Irina Mikhailovna Kosikh – inediti (traduzione di Vittorio Biagini)

Irina Mikhailovna KosikhIrina Mikhailovna Kosikh (????? ?????????? ?????) è nata nel 1976 nel villaggio di Aleksandrovka (regione di Tambov), è una delle voci più interessanti della giovane poesia russa. Ha studiato letteratura a Mosca, presso l’Università Lomonosov e poi presso l’Istituto superiore Maxim Gorki. Scrive sia poesia sia narrativa. Suoi testi sono apparsi su riviste letterarie e antologie russe (tra cui “Nash Sovremennik”, “Volga”, “Ural”, “Sibirskie Ogni”) e straniere. Vive a Tambov dove lavora come insegnante.

 

Irina Mikhailovna Kosikh
Tre inediti
traduzione dal russo di Vittorio Biagini

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   Il sole sorgerà

   Venivo a visitarlo
   all’incirca una volta al mese. O forse più di rado.
   Portavo con me libri e sigarette.
   «Senza – scherzava – sono il corpo d’uno spettro».
   Uscivamo in un cortiletto dell’ospedale
   già scorticato dall’autunno precoce.
   Tra le foglie si agitavano uccelli inquieti,
   l’aria odorava di maturità e appassimento.
   Io promettevo saluti a qualcuno,
   facevo progetti, ridevo di qualcosa…
   Lui non mi dava mai consigli,
   guardava solamente, serio e strano.
   Tutti dicevano: ci vorrà molto tempo.
   Molto tempo – è quando non c’è fretta di niente,
   la vita intera –un albero di Natale–
   è sempre ancora da essere, la morte è una favola.
   Il secolo volgeva alla fine, veniva un anno nuovo,
   sono passata un momento a trovarlo.
   È stato contento di vedermi: taceva, sorrideva,
   e al commiato m’ha detto «Ci vediamo dopo…»

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   Solovki
 
   Là il cielo è basso, il cielo vicino
   scorre come un velo nuziale
   e come un elenco commemorativo
   e come un mantello d’ermellino.
   Là la spessa ovatta delle nubi
   s’imbeve mestamente dell’umida foresta.
   Là anche un moscerino è colpevole,
   là il lupo non ulula, il cane non abbaia.
   La resina, come il sangue, goccerà sulla terra,
   e il mare bruno la laverà,
   ma non avremo mai bende abbastanza
   per fermare il sanguinamento.

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   La voce dell’angelo è triste, quieta.
   Essa penetra, come la neve e la luce,
   il pensiero che si è rotto in un grido,
   la vita rovesciata in un fossato.

   Fruscerà dentro, improvvisa, pudica,
   toccherà col suo fresco la fronte
   sì che lo stolto dalla bocca secca
   ricorderà com’è il gusto dell’acqua.


Le traduzioni sono di Vittorio Biagini riviste da Valentina Rossi, Giusy La Rocca, Tiziana Ferrua.

Vittorio Biagini vive a Firenze, dove da molti anni svolge la sua attività entro il gruppo di filosofia e letteratura Quinto Alto. Dal 2001 al 2008, insieme con Andrea Sirotti, ha curato il progetto di promozione della poesia giovanile “Nodo Sottile”, con le relative pubblicazioni presso Cadmo (2001), Crocetti (2002, 2004, 2005) e Le Lettere (2008). Ha fondato e coordina il festival internazionale di poesia “Voci lontane, voci sorelle”, giunto quest’anno alla sua quindicesima edizione. Inoltre, dal 2009, conduce, in collaborazione con la Biblioteca delle Oblate, il programma annuale di promozione della lettura della poesia “Perché poeti in tempo di povertà?”.

 

Fotografia dell’autrice di Igor Shelaputin