“Le anime di Marco Polo” – Giancarlo Barone (Book, 2015) – Lettura di Andrea Fallani
“Le anime di Marco Polo” (Giancarlo Baroni, Book 2015) Lettura di Andrea Fallani
I viaggi dell’uomo europeo
Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi. (Marcel Proust)
Il viaggio verso luoghi lontani, l’esplorazione dell’ignoto e la ricerca di nuovi mondi si sono ritagliati uno spazio importante all’interno della storia della cultura occidentale. Moltissimi sono stati gli intellettuali, poeti e filosofi che hanno contribuito alla cosiddetta letteratura odeporica; a questo filone appartiene anche Le anime di Marco Polo (Book Editore, 2015) di Giancarlo Baroni. Come si intuisce già dal titolo, il tema principale della raccolta di poesie è appunto il viaggio, scrutato da diversi punti di vista: nelle prime sezioni sono i grandi esploratori del passato a parlare delle loro scoperte, delle meraviglie che hanno incontrato, delle disillusioni; nelle ultime è invece il poeta a prendere con decisione la parola, ripercorrendo i luoghi dei propri viaggi, veri o immaginari che siano.
Una lettura che però facesse delle Anime di Marco Polo un inno o un’apologia dell’uomo europeo, del suo spirito d’avventura e di conquista, cadrebbe in errore: in molte liriche si affacciano infatti le voci degli sconfitti, delle culture estinte dalla nostra, dei massacri che per secoli l’uomo occidentale ha perpetrato in giro per il mondo. Il viaggio, la partenza verso nuovi mondi assume quindi un duplice significato, che sembra insito nell’etimologia stessa della parola: partire deriva dal latino pars, partis col significato di parte, frazione, contenendo quindi un senso profondo di separazione, distacco e persino morte (da cui il termine “dipartita”); e allo stesso tempo dalla stessa radice deriva il verbo latino parere, “partorire”. Una opposizione di significati simile può essere rintracciata anche in altre lingue europee: si pensi all’inglese travel, che conserva un qualcosa di relativo alla sofferenza (il tripalium era uno strumento di tortura) e che in italiano potrebbe essere reso anche con “travaglio”.
La raccolta di Giancarlo Baroni deve quindi essere letta tenendo sempre ben presente questo bi-frontismo, questo controcanto all’esaltazione dei più grandi avventurieri di tutti i tempi. Se quindi il viaggio di Cristoforo Colombo sembra quasi l’attuazione di una volontà divina («Ho attraversato l’Atlantico portando / Cristo sulle mie spalle. Misericordia / gridavano durante le tempeste / senza accorgersi che era fra di noi / il Salvatore. Come saremmo arrivati / altrimenti sin qua / dove comincia un paradiso in terra?»), incoerente ed ipocrita appare la ferocia dei conquistadores («Basta rovine / con le pietre del tempio innalziamo / la prima cattedrale» e «Quanto orrore commesso falsamente / nel nome del Signore»).
Le anime di Marco Polo guarda al diverso, all’Altro da una prospettiva dichiaratamente occidentale, in quanto la cultura d’appartenenza del poeta non viene mai rifiutata ma anzi valorizzata proprio alla luce dell’incontro con il nuovo e l’estraneo. La penultima sezione Le città dei santi, nella quale ogni poesia viene dedicata ad una città diversa e al rispettivo patrono, può essere letta come excursus volto all’esaltazione delle differenze, delle peculiarità che esistono anche a poca distanza da noi. L’importante di un viaggio non è quindi la lontananza o l’esoticità della metà, ma lo spirito con il quale si affronta: ognuno può decidere di essere un conquistador, sprezzante e irrispettoso, profondamente falso e ipocrita («Come dei lupi sbranano / le spade al posto del Vangelo»), oppure un esploratore attento e rispettoso della diversità, come Charles Darwin («Più vicino al mistero dei misteri? / Specie diverse di fringuelli / una specie per isola / un becco per uccello…osserva / affinità e differenze, poi / ci ragiona con calma»). Proprio quest’ultimo viene indicato implicitamente come il viaggiatore perfetto che osserva le affinità e le differenze e solo a mente fredda, dopo un attento ragionamento arriva a formulare un giudizio.
Poco importa se l’incontro col diverso avviene solo a livello mentale, nell’immaginazione del poeta, l’atteggiamento da tenersi rimane lo stesso, come appare dall’ultima sezione Paesi reali luoghi immaginari. La scrittura si configura come mezzo di viaggio, capace di trasportare il poeta in luoghi lontani nel tempo e nello spazio: in questo modo, alla maniera di Salgari, che ad una straordinaria fantasia coniugava una vita bloccata nella routine quotidiana, è possibile scoprire ed inventare nuovi mondi. La scelta di Baroni cade spesso sui momenti storici nei quali il mondo occidentale ha dato una pessima prova di sé come in Berlino 1961; Hiroshima 1945:
1 Mi avvicino alla finestra affacciata sul parco al posto dei rami una parete di mattoni impedisce al cielo di entrare mi soffoca la vista.
2
La foglia recisa dal ramo mi penetra nella carne un lampo incendia questo giardino e incenerisce il mio corpo
Quelli delle Anime di Marco Polo sono, in conclusione, viaggi nel tempo, su un asse diacronico, volti alla scoperta o riscoperta di inediti punti di vista sugli eventi e i personaggi storici. L’indagine arriva a prendere in considerazione fatti lontanissimi da noi, tanto da chiudersi all’insegna di una poesia in cui gli homo erectus vengono messi in scena, A Isernia la Pineta, caricando l’intera raccolta di un’eco dell’Uomo del mio tempo quasimodiano e facendo quindi emergere il sospetto che noi uomini sapiens sapiens abbiamo ancora molti tratti in comune con i nostri antichi progenitori:
Scheggiate la pietra per renderla
aguzza come artigli
i margini diventano taglienti
nella savana vi temono
bisonti rinoceronti persino gli elefanti.
Trascinate le prede fino all’accampamento,
ai bordi del torrente riparati dagli alberi
vi aspettano le donne coi bambini.
Con questa conclusione il poeta sembra voler suggerire che ancora oggi l’evolutissimo uomo europeo, che ha esplorato e colonizzato tutto il mondo, che ha piegato la natura al proprio intelletto e conquistato il vertice della catena alimentare, non è, in fondo, tanto diverso dai primi ominidi apparsi sulla Terra. Nella storia dell’umanità allora l’unica evoluzione possibile è quella individuale, di particolari anime, come quella di Marco Polo, capaci di mettere da parte pregiudizi e luoghi comuni e partire alla scoperta dell’Altro.
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