Gabriela Fantato, poetessa, critica e saggista, è stata tradotta in inglese, francese e arabo. Suoi testi sono presenti in Nuovi poeti italiani 6 (Einaudi, 2012); il poemetto A distanze minime è in «Almanacco dello Specchio» (Mondadori, 2010). Tra le sue pubblicazioni ricordiamo le più recenti: Terra magra (Il Convivio, 2023), cinquina selezionata al Premio Camaiore 2023; La seconda voce (Transeuropa, 2018), Premio Lago Gerundo 2019, Codice terrestre ( La Vita Felice, 2008), Premio Città di Tortona. Con Luigi Cannillo ha realizzato il volume: La Biblioteca delle voci (Edizioni Joker, 2006). Interviste a 25 poeti italiani. Ha partecipato al dibattito filosofico attorno alla “differenza di genere”, organizzando incontri al Centro Culturale Melusine e al Centro Milano Donna. Fa parte della redazione della rivista «Metaphorica» ( Efesto). Ha diretto la rivista di poesia, filosofia e arte “La Mosca di Milano” (La Vita Felice). Ha scritto libretti d’opera, andati in scena nei maggiori teatri italiani, con le musiche di Carlo Galante. Dal 2023 è Presidente della Casa della Poesia al Trotter APS di Milano.
* * *
Come il lupo
Noi siamo il sasso
in bilico dove la pendenza
trascina e laggiù come il lupo
cantiamo la nostra solitudine
e selvaggi soltanto – la notte,
nell’angolo bianco dove siamo
acqua alla foce secondo destino.
Lasciamo che sia ciò che stato scritto
nel giorno della nostra nascita,
destino nel bianco.
In quella precisione
senza saperlo
– esistiamo.
*
Al culmine
Non c’è pace, non c’è pace
e ogni giorno è un passaggio
ad occhi asciutti, in assenza di peso,
senza la gravità di essere umani.
Al colmo della memoria
i denti sono solo morsi, la fame
dopo ogni – partenza.
Resistiamo orfani del sorriso,
stretti al margine del sogno.
*
Affondamenti
Persi, coi piedi nel mare
tra onde che neppure più amiamo,
sarebbe bello tornare crederci
ancora – giocare a salti
Falliti i sogni, tu – cosa vuoi?
Dirai ancora e lo specchio tradisce
la ruga e taglia via – le labbra.
Affogati tra creme e heat estive
senza la forza di crederci.
Andati anche questi ultimi
mesi di anni, dove prima ci stavano
– progetti larghi a scorrere.
Ora il dito scivola,
di morte in notizia e altre righe
… e non ci sto, non ci stai più
con la testa persa nel gran roteare
dei secoli e nei secoli, così sia.
*
Altro
Sei il tuo viso e l’ombra del cranio,
sei il folle che abbraccia la tua bambina
rimasta seduta al tavolo del silenzio.
Sei il pianto sottile della volpe
non salvata dentro il calendario stretto
dei giorni andati in corsa.
Tu sei quel vecchio che perde la vita
per un attimo di gioia.
Tu, lo vedi? Sei altro da chi sei.
Corri verso…
*
La città che torna
Lo vedi, sotto il grigio
si disperde la città – sparisce
come una foto dei vent’anni,
slitta dentro una nebbia di altre scene
eppure fiorisce più in là
la geometria di angoli e sorrisi.
Ritorna nell’eco, torna il tempo
mai perduto, l’inizio del passo
tra le vie – l’adolescenza
così spigolosa e chiara.
Se ti fermi, splende il contorno
nella vetrina- lì ogni cosa
è il suo doppio intatto
dentro al gran mutare
e torna ogni volta dentro al racconto
il meticoloso esistere dei tuoi
e dei miei sogni.
* * *
© Fotografia di proprietà dell’autrice.