Franco Sepe è nato a Fondi (Latina) nel 1955. Dopo aver compiuto gli studi universitari a Roma si è trasferito a Berlino, dove dal 1979 vive stabilmente. Insegna all’Università di Potsdam. Ha scritto per diverse riviste articoli di critica letteraria, teatrale e cinematografica. Alcune sue poesie sono apparse in Italia su Nuovi Argomenti, Versodove, Daemon, Plumelia, e, in traduzione, su riviste e antologie in Francia, in Germania, in Spagna e negli Stati Uniti. Ha pubblicato tre raccolte di liriche, Elegiette berlinesi (Firenze Libri 1987), Elegia planetaria (Manni 2007), La cornetta del postiglione (Plumelia 2014) e i due drammi Berlinturcomedea e L’incontro (Sipario, 501, Milano 1990). E’ autore di due romanzi, Autobiografia dei cinque sensi (Nicolodi 2001) e Investigazioni su un castello (Nicolodi 2003). Nel 2010 è uscito, presso l’editore Liguori, il suo saggio critico Fabrizia Ramondino. Rimemorazione e viaggio. Ha curato inoltre il volume Raf Vallone, Alfabeto della memoria (Gremese 2001) e la traduzione delle poesie di Rafael Ángel Herra, Escribo para que existas/Scrivo perché tu esista (Plumelia, 2011).
Franco Sepe
da Nella casa smarrita della mente
(inediti)
*
condannata a vivere nel vuoto
a tramandarsi in una lingua
di fantasmi.
Avanza senza l’eco del passo.
La sua sorte sfumata in una fase
precedente e finita,
fatta di anime in carta velina.
Un uscio di passato si apre
per altri dieci rimasti serrati.
Il respiro resta stretto
nella sua atonia filamentosa,
dietro la recinzione dei denti.
Sente voci consumate nel ferro,
ribattute in suoni meschini
nel cavo di una stessa bocca.
*
Vede se stesso dai vetri,
si vede come la casa di fronte.
(Sotto il grigio della volta,
tra ingorghi di ghiandole,
l’impennata cerebrale).
Ora sente una forza inalvearsi nel capo
e scorrere,
scorrere come una vita a sé
che ad altri pare insania.
*
di una melodia antica,
uno spiffero nei granai aperti.
La scimmia che vedete
far boccacce agli specchi
è un uomo abbandonato dai ricordi
che compita rondò di sillabe,
che detta col pianto
la sua epigrafe.
Li ha visti al suo arrivo
toccarsi con l‘indice la tempia,
ridere come ragazzini.
Incerto se parlare o mordersi
la lingua
ha fissato il mondo con i suoi occhi
ciechi:
acqua senza fondo
mare senza fine.
Franco Sepe è nato a Fondi (Latina) nel 1955. Dopo aver compiuto gli studi universitari a Roma si è trasferito a Berlino, dove dal 1979 vive stabilmente. Insegna all’Università di Potsdam. Ha scritto per diverse riviste articoli di critica letteraria, teatrale e cinematografica. Alcune sue poesie sono apparse in Italia su Nuovi Argomenti, Versodove, Daemon, Plumelia, e, in traduzione, su riviste e antologie in Francia, in Germania, in Spagna e negli Stati Uniti. Ha pubblicato tre raccolte di liriche, Elegiette berlinesi (Firenze Libri 1987), Elegia planetaria (Manni 2007), La cornetta del postiglione (Plumelia 2014) e i due drammi Berlinturcomedea e L’incontro (Sipario, 501, Milano 1990). E’ autore di due romanzi, Autobiografia dei cinque sensi (Nicolodi 2001) e Investigazioni su un castello (Nicolodi 2003). Nel 2010 è uscito, presso l’editore Liguori, il suo saggio critico Fabrizia Ramondino. Rimemorazione e viaggio. Ha curato inoltre il volume Raf Vallone, Alfabeto della memoria (Gremese 2001) e la traduzione delle poesie di Rafael Ángel Herra, Escribo para que existas/Scrivo perché tu esista (Plumelia, 2011).
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