Francesco Tomada è nato nel 1966 e vive a Gorizia. I suoi testi sono apparsi su numerose riviste, antologie, plaquettes e siti web in Italia e in altri paesi, e sono stati tradotti in una quindicina di lingue straniere. Recentemente un’antologia monografica dal titolo “Questo è il mio tempo” è stata edita dalla casa editrice Scalino di Sofia.
La sua prima raccolta, “L’infanzia vista da qui” (Sottomondo), è stata edita nel dicembre 2005 e ha vinto Premio Nazionale “Beppe Manfredi” per la migliore opera prima. La seconda raccolta, “A ogni cosa il suo nome” (Le Voci della Luna, 2008), e la terza, “Portarsi avanti con gli addii” (Raffaelli, 2014) hanno ricevuto riconoscimenti in diversi concorsi a carattere nazionale. Per la collana “Autoriale” (Dot.Com Press) è stata pubblicata nel 2016 una sua antologia ragionata con testi scritti dal 1995 in poi. Il lavoro più recente è “Non si può imporre il colore ad una rosa” (Carteggi Letterari, 2016). Francesco Tomada
Inediti
*
Ereditarietà
C’è questa foto in bianco e nero
in cui Riccardo è identico
a suo nonno
dicono che certi caratteri
saltino una generazione
per poi ripresentarsi uguali
penso alla mia rabbia
che esiste senza motivo né cura
almeno
i miei figli sono salvi
*
Dicono che in quel momento
tutta la vita ti passa davanti
io invece ero troppo ubriaco
e non ricordo nient’altro
che il suono metallico del guard-rail
e il cofano che si piegava sul parabrezza
adesso che ho una condanna alle spalle
e un corso di rieducazione
non sono un uomo migliore o peggiore di prima
soltanto mi stringo di più
alle cose che amo
anche i pugili si legano abbracciandosi
quando sono troppo sfiniti
per farsi ancora del male
*
Quella maglietta dell’Original Marines
che avevo messo nel sacco per la Caritas
l’ho vista oggi indosso a un rifugiato
era in mezzo ad un gruppo dove tutti
scherzavano e ridevano forte
e anche lui rideva
un altro me
però felice
serviva che venisse un ragazzo da lontano
attraversando illegalmente le frontiere
per mostrarmi
cosa posso diventare
*
Kettler
Quando i bambini erano piccoli
mi piaceva da pazzi portarli alle altalene
salire su quella accanto a loro
con il pretesto di tenergli compagnia
e dondolarmi in quel modo che stringe il fiato
quando all’apice del volo ricadi verso terra
ma non la tocchi mai
adesso no
non devo più accompagnare nessuno
ma le altalene in giardino non le ho mai smontate
non ho più scuse
non cerco scuse
vediamo se sono cresciuto abbastanza
per affrontare la gioia da solo
Fotografia di proprietà dell’autore.