Con la riproposizione di Estranea a ventidue anni dalla sua prima uscita (nel 2000, con l’editore Piero Manni), Maria Pia Quintavalla ci fa non uno, ma molti doni. Intanto ci ricorda la necessità e l’importanza di rileggersi come poeta, rivisitando la propria biografia, la lingua praticata e i valori sottesi, nell’eroico tentativo di riconoscersi ancora; poi c’è il dono fatto alle nuove generazioni con la ripubblicazione del suo lavoro; altro dono è la lezione, di chiara matrice eliotiana, di una poesia che lega passato e futuro, superando il presente grazie al cortocircuito creato da questo improprio legame; e che dire dell’altra lezione, interna al libro ma attualissima, della convocazione – più o meno criptica – dei suoi maestri di poesia (Vittorio Sereni, Franco Fortini, Attilio Bertolucci ma anche Antonio Porta, Nadia Campana, lo stesso Zanzotto), affinché l’aiutino a rifondare la scrittura, a ritrovare la voce per darla a chi non l’ha mai avuta. La forma classica della Canzone è continuamente evocata e infine scelta come casa in cui ritrovarsi con il lettore, allora come oggi.
L’opera – dieci canti divisi in due parti, che attraversano il tempo, la lingua, la vita sociale e quella privata – è riproposta con le originarie note di Andrea Zanzotto e Marisa Bulgheroni, integrate da una preziosa Introduzione dell’autrice, e dalle sue note in coda al libro, che ci guidano, canto per canto, nelle intenzioni e negli snodi del percorso poetico. In questa nuova edizione, Maria Pia Quintavalla ripropone anche l’ultimo canto del libro che precedeva l’uscita di Estranea (Le moradas, Empiria, 1996); si tratta però non di un epilogo ma di un prologo, dell’annuncio di quanto è in gestazione, l’attesa Canzone.
Dobbiamo infine citare qualche passo almeno delle autorevoli note di accompagnamento. Andrea Zanzotto, annotando l’opera, ha parlato di “epos minimo, crudele freschezza, franca e delicata sensualità…Si tratta infatti di un romanzo in versi tutto fratture e crampi, ma in cui un ritmo resiste, ossessivamente, come nel simulacro della forma sestina, matrice e nutrice (inquietante) di tutte le canzoni, delirio in cui appunto non si fanno che ripetere le stesse parole-rime, ma variandole di continuo”. Marisa Bulgheroni, sottolinea come si tratti di “Canzoni che, affacciandosi da “balaustrate e brezze” o indugiando in “stazioni quasi notte”, sembrano corrispondere ad altrettante mutevoli voci di sorelle, di donne, alla pluralità di desideri, metamorfosi, utopie che contrassegnano gli anni del dirompente femminismo.”
Antonio Fiori
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ultima del IV Canto
Vi attaccheremo all’alba o a fine giornata,
quando il sole trabocca
nel sudore di tutti i vinti o dei sereni,
e forti si fa spettacolo commosso.
Ma per lo più amiche le vicine,
animule come prati sempre in fiore
sedevano a un convito
quasi ignoto. Quello di un’energia
che presta e molta aveva
di già animato le parole di mesi
e anni, fiumi e secoli.
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ultima del VI Canto
Nera cronaca ancora, eterna mite
vendemmiata, limpida. E vogliosa
essa di lei; le stesse
variegate in più cantarono
tornarono, assetate e storie
di crude gesta, sensazione
di olfatto stanco, tiepido e
caduco.
Le donne i cavalieri le armi
gli odori, antiche storie mai
raggiunte
non furono le sole, né
la fonte ma tradirono,
intanto che si stesero, canzoni.
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prima del IX Canto
Allora grida e sortilegi, spinte della
vita con le spalle chine e le finestre
chiuse laggiù nell’ombra del
fiorito fiume, che a tratti buono
tutto blu e profondo le facevano
un vuoto (monito),
allora lei sentiva che poteva
e domenica rifarsi intatta
congiungere i due lembi
del passato, e due nel terzo
occhio dimoravano (felici).
Maria Pia Quintavalla, nata a Parma, vive a Milano. I suoi libri: Cantare semplice (Tam Tam, 1984); Lettere giovani (Campanotto, 1990); Il Cantare (ivi, 1991); Le Moradas (Empiria, 1996); Estranea (canzone) (Manni, 2000, nota di Andrea Zanzotto); Corpus solum (Archivi del ‘900, 2002); Album feriale (Archinto, 2005); Selected Poems (Gradiva, N.Y., 2008); China (Effige, 2010); I Compianti (ivi, 2013, 2015); Vitae (La Vita felice, 2017); Quinta vez (Stampa2009, 2018). Cura dal 1985 la rassegna nazionale Donne in poesia e le sue antologie; ha ideato le rubriche Scrivere al buio, Le Silenziose, Muse, Autori Resurrezioni, Essere autrici-essere curatrici; ha curato il convegno Bambini in rima, Atti (su Alfabeta, 1988) e successive dispense per la Fabbri). Fra i più recenti convegni: Coppie del ’900 in poesia (Palatina, Parma 2018). Collabora a Book City. Tra i Premi: Cittadella, Alghero Donna, Città S. Vito, Contini, Alda Merini, Pontedilegno, Città di Como, Europa in versi, cinquina Viareggio. Tra le antologie, figura in: Braci, a cura di Arnaldo Colasanti (Bompiani, 2020); La Poesia italiana degli anni Ottanta, a cura di Sabrina Stroppa, UNITO, Pensa Ed. È inclusa nella Poetry Sound Library, curata da Giovanna Iorio. Collabora alla L.u.d., alla S.I.L., alla rubrica Poeti critici, Università Aix Marseille. Redattrice di Menabò, fa parte della Giuria Premio Terra d’ulivi “Riconoscere una storia”. Cura laboratori di lingua italiana a Lettere, Univ. agli Studi di Milano, dal 1992.