ATTRAVERSARE
Insieme siamo partiti
per la Francia sul Kairouan
Kader aveva già preso quella nave ma
era stato per la colonia estiva
e cosa non raccontò di Pradel
agitando il coltellino multilama
Che idea bizzarra chiamare Kairouan
una barca e insistere Tassili Hoggar Tipaza
Scongiurare con la sabbia e la roccia
l’umidità bianco-azzurra della riva abitata
*
In fondo il passato conta poco
sotto pressione
Volteggio di foglie secche
i noccioli d’albicocca stretti gelosamente
la fontana affollata all’apertura
e il miele che scorre ad ogni sorso
Non riesco a ricordare
*
I porti sono chiusi a chi passeggia
potenziali clandestini
Arlecchini
la minima privazione li spinge al
salto dell’angelo
Attraversare per il piacere sottile di sorbire
una birra di marca sulla terrazza anonima
e animata del bar-tabacchi-PMU
Le Nemrod o Le Terminus
[…]
Amnesia di straniero
si inserisce incrostata nell’assenza
l’esilio è una poltrona in similpelle
è una parola che non ha mai visto la luce
mutilazione rituale
una differenza atavica
un disagio
una trasmissione del pensiero
un modulo indolore
poi
ciò che mai per distrazione hai considerato
(preoccupato di avere là una casa)
ti cade addosso
Diluvio
*
Il mare amoreggia ma non è tenero
ti provoca a mezzanotte in punto quando
la luna gioca al cerchio nei drappeggi sporchi
Salutare e mortale
sa farsi marmo per cedere il passo
[…]
Abbiamo preso un taxi fino alla Gare Saint-Charles.
due braccianti, originari di La Stidia,
ci accompagnavano,
il che era utile per dividersi i costi.
Al risveglio, arrivavamo a Parigi.
Lo scompartimento era acre di vomito.
Nel corridoio, il controllore gridava a squarciagola: «Gare de Lyon!»
Ho chiesto: «Parigi?»
«Sì, è la Gare de Lyon!»
Non capivo.
*
Non c’erano castelli in Place de la Bastille!
Ho rifiutato di salire sulla torre.
Non mi fidavo del Genio fumoso.
[…]
In estate il mare è per nuotare
giusto ritorno alle libagioni
qualcuno si accampa selvaggiamente
i desideri adunchi intrecciati e la marmaglia
su una spiaggia inquinata
dimenticando o fingendo di ignorare
gli avvertimenti ancestrali
Dove concepire il più bell’ordine del mondo
[…]
Albert non usciva dalla stanza da quando era tornato dal servizio militare in Algeria. Non parlava con nessuno e si nascondeva se bussavano alla porta.
Charles andava meno bene di me a scuola.
La casa era pulita. Profumava di cannella.
Che impostura la tradizione orale!
Cattura i colori spontanei di un’infanzia nei suoi riflessi spiumati.
Accredita senza vergogna i pidocchi sul corpo sul cranio.
Insidiosamente orienta lo sguardo all’ombelico.
Annoda stracci sgargianti a sogni folli, carrubi all’abbandono.
Inculca il mistero della razza, oh meschina!
*
Il mare. Come è diventato così, il mare?
Riflesso
e separano le parole scandite nell’innocenza di un mattino.
*
Ma arriva il momento in cui poeti insieme
in pieno giorno e senza artificio
riesumeranno mandragore con la baionetta
(l’immagine diventa banale con lo stato di assedio, il coprifuoco e gli attentati).
La libertà di rappresentare pubblicamente ciò che sconvolge l’essere acquista significato.
Le vetrine volano in frantumi.
Non c’è molto da vendere qui.
Questo modifica dei dati?
