Mario Laghi Pasini
Tre inediti
Viaggio
Abbandonare i propri morti
alla corrente dei fiumi
al fuoco o in alte torri
aperte ai rapaci
o corredarli e racchiuderli
con armi e provviste
in monumenti inaccessibili
e ora più sommessamente
tenerli vicini ad aspettare
la fine dei tempi con noi.
Inviti diversi al viaggio
verso un luogo più grande
risposte date da sempre
allo stupore di esistere
e di saperlo.
In fondo come nello scrivere
traducendo in poesia
il mormorio dei sogni
la speranza di una risposta
che non sia l’eco del nulla.
*
Come
Quante volte ti ho detto addio
tra me e me
con e senza lacrime
incerto o deciso
come un vecchio fumatore
e tu non lo sai nemmeno
come nient’altro del resto
naturalmente.
Parole quasi di getto
ascoltando Malika Ayane
che passa alla radio
nello stupore che mi circonda
come in un sogno interrotto
un caso niente di più
come quasi tutto del resto
deludente mente.
*
Lamentazione
Treccani
Libero da qualsiasi limitazione
restrizione o condizione
– come da illustre vocabolario –
percorsi lampeggiando
i cieli immaginari dei teologi
i labirinti inesauribili delle filosofie
l’elegante follia dei matematici
fui nero e silenzio
fui zero ed errore e finanche Dio…
Ora che si consuma il tempo
decostruendo il mondo
ognuno preso nel vortice
di mille voci bugiarde
incredulo del semplice dire
sì sì no no
corro mortificato
sulla bocca di tutti
a garantire ogni cosa.
Corroso e affannato
stupito dell’inevidenza
del valore contrario
che vado a significare
per ogni orecchio educato
spero di passare di moda
e di tornare agli spazi appartati
delle parole pesate
di un lessico felice.
Fotografia di proprietà dell’autore.