Mirella Crapanzano
La fragilità del bruco
Macabor, 2020
pp.64, euro 12,00
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Senza punteggiatura e senza maiuscole, la poesia di Mirella Crapanzano ci circonda lentamente e alla fine, pian piano, si insinua e convince. C’è un tentativo continuo del poeta di liberarsi di pesi e tensioni, d’entrare più leggeri possibile nel flusso della natura e delle visioni < di un mondo che caparbiamente bussa/ per farsi ascoltare >. In molti testi all’improvviso compare l’amore e l’incontro con l’altro; in < abitarmi > addirittura s’aggiungono al corpo altri arti animaleschi – coda, antenne ed ali – < per esplorare l’altro >, per arrivare a un bacio < e ricomporre spazi che la paura/ ha seminato e riappropriarsi della vita >; oppure troviamo < i miei amori in bilico tra lampi/ e visioni che indossano/ i vestiti buoni della festa >. Ma la leggerezza raggiunta non dura per sempre: una poesia, ad esempio, ha per titolo < esisto in storie immaginarie > ma si risolve malinconicamente in < una nostalgia indicibile >.
Una delle peculiarità di questa lingua poetica sono le scelte verbali: < il cielo recita i suoi confini di paca >, < il libeccio allegra i canovacci di lino >, < tramonto che allaga la sera >, < il mare che assale la battigia di risate >, che aggiungono ai testi un ulteriore elemento evocativo, apportando improvvisamente, per qualche istante, altre visioni e altri significati. C’è poi la poesia che riflette su se stessa – come accade, esplicitamente, in < impronte di poesia > – e la poesia dedicata, come le poesie intitolate < angela > e < amalia >. Una poesia che riesce a cogliere sonorità e visioni in genere inavvertite, non per una ricerca egoistica di tranquillità ma per recuperare, attraverso la natura e i sensi, quanto di più umano rischiamo di perdere.
Dopo la lettura possiamo ora far nostre le parole di Franca Alaimo, che definisce questa poesia < iter iniziatico…verso quel mistero indicibile dell’essere attraverso le porte sensoriali e le epifanie dell’immaginazione >. Ed ancora, dalla sua attenta prefazione: < La fragilità del bruco, sebbene alluda alla transitorietà delle forme, in realtà celebra l’eterno divenire delle cose…Da questa lettura si esce col cuore mutato, perché, come scrive lei, “l’inatteso si coglie al passaggio/ dell’ignoto al riverbero di un sogno”>.
Antonio Fiori
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ogni cosa avviene
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è una sera rossa dai petali accesi
che sgrana lentamente le sue ore
una sera di maggio senza fretta
in contrasto col vociare dei bambini
che si rincorrono in giardino
col verde impettito all’arrivo della pioggia
una danza ipnotica che scorre sulle punte
ruota come i dervisci spiega l’amore
che Dostoevskij scrive – quell’intreccio
di sguardi inaspettato tra te e un altro
assolutamente estraneo dove non
servono parole
è una sera che non si ripete
dove appaiono graffiti colorati
sui vecchi muri abbandonati del
quartiere dove finisce il limite e ogni
cosa avviene così semplicemente
sotto la magnolia sostiene la mia casa
così respiro scrivo imparo l’equilibrio
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esisto in storie immaginarie
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guardo le statue tremolanti nell’afa
d’agosto hanno un odore d’edera
come le infossature di certe sedie
lasciate ad oziare sole in penombra
davanti le persiane semichiuse
sprigionano odori che si attaccano
ai ricordi da cui fuggire lontano
è qui che torno nelle stanze dove
esisto in storie immaginarie
in infinite esistenze possibili nella
mappatura incerta del tempo
diverse e uguali dove tutto mi appare
di una nostalgia indicibile
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Mirella Crapanzano, agrigentina innestata in una verde valle del Canavese, in Piemonte, da tempo si occupa di poesia, arti pittoriche e visive. Ha pubblicato nel 2014 con Lietocolle, Le stanze del fiore nero e, nel 2016, la silloge Terracqua con Terra d’ulivi edizioni, con la quale ha vinto il primo premio Castello di Prata Sannita L’iguana 2017, dedicato a Maria Ortese, per la poesia edita. Nel 2018, dopo essersi classificata seconda al Premio Carrera, pubblica il poemetto Il Labirinto con Il Convivio editore. Sue poesie sono presenti in diverse antologie edite da case editrici, su numerose riviste e blog online.