Janet Frame – da “Parleranno le tempeste” (traduzione di E. Bello e F. Benocci)
Janet Frame(Dunedin 1924–2004), è stata una tra le più importanti scrittrici neozelandesi, candidata per due volte al Premio Nobel per la letteratura.Nel 1990 esce nelle sale il film “Un angelo alla mia tavola”, per la regia di Jane Campion, tratto dall’omonimo libro della Frame. La pellicola ha ricevuto il Leone d’argento alla 47ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Oltre a Un angelo alla mia tavola, sono stati pubblicati in italiano i romanzi Gridano i gufi, Volti nell’acqua e Verso un’altra estate.
Candidata due volte al premio Nobel, l’ultima nel 2003, la scrittrice neozelandese Janet Frame è soprattutto nota per il film di Jane Campion Un angelo alla mia tavola tratto dalla biografia omonima. Nata in una famiglia indigente riesce a diplomarsi come insegnante ma è successivamente bollata come non “normale” e non idonea all’insegnamento. Diagnosticata schizofrenica, viene internata per otto anni in manicomio dove è sottoposta a 200 elettro-shock e minacciata di lobotomia. A darle forza e libertà sarà la scrittura ed i riconoscimenti che il mondo letterario inizia a tributarle arrivando ad essere tradotta in tutto il mondo. Non così per le sue poesie, amatissime ma raramente tradotte. Parleranno le tempesteè la prima antologia a vedere la luce in lingua italiana e unisce i due libri che l’autrice ha pubblicato di cui uno – su imposizione dell’autrice – apparso dopo la sua morte. Poesia come testamento di vita, di ironia e dolore, di immaginazione, empatia e saggezza.
Janet Frame da Parleranno le tempeste traduzione dall’inglese di Eleonora Bello e Francesca Benocci
anteprima editoriale della raccolta in uscita per Gabriele Capelli Editore Parleranno le tempeste è la prima raccolta di poesia di Janet Frame a essere tradotta in Italiano. Nel mondo ne esistono solo altre due, in Messico e Svezia. Traduzione e cura di Eleonora Bello e Francesca Benocci Prefazione di Pamela Gordon (Janet Frame Literary Trust)
Un proposito
Le persone, scaldate fino alla fragilità e immerse in acqua fredda, si spaccano. Non sorriderò più. Latte, panni, spazzatura. Persone gentili, sorrisi gentili. Non c’è tempo per questo pasto lento del tardo pomeriggio. Latte, panni, spazzatura. Sì, sì grazie, non sorriderò più. Sono venuta qui per scrivere storie e poesie, non a peparare il croccante. Arriva il buio, col sole ormai calato su latte, panni, spazzatura.
Non sorriderò più. Sono venuta qui per scrivere. Severa, immersa, sana di mente, rimesterò le sillabe nella padella in dotazione; dormirò sul materasso a molle, girerò la chiave, pagherò l’affitto, stenderò protezioni di giornale, spazzolerò la moquette da spazzolare, ma sarò torva, niente sorrisi, mai più, mai più, (latte, panni, spazzatura) mentre scrivo le mie storie laggiù laggiù nelle grotte di pietra del loro fondale.
Canto
Provati estate primavera autunno inverno, datemi il grande freddo per sempre, ghiaccioli su tetti muri finestre il sogno marmoreo perpetuo integrale di un mondo e di persone ghiacciati nella più nera delle notti, così nera da non riuscire a distinguere il sogno perpetuo integrale marmoreo.
Gli occhi ciechi sono ora padroni di sé.
Janet Frame
(Dunedin 1924–2004), è stata una tra le più importanti scrittrici neozelandesi, candidata per due volte al Premio Nobel per la letteratura.Nel 1990 esce nelle sale il film “Un angelo alla mia tavola”, per la regia di Jane Campion, tratto dall’omonimo libro della Frame. La pellicola ha ricevuto il Leone d’argento alla 47ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Oltre a Un angelo alla mia tavola, sono stati pubblicati in italiano i romanzi Gridano i gufi, Volti nell’acqua e Verso un’altra estate.
Candidata due volte al premio Nobel, l’ultima nel 2003, la scrittrice neozelandese Janet Frame è soprattutto nota per il film di Jane Campion Un angelo alla mia tavola tratto dalla biografia omonima. Nata in una famiglia indigente riesce a diplomarsi come insegnante ma è successivamente bollata come non “normale” e non idonea all’insegnamento. Diagnosticata schizofrenica, viene internata per otto anni in manicomio dove è sottoposta a 200 elettro-shock e minacciata di lobotomia. A darle forza e libertà sarà la scrittura ed i riconoscimenti che il mondo letterario inizia a tributarle arrivando ad essere tradotta in tutto il mondo. Non così per le sue poesie, amatissime ma raramente tradotte. Parleranno le tempesteè la prima antologia a vedere la luce in lingua italiana e unisce i due libri che l’autrice ha pubblicato di cui uno – su imposizione dell’autrice – apparso dopo la sua morte. Poesia come testamento di vita, di ironia e dolore, di immaginazione, empatia e saggezza.
Fotografia dell’autrice di Fotografia di John Money
Eleonora Bello (1985) ha conseguito una laurea triennale in Lingue e Letterature straniere presso l’Università degli Studi di Milano dove ottiene anche il Master di primo livello PROMOITALS (Didattica dell’Italiano come lingua seconda e straniera). Successivamente ottiene il Master di secondo livello all’Université de Franche-Comté (Besançon, Francia) in Letteratura e Cultura Italiana. Ha insegnato italiano come lingua straniera a Milano, Città del Messico e Besançon.
Francesca Benocci. Nata a Sinalunga, in provincia di Siena, il 17 maggio 1985. Dopo infinite peripezie geografiche e un corso di studi in medicina messo prematuramente da parte, approda alla facoltà di Lettere e Filosofia di Siena. Si iscrive al corso di laurea in “Lingue, letterature e culture straniere” laureandosi nel 2010 in inglese e russo. Scrive una tesi che ha come oggetto la “comparazione” tra due traduzioni italiane di uno stesso testo in inglese. Ha completato, sempre presso l’Università di Siena, un master in traduzione ed editing di testi letterari e ho iniziato un dottorato in Translation Studies alla Victoria University of Wellington, in Nuova Zelanda.
Canto
Provati estate primavera autunno inverno,
datemi il grande freddo per sempre,
ghiaccioli su tetti muri finestre il sogno
marmoreo perpetuo integrale di un mondo e di persone ghiacciati
nella più nera delle notti, così nera da non riuscire a distinguere
il sogno perpetuo integrale marmoreo.
Gli occhi ciechi sono ora padroni di sé.
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