Giovanna Rosadini, nata a Genova nel 1963, si è laureata in Lingue e Letterature Orientali all’Università di Ca’ Foscari di Venezia. Ha lavorato per la casa editrice Einaudi, come redattrice ed editor di poesia, fino al 2004, anno in cui è uscito, per lo stessa, Clinica dell’abbandono di Alda Merini, da lei curato. Ha pubblicato la raccolta Il sistema limbico per le Edizioni di Atelier nel 2008, e altri testi poetici in riviste e antologie collettive. Nel 2010 è uscito Unità di risveglio, per la Collezione di Poesia Einaudi. Per lo stesso editore, nel 2012, ha curato Nuovi poeti italiani 6, antologia di voci poetiche femminili che ha suscitato un vivace dibattito. Il numero completo dei giorni è stato pubblicato da Nino Aragno editore nel 2014. Esce oggi Fioriture capovolte per Giulio Einaudi editore, 2018.
Giovanna Rosadini
Tre poesie da Fioriture capovolte
Infanzia
I.
Un tempo la vita era larga e non si sottraeva,
nella città luminosa, spolverata dall’aria leggera –
viva del mare sospeso nell’intaglio del golfo,
scampoli di blu tramati ad ogni scorcio
E le strade prendevano per mano, portavano
lontano – l’approdo era sicuro, la nonna il parco
il Lido, mai un muro, le cose avevano
un nome solo, nessun agguato ci attendeva al varco…
II.
Da piccola non c’erano guerre, e il mondo
sorrideva, pettinato e ben educato.
Ci chiamava un riflesso iridescente,
modellava il nostro sguardo, ne asciugava
le ombre, sarebbe sempre stato così.
Luce alta e diffusa disegnava strade e case,
i luoghi semplici del nostro divenire,
giardini ricolmi dei misteri colorati dei fiori
cuciti dal ronzio degli insetti, quella
sospesa immobilità nei pomeriggi
delle stagioni di mezzo, è sempre maggio
riguardando indietro, è sempre tempo
di promesse, e complicità salde e leggere
che sono, e non occorre dire.
III.
Nella casa che non è più la mia casa
la notte è custodita dai cipressi
e il sonno è lieve, non ha peso,
si solleva nel sogno come fosse
il compimento del giorno.
L’anima nera delle falene cerca
orientamento nel buio denso
di profumi del giardino,
mentre le lucciole tessono
costellazioni terrene, fra gli alberi
di agrumi ed il pitosforo, fino
a disperdersi tremolanti in una
vaghezza di ombre silenziose e scure.
L’eco del mondo si riverbera sui
profili dei genitori addormentati
nella stanza in fondo al corridoio,
immobili, immemori figure…
Fotografia di Dino Ignani.