Gianmarco Parodi – inediti

Gianmarco Parodi è nato a Sanremo (IM) nel 1986. Si è diplomato a Torino al master della Scuola Holden di Baricco ed è scrittore e writing coach. Conduce “trekking letterari”, laboratori di scrittura sulle tracce di Italo Calvino, passeggiate narrative tra i luoghi dei grandi autori del Ponente Ligure. Tra i suoi romanzi ci sono: Tria Ora (Demian, 2010), Oblio (Zona, 2011, premio per il romanzo di confine, città di Ventimiglia), Cave Canem (Demian, 2020). Ha vinto alcuni premi di poesia nazionali, tra cui l’ultimo Ossi di Seppia come miglior autore ligure ed è fondatore del Vivaio del Verso, collettivo poetico, nonché luogo di incontro e scrittura tra i vicoli della Pigna, la città vecchia di Sanremo.

*

Solo un albero si affaccia
alla finestra e chiede,
in segno di presenza,
che almeno per pietà
gli si guardi tra le ossa.
È uno scheletro di rami
in sonno apparente
del ciclo cosmico vigente.
Ma ecco che per pietà
solo una foglia
tra le foglie morte,
stese ai suoi piedi,
resiste.
Sta aggrappata al ramo,
tremante, e fa cenno
a chi la vede.
Avvicinati, gli dice,
gli racconta allora
che si muore
ma talvolta si rimane
aggrappati a chi ci lascia
andare troppo presto.

*

Vieni, inginocchiati qui,
da Sant’Anna ci guardiamo
la città che cola infuocata
nel velluto nero di spuma.
Fai silenzio perché dopo,
polverizzato e soffiato laggiù al largo
sotto le chiatte, arriva il blu chiaro
e si spalma sereno.

Goditi il battito che rallenta
il respiro che cerca un varco
coi piedi stanchi di fine giornata.
Non c’è luogo come questo
e in questo e per questo
ci si raduna
innamorati e distrutti
a farsi bagni di cielo
in qualsiasi stagione.

*

ai padri nostri                     

Seppellite i morti
e spezzategli le dita.
Interrompete ogni legame
che avete con quelle tombe chiuse.
Tagliate i fili
del raso bianco delle bare
che vi sono rimasti impigliati addosso
e che continueranno a stessersi
più vi muoverete.
Perché si ciberanno di voi
vivranno e verranno con voi
mentre ancora li piangerete.
Calciate via i ricordi
sputate sulle foto,
sui volti se riuscite,
rimettete false testimonianze
purché vi lascino in pace
e non induceteli a chiamarvi.
Vivetevi il tempo che vi resta
prima di impestare altri occhi
di pianto, pure voi,
disgraziati vivi che siete.