Gabriele Belletti (1980) è originario di Santarcangelo di Romagna. Si è laureato in filosofia all’Università di Bologna con una tesi sull’estetica di Luciano Anceschi. Ha pubblicato articoli su rivista («Chroniques italiennes»,«Poetiche»,«Rivista di studi italiani») e due plaquette di poesia, Condominio (Verona, Cierre Grafica, 2010) e Beaujoire (Bari, Caratteri Mobili, 2013). Nel 2015 ha conseguito il dottorato di ricerca in lingua e letteratura italiana presso l’Université de Nantes, città dove ha insegnato e vissuto negli ultimi quattro anni. I testi qui proposti sono tratti dalla raccolta Krill (Milano, Marcos y Marcos, in uscita il 10/9/2015) definita da Fabio Pusterla “un libro felice (…) malgrado il dolore, la consunzione e la morte; ed è felice perché felici e giuste sono le parole che lo compongono, e che si stenta a credere siano state trovate da un autore così giovane, in un esordio tanto inatteso e tanto sorprendente”
Gabriele Belletti
da Krill
(anteprima editoriale – la sequenza qui proposta è tratta dalla raccolta omonima in uscita il 10 settembre per i tipi di Marcos y Marcos – i testi sono riprodotti con l’autorizzazione dell’autore e dell’editore)
Le parole si sradicano
dai loro padri significati.
Le acque madri aspettano
una nuova prole,
mentre i tempi
si sono disgregati.
I due grandi occhi si aprono
e quel mare che prima solo era
della finestra sfumatura
l’ha presa
è ciò dentro cui ora è sospesa
l’indifesa creatura.
Dina si è fatta balena.
I granchi alzano gli occhi puntini
verso l’animale
scompaiono dentro i loro gusci
le lumachine scribi,
solleticatori guardiani
del cupo fondale.
CORO
L’errore si fa dolore.
I gabbiani bianchi diventano cicatrici
del male dentro il mare.
Un pellicano ritorna dall’inferno,
i suoi occhi stanchi si stagliano
tra le piume oleose e pesanti.
Le tartarughe restano conchiglie spiaggiate,
i paguri rallentano fino a morire
il solletico alle sabbie stagnanti.
La balena guarda in alto
per capire di chi sia
l’ombra fissa
sul suo corpo.
È la piccola barca solitaria
con la sua scia schiumosa
indica una direzione:
la direzione
doverosa.
Fotografia dell’autore tratta da sito delle edizioni Marcos y Marcos