Maria Grazia Galatà
Khamsin (frammenti di scrittura)
Marco Saya Edizioni, 2021
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Poesia epifanica, figlia dell’immagine e messaggera della parola, che riesce a “dare spazio, via via, all’affioramento dell’essenza in un motto, in un gemito, in un sospiro, in un richiamo e, ancora, in eco oltremodo sonoro, lampante” (come osserva Gian Ruggero Manzoni nella sua interessante nota introduttiva). Maria Grazia Galatà – poeta e fotografa, artista poliedrica dal lungo curriculum – ha scelto per questa raccolta il nome di un vento nordafricano, il Khamsin, che soffia lungamente, con terribile costanza, sfidando natura e scrittura – Dammi più lento il tuo respiro/ ch’io possa rasserenarmi del ritorno/ tanto il mondo sarà sempre così/ sopraggiunto a questo vento ingannevole... L’autrice, invero, riesce a mantenere un grande controllo sul verso; sa ascoltare, vedere e restituire anche il momento dell’abbandono:
5
do lo sguardo alla notte
sulla riva di un fiume lento
cammino a filo ascoltando
quello che resta di Schubert
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e m’abbandono
a questo istante liturgico
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Talvolta compare l’azzardo e l’ossimoro, come quando ho lasciato che accadesse una piccola luce o si ipotizza un calcolo di immaginazione/ perpetua; ma è la nuda realtà a chiedere udienza, che ha disperato bisogno di una parola che la fermi – l’orgoglio non basta / a decifrare una sola carezza e questo andare /e tornare ci fa scomparire. La raccolta si sviluppa in un crescendo toccante, dove ci troviamo sempre a un passo dal ricordo vivido o dal suo svanire: tieni fermo questo vento e le stelle tutte/ il silenzio è pensiero nell’abisso. Voglio chiudere questa nota citando l’ultimo verso del libro – la forza divina del tempo – non solo perché infonde fiducia ma perché – assieme all’emblema del vento – lo racchiude e lo condensa.
Antonio Fiori
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28
Milano è mia madre con gli occhi di un ultimo atto
pagina dopo pagina le catene del giorno
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Milano è a capo d’ogni tempo rimasto
la mano fredda in una mattina gelida
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mentre guardo lontano mi rimbocchi la coperta
del senno di ieri
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34
c’è un punto fermo – la radice che
accoglie quando il sole ingoia un lento
lamento – e qualcosa di ignoto in un
brivido di vento
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Maria Grazia Galatà nasce a Palermo negli anni Cinquanta, ma da molto tempo vive e opera come fotografa a Mestre. Ha partecipato al concorso internazionale di poesia e narrativa “All’ombra degli Etruschi” a Pisa, posizionandosi fra i primi posti con una silloge inedita; i suoi testi e le sue immagini fotografiche sono presenti in numerosi siti web e cataloghi d’arte internazionali. La sua raccolta poetica Quintessenza (Marco Saya Edizioni, 2018) è stata segnalata al “Premio Lorenzo Montano 2018”.
Sito personale
https://www.mariagraziagalata.it/about