Lorenzo Babini — Inediti

 

Lorenzo Babini è nato nel 1990 a Ravenna ma vive e lavora a Milano. Ha tradotto L’inferno del bibliofilo di C. Asselineau (La Vita Felice, 2014), curato la voce “Neovanguardia” per il Dizionario Biblico della Letteratura Italiana (IPL, 2018) e collaborato con blog e riviste. Nel 2016 è uscita la sua prima raccolta di poesie: Santa Ricchezza (Premio Opera Prima Città di Como e Premio Solstizio) per CartaCanta editore. Nel 2018 il poemetto La Camera di Arnaut (Premio Fiumicino 2017 nella sezione inediti) è stato pubblicato da Luigia Sorrentino in plaquette fuori commercio. Altri testi sono apparsi su antologie e riviste (con introduzioni di Isabella Leardini, Giancarlo Pontiggia, Milo De Angelis). Nel 2024 è uscita per Moretti & Vitali l’ultima raccolta, intitolata Stanze: sogni, nebbia, avventure (Secondo Classificato Premio InediTO 2023 e Città di Como 2024).

 

 

 

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Il percettrone di Rosenblatt *

 

“Amare, sperare, disperare” scriveva Rosenblatt
di cosa sarebbe rimasto all’uomo, mentre costruiva
con fibre e sensori la prima rete neurale artificiale.

Pensavo oggi, tra le connessioni sterminate
delle nuove reti, o sfiorando con la mente i cerchi,
i labirinti, le indefinite costellazioni incise sulla roccia
nei millenni, che pace non trovo
con quel poco di amore, speranza e disperazione
o se finire come Rosenblatt, sconfitto dalla logica:

un lupo maschio è sempre aggressivo, due lupi maschi
non lo sono mai; sì, è molto semplice, disgiunzione
esclusiva, vero più vero restituisce falso.
Ma può essere visto anche in altro modo: c’era ed è vero,
non c’è più, è ancora vero. Non può quindi
essere stato e non essere, questo è falso.
Il tempo è una variabile da non considerare.

E rimane sospeso, il percettrone disperso, discollegato,
sepolto in uno strato nascosto, ma presente,
slegato dalle reti complesse
di questo nostro inaspettato futuro
ora che ci girano intorno i cerchi,
i labirinti, le reti, le indefinite costellazioni.

 

 

 

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Il cognitrone di Fukushima **

 

Molto più vicino di quanto immagini
scomponendole tra retina e cervello in cellule
semplici e complesse, le immagini, nei più intimi tratti
fino a perderne i contorni, architettura di sguardi,
e ingrandendo ogni cellula in una più ampia
visione, fino alle più astratte geometrie della mente,
dove si sfiorano atti minimi e strutture,
le più esatte connessioni, un ricordo di nascita e di sogno
da cui emerge un volto, prefigurato, premeditato, predestinato,
inciso sulle rocce come nelle grandi volte dei maestri,
forse impresso nella corteccia di noi vertebrati
con qualcosa che ci somiglia e che pur ignoriamo
da quando uscimmo da chissà che plancton, o brodo
primordiale, se come duri agglomerati, o anfibi,
o come astrusi pesci.

 

 

 

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Gli astronauti e il dio bambino ***

 

Complesse questioni esistenziali
si agitano sopra di te…

e d’un tratto ti assalgono
in uno stato simile al sonno
scene antiche, dimenticate,
dissepolte dalla visione,
globi brillanti sospesi nell’aria,
le porte stellari, l’immobile lotta
degli astronauti, il dio bambino
fasciato, tra i cerchi, da millenni
nel buio a vegliare nei profondissimi strati,
a imprimere moto ai dischi solari.

 

 

 

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Note dell’autore

 

* Lo psicologo Frank Rosenblatt costruì, alla fine degli anni ’50, la prima rete neurale artificiale, con il nome di percettrone. Il suo lavoro rientrava in una non ben definita area disciplinare conosciuta come cibernetica o, più avanti, come neurocalcolo, all’epoca ben distinta dall’altrettanto pionieristica Intelligenza Artificiale. Alcuni padri dell’IA, matematici, logicisti e informatici, ebbero buon gioco a demolire le teorie e gli esperimenti di Rosenblatt, il quale, morto prematuramente nel giorno del suo quarantatreesimo compleanno, non avrebbe mai immaginato che il percettrone si sarebbe poi rivelato la base fondativa di ciò che noi oggi chiamiamo IA.

 

** Le invenzioni dell’informatico giapponese Kunihiko Fukushima hanno portato allo sviluppo delle reti neurali di riconoscimento visivo (oggetti, scrittura, volti, onde sonore ecc.), poi note come reti neurali convoluzionali. Il costante e preciso riferimento ai più aggiornati studi sulla corteccia visiva dei vertebrati è tipico del lavoro di Fukushima, che ha sempre cercato nella biologia animale ispirazione e confronto per il proprio modello artificiale, battezzato prima “cognitrone” (1975) e poi, a seguito di migliorative modifiche, “neocognitrone” (1980).

 

*** Le più enigmatiche incisioni rupestri della Valcamonica ci respingono e ci attraggono, come qualcosa che ci riguarda nel profondo ma di cui forse abbiamo imparato a stare lontano, dimenticandone il motivo. Quello che le tecnologie del presente e del futuro ora ci prefigurano, alcune scene comparse sulla roccia diversi millenni fa sembrano ricordarlo. Il riferimento va, in particolare, alle due figure antropomorfe note come “astronauti” e al gruppo di incisioni conosciuto come “idolo di Sonico”, altrimenti detto “Coren delle Fate”.

 

 

 

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© Fotografia di proprietà dell’autore.