Giacomo Sandron
(inediti)
*
quando si concentra un gran numero di animali
soprattutto maiali in situazione di stress
un pitone reticolato di passaggio
un tucano timidissimo che non sa
come fare per non mettere il becco
una tremolante scimmietta cappuccina
il vostro psicanalista disoccupato qualche
batterio resistente presente nello stomaco
(anche pigiati si può stare tanto bene
si crea una vicinanza simile a quella
che si sperimenta da bambini)
fumano bevono mangiano si pavoneggiano
una sera mi trovavo in uno di questi posti
urtando con la mia testa la coscia profumata
di una modella assurdamente perfetta
*
qualcuno spiegava di voler coltivare carne
produrre carne senza infliggere dolore
carne è un termine vago (compresi gli
organi interni i vasi sanguigni le cellule
soprattutto residui di pelle umana alcuni
tumori delle dimensioni di una monetina)
possiamo chiamare pollo o maiale qualcosa
nato in una fiala e cresciuto in laboratorio
in grado di dividersi quasi all’infinito
formando tessuto muscolare montato
su una sorta di impalcatura biodegradabile
tessuto allungato modellato a forma di cibo
i tipi di cellule distribuiti nelle tre dimensioni
il procedimento non è difficile richiede
quaranta minuti di tempo con la stampante
l’unico impedimento sarebbe la carne diversa
per esempio dalla plastica che non muore
se la si lascia all’aria aperta anche per un po’
*
un’altra idea è sbiancare gli strati bassi e piatti
un’idea più promettente è fertilizzare i mari
potremmo usare una grande flotta di navi
navi sparse in tutti gli oceani del mondo
sbiancare le nuvole spruzzando verso l’alto
pennacchi di acqua salata nebulizzata
spargere acido solforico nella stratosfera
spedire uno sciame di specchi nello spazio profondo
produrre raccolti di un colore più chiaro
fertilizzare gli oceani coprire i deserti del pianeta
con pellicole riflettenti diffondere batteri
che inseminano le nubi o riempire il cielo
di micropalloni aerostatici alcuni nostalgici
sperano che nastri e pezzi di ricambio
continuino a circolare il panorama prevede anche
dei coloratissimi calzini che svolazzano
Giacomo Sandron è nato a Portogruaro (VE) verso la fine dell’estate del 1979. Ha studiato Filosofia a Trieste, vive a Torino. È membro dell’Associazione Culturale Porto dei Benandanti di Portogruaro (Ve) con cui partecipa all’organizzazione di Notturni Di_Versi – piccolo festival di poesia e delle arti notturne. Poeta e slammer, dal 2002 partecipa a pubbliche letture, performance, laboratori, iniziative culturali, festival, sia all’interno che all’esterno dei patrî confini. Organizza e conduce regolarmente poetry slam e anti-slam in Veneto e Piemonte. Per la rivista Atti Impuri ha tradotto alcune prose di Herberto Helder, figura di culto della letteratura portoghese contemporanea. Suoi testi sono presenti in qualche raccolta, in qualche rivista e su diversi siti web tra cui Absoluteville, Poetarum Silva, Atti Impuri e Nazione Indiana. Ha all’attivo le plaquette Triestitudine, autoprodotta nel 2007, Cossa vustu che te diga, pubblicata nell’estate 2010 dall’Associazione Culturale Culturaglobale e La malattia professionale/Lato destro (SartoriaUtopia edizioni, 2012). Nel 2012 si è aggiudicato il premio TeglioPoesia per la poesia in dialetto. È autore, assieme all’architetto Mauro Gentile, della tetralogia di libri oggetto Germinal. Nel 2015 ha pubblicato la raccolta poetica Cossa vustu che te diga (Samuele Editore).