Mario Benedetti
(Udine, 9 novembre 1955 – 27 marzo 2020) È morto il poeta italiano Mario Benedetti
Fu tra i grandi della poesia.
Mario Benedetti non c’è più. A notizia appresa non ho potuto fare a meno di andare con la memoria ai suoi ricordi friulani. E i ricordi, Mario, li aveva tutti nello sguardo. Ci sono tanti modi per conoscere un Paese. Uno di questi è osservare, per bene, lo sguardo dei suoi poeti. A volte questi sguardi si perdono, senza che nessuno sia capace di coglierli, altre volte a qualcuno riesce di fissarli per sempre in uno scatto. E a quel punto non si hanno più scuse per non leggerli.
È il caso del ritratto che ne ha fatto Dino Ignani, pubblicato sulla copertina del tomo Garzanti, che raccoglie tutte le sue poesie. Nelle sue pagine migliori, Mario Benedetti ha fissato nei suoi versi una voce originale e tenace, la cui grandezza è stata segnata soprattutto dallo smarrimento: la casa della memoria pervasa costantemente da piccoli crolli pieni di luce d’amore per gli altri.
Per salutarlo, abbiamo scelto una piccola poesia tratta da Umana gloria, il libro con cui il poeta si impose definitivamente sulla scena poetica italiana contemporanea, nel 2004. Cividale è un piccolo comune italiano che si trova a mezz’ora da Nimis, la sua città d’origine. E secondo me è proprio da qui che bisogna partire, dal mondo favoloso che con il passare degli anni ha rivelato al giovane Mario la sua durezza, per approfondire l’intera opera di questo poeta straordinario.
di Michele de Virgilio
(Redazione di Atelier)
Borgo con locanda
Come in un volo la corriera mi ha dato lo spiazzo con la facciata.
Era bello, i calzoni che cadevano larghi sulle scarpe grosse,
stare in mezzo alle foglie qua e là.
Mattine senza sapere di essere in un posto, dentro una vita
che sta sempre lì, e ha la fabbrica di alluminio, i campi.
Si muove il bancone quando si parla,
le finestre con i vasi, le tende minutamente ricamate.
Fuori i cortili corrono piano, le foglie vanno piano sotto le mucche.
Il cielo gira verso Cividale, gira la bella luce
Sulle manine che avevamo, che è stata la vita essere vivi così.
Fotografia di Dino Ignani.