dame. I preti tutti neri, russi, sudamericani, americani, inglesi, cinesi,
indiani, australiani e facciano loro le pubblicità in televisione, sui cartelloni, sui giornali,
le riviste e i banner pubblicitari su internet. La vergogna è bel che scappata per la goccia
che ha fatto traboccare il vasino, e noi che restiamo ne siamo tutti imbarazzati. Non c’è colpa,
ma sì qualche buon torto! E si preferisce essere traditi piuttosto che vivere col torcicollo
e una coda che spunta dagli occhi (quale non rovina la vista ma annebbia tutto il campo
visivo). Della malattia se ne è fatto un gigantesco cannocchiale verso l’orizzonte di una più
grande salute. Resta tuttavia la povertà, di dire ciò che si pensa e pensare l’indicibile. Credere
rimane una demenza e un lusso.
Europei, inauditi! Ancora uno sforzo!
3.
Cosa può una persona che sia per bene, se non amare qualche cosa nella vita, confidare in se stessa
quanto basta. Non cercare scopi altrove, provare piacere, se prima ha dato piacere, essere gentile, anche dormendo molto, soppesare se stessa con le opere e i versi meglio riusciti. Non sentirsi in colpa per nulla. Stringere amicizie e alleanze, preferendo formule magiche a luoghi comuni. Lasciare scivolare da sé molte cose. Una vita di gesta e ogni gesto così raro, decisivo il più e meno goffo: non fare del male. Eppure scappa qualche volta ma la si fa tutta e non si lascia a metà. Così diamo dolore, qualche cosa preziosa da questo: la nostra sensibilità, la nostra fiducia, la salute, la nostra buona parte di dolore. Perché cosa abbiamo noi che nasciamo? Intimi, sensuali, da legarsi i capelli, le caviglie, accarezzare le natiche e i monti, i pensieri che pensiamo, le persone con cui parliamo, con rapporti felici e attivi tagliare i ponti, costruirne di nuovi. E una persona sempre si incontra per parlare e non si esce se si vuole stare zitti, così non si esce per azzittire la gran parte dei pregiudizi che già abita il linguaggio. Ci addossa giudizi di millenni di labirinti, d’intoppi, di nodi.
A noi sciogliere, a noi districarci, superare, a noi gioire. A tacere con noi stessi non abbiamo imparato.
Tra innumerevoli possibilità fantastiche e avventurose: le grotte diventano superfici, le montagne pianure, le pareti suolo. Sopra le atlantidi e su tutti gli imperi passeggiamo con un amico, una cotta, un sassolino nella scarpa, la pasta bolle, il pesce frigge, cin cin! Smisuratamente ricchi eredi di un millenario spirito d’appendice! Chi progetta su di noi è perduto!
Marko Miladinovic (Vukovar 1988) vive e lavora a Chiasso. Canta per Fedora Saura. Organizza e conduce il Ticino Poetry Slam. È inventore del kit di sopravvivenza etico-estetica. Il suo spettacolo si chiama Stand up europeans! happening di poesie, gags e sketches, intorno ai temi della morale, della sessualità, dei valori et supersulteriori. Suoi testi sono presenti in antologie poetiche e di racconti, riviste e sul web. La sua opera prima si chiama L’umanità gentile (Torino, Miraggi Edizioni, 2016)
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