[…]
Resto ancora
sorpreso che una semplice nuvola trascini
la città deserto consacrato nella memoria
una pietra bianca
ferma
ti abbraccio mare abbagliato alla fine del viaggio
[…]
Inflazione…
salute bisogna prendersi cura della buona salute
i bambini sono già cresciuti
e altri stanno crescendo a dismisura
nervosi
affollano le strade dove non c’è più posto
ci sono i ritorni d’Afghanistan
quelli che sognano una nave per l’Australia
e Baghdad sotto le bombe
il mare si vela di nero
Miseria in attesa sull’albero di pero
le parabole sono vuote
O le belle promesse di un tempo
i vostri piani sono menzogne
*
Non devi credere…
la mia tribù che niente più tocca non cessa
nonostante le successive siccità e un uragano di fuoco
di vantarsi dei sotterfugi degli amanti
di descrivere senza posa le frontiere che traversa…
*
Il mare stesso
abita una conchiglia ospita una bestia
belva nel racconto
* * *
TRAVERSER
Nous sommes partis ensemble
en France sur le Kairouan
Kader avait pris le même paquebot mais
c’était la colonie de vacances
et ce qu’il ne raconta pas sur Pradel
agitant son canif multi-lames
Quelle idée saugrenue d’appeler Kairouan
Un bateau et persister Tassili Hoggar Tipaza
Conjurer par le sable et la rocaille
la moiteur bleue blanche du rivage habité
*
Au fond jadis importe peu
sous pression
Voltiges des feuilles caduques
les noyaux d’abricot jalousement serrés
la fontaine encombrée à l’heure d’ouverture
et les coulées de miel à chaque régalade
Je ne me souviens plus très bien
*
Les ports sont bouclés aux promeneurs
Des clandestins potentiels
Arlequins
La moindre pénurie les pousse à faire
le saut de l’ange
Traverser pour le plaisir mince de déguster
Une bière de marque à la terrasse anonyme
Et frétillante du bar-tabac-PMU
Le Nemrod ou Le Terminus
[…]
Étranger en amnésie
en insertion incrustée dans l’absence
l’exil est un fauteuil en similcuir
c’est une parole qui n’a jamais vu le jour
mutilation rituelle
la différence atavique
une gêne
une transmission de pensée
une fiche indolore
puis
tout ce que tu n’as jamais envisagé dans ta distraction
(préoccupé d’avoir une maison là-bas)
te tombe dessus
Déluge
*
La mer câline mais elle n’est pas tendre
c’est une allumeuse à minuit précis quand
la lune joue au cerceau dans ses plis sales
Salutaire et mortelle
elle sait être de marbre pour céder le passage
[…]
On a pris un taxi jusqu’à la gare Saint-Charles.
Deux travailleurs agricoles, originaires de La Stidia,
nous avaient accompagnés
ce qui était pratique pour se partager les frais.
Du train c’était comme si on traversait la région de Mostaganem.
L’enfance a la vue leste
La longue-vue qui permet l’initiative de l’abordage.
Au réveil, nous étions arrivés à Paris.
Le compartiment était âcre à vomir.
Dans le couloir, le contrôleur criait à tue-tête: « Gare de Lyon! »
Je demandais: « Paris? »
« Oui, c’est la Gare de Lyon! »
Je ne comprenais pas.
*
Il n’y avait pas de château place de la Bastille!
J’ai refusé de monter sur la tour.
Le génie enfumé ne m’inspirait pas confiance.
[…]
L’été la mer sert à nager
juste retour aux libations
des gens campent sauvagement
leurs envies crochues mêlées et la marmaille
sur une plage polluée
oublieux ou faisant semblant d’ignorer
les mises en garde ancestrales
Où concevoir le plus bel ordre du monde
[…]
Albert ne quittait pas sa chambre depuis qu’il était revenu de son service militaire en Algérie. Il ne parlait à personne et se cachait dès que l’on frappait à la porte.
Charles travaillait moins bien que moi au lycée.
La maison était propre. Embaumait la cannelle.
Quelle imposture la tradition orale!
Elle captive les couleurs spontanées d’une enfance dans des reflet déplumés.
Elle accrédite sans vergogne les poux sur les corps et le crâne.
Elle oriente insidieusement l’œil sur le nombril.
Elle noue des chiffons criards aux rêves fous, caroubiers à l’abandon.
Elle inculque le mystère de la race, ô étroite!
*
La mer. Comment est-elle devenue ainsi la mer?
Moire
et les mots séparent colportés dans l’innocence d’un matin.
*
Mais vient le moment où des poètes ensemble
en plein jour et sans artifice
déterreront des mandragores à la baïonnette
(l’image devient triviale avec l’état de siège, le couvre-feu et les attentats).
La liberté de représenter publiquement ce qui ébranle l’être prend un sens.
Les vitrines volent en éclats.
Il n’y a pas grand-chose à vendre ici.
Est-ce que ça change des données?
[…]
Je reste encore
étonné qu’un nuage ordinaire emporte
la cité désert consacré dans la mémoire
une pierre blanche
halte
je t’embrasse mer éblouie au bout du voyage
[…]
Inflation…
la santé il faut veiller à sa bonne santé
déjà les enfants ont grandi
et d’autres grandissent en surnombre
nerveux
piaffant dans les rues où il n’y a plus de place
il y a les retours d’Afghanistan
ceux qui rêvent d’un bateau pour l’Australie
et Bagdad sous les bombes
la mer se voile noire
Misère guette sur son poirier
les paraboles sont creuses
O les belles promises d’autrefois
vos plans sont archifaux
*
Il ne faut pas croire…
ma tribu que plus rien n’entame ne cesse
malgré les sécheresses successives et un ouragan de feu
de se vanter des subterfuges des amoureux
de décrire abondamment les douanes qu’elle traverse…
*
La mer elle
Habite un coquillage demeure une bête
Fauve dans le récit
* * *
Habib Tengour (1947) poeta, scrittore, sociologo e antropologo è nato a Mostaganem (Algeria) e nel 1959, per motivi politici, si è trasferito con la famiglia in Francia. Dopo gli studi e la laurea in sociologia, è tornato nel paese natale, chiamato a ricoprire la carica di direttore dell’Istituto di Scienze Sociali dell’Università, appena fondata, di Costantina. Attualmente, si divide l’Algeria e Parigi.
Tengour ha pubblicato una ventina di libri (poesia, racconti, teatro e saggistica) e le sue poesie sono tradotte in molte lingue. Premio Maghreb-Afrique Méditerranéenne, Premio Poesia Europeo Dante Alighieri e Laurentum Dante Alighieri, dirige la collana “Poèmes du monde” per l’editore algerino Apic. Tra le sue ultime pubblicazioni si ricordano: Traverser (Apic, 2016); Übers Meer (Schiler&Mücke, 2017), Le Tatar du Kremlin (Phi, 2018); Ta voix vit / Nous vivons (Apic, 2019, con disegni di Hamid Tibouchi). In Italia ha pubblicato: Odysséennes / Odissaiche (Puntoacapo, 2019, edizione bilingue, a cura di Fabio Scotto) e Lo stato delle cose (La Vita Felice, 2024, traduzione di Egi Volterrani).
Dal 13 al 19 agosto 2025, a Cerisy, Normandia, nella illustre cornice dei celebri Colloques, si terrà una settimana di studio sull’opera di Tengour dal titolo: Avec Habib Tengour, Penser les espaces littéraires et anthropologiques.
Mia Lecomte (Milano, 1966) è una poetessa e scrittrice italiana di origine francese che risiede in Svizzera. Le sue poesie, tradotte in diverse lingue, sono state pubblicate in Italia e all’estero in raccolte monografiche, riviste e antologie. Traduttrice, svolge attività critica e editoriale nell’ambito della letteratura transnazionale italofona. È redattrice e collaboratrice di periodici letterari italiani e internazionali ed è fondatrice e membro attivo della Compagnia delle poete, ensemble poetico-teatrale. Nel 2017, insieme ad altri critici e scrittori francesi e italiani, ha fondato a Parigi l’agenzia letteraria transnazionale Linguafranca, che cura l’omonimo blog collettivo di traduzione poetica per Il Fatto Quotidiano.