Giulio Mazzali, “La pratica del buio” (Pequod, 2024)

 

Dalla prefazione di Claudio Damiani

 

«Tra le tante citazioni in esergo a testi e sezioni di questo libro di Giulio Mazzali (che testimoniano come egli si ponga umilmente anche come lettore oltre che come poeta) una mi ha colpito sopra tutte, di Margherita Guidacci, grande poetessa trascurata e ostacolata nel suo tempo, perché controcorrente, ma ora rinascente (a cui Mazzali ha tra l’altro dedicato delle pagine molto acute): “Patria dell’uomo è l’uomo e noi siamo tutti in esilio”. Ovvero: se la patria dell’uomo è diventata soltanto l’uomo, siamo tutti lontani dalla patria, cioè in esilio.
Da qui parte Giulio, da questo esilio in cui siamo, da questa mancanza di luce e calore, che è ricordo di luce e calore, come una “rosa perduta nella notte”, che fa più male dell’arsura stessa del deserto che attraversiamo, eppure la portiamo dentro, e forse ci salva.
L’esilio di Mazzali non è quello di chi gira ramingo di qua e di là, lui sta fermo, e osserva, scruta nella natura, nel mondo, nel tempo, nei libri dei poeti. Non c’è più il deserto novecentesco, di Montale e dell’ultimo Caproni (che pur sono all’autore riferimenti costanti), davanti a lui c’è la natura, perché lui torna alla natura, perché tutti torniamo alla natura, ci dobbiamo tornare, siamo costretti a tornarci».

 

 

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Maledetta

Leggendo Jorge Luis Borges

 

quella bevuta prima
di entrare nel deserto –

perché a bruciare non è
l’arsura della sabbia,
ma la rosa che hai perduto
nel buio della notte.

 

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Da “Diario”

 

IX

 

             Tra macerie
gratto il rimasto.
È tempo di guerra,
ma il mandorlo
saluta i rami
scampati alla notte.

            Tutto è vivo –

annuncia speranza
l’ultimo fiore.

 

 

Verrà

 

A sgomentare non è ciò
che accade fuori, ma dentro,
nessuno vuole più cadere.

                                    Verrà
l’inciampo, il bianco
senza spighe della neve.

 

 

Anelli

Accade ad ogni istante
che il cerchio si propaghi.

Anello dopo anello
addomesticare l’acqua,

il passo folle di tempesta.

 

 

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Da “Tra i rami”

 

 

IV

 

La nudità nasconde
l’inganno della fine,
the end is the beginning
insiste la voce,
e trama la terra
gravata dall’inverno,
compagna di semi
e cime di confine
the end is the beginning
ripete la voce,
mentre il rosa cede
alla luce e spoglio
il silenzio riposa.

 

 

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Eden

Come fiori amare
il proprio stelo,
la terra che ci lega
in un groviglio
di storie e radici.
Come l’uomo
un tempo sé stesso,
quando fiorire
era l’unico avvenire,
il cuore nido caldo
d’ali e canto.

 

 

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Giulio Mazzali è nato a Velletri (RM) il 20 giugno 1979. Vive a Cisterna di Latina, dove lavora come insegnante negli Istituti Superiori. Ha esordito nel 2018 con la raccolta di poesie dal titolo Tempora (L’Erudita), ottenendo riconoscimenti di merito e recensioni su riviste e blog specializzati. Nel luglio del 2020 una sua selezione di editi è stata inclusa nell’antologia dal titolo Tramontana (Aletti Editore). Nel 2022 ha pubblicato per le Edizioni DrawUp la sua seconda raccolta, La forma nascosta della luce. Dal settembre 2022 è collaboratore della rivista De Cultura Magazine Artes, edita dalla Fondazione De Cultura. Nel 2023 e nel 2024 ha partecipato alla rassegna letteraria Velletri Libris introducendo con letture di poesia gli incontri serali. Suoi interventi sono stati pubblicati su Laboratori Poesia e sul blog La poesia e lo spirito.

 

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© Fotografia di Marco Emme