Francesca Cricelli, classe 1982, è poeta, ricercatrice e traduttrice. Ha pubblicato Repátria in Brasile (Selo Demônio Negro, 2015) e in Italia (Carta Canta, 2017) e 16 poemas + 1 a New York (edizione d’autore, 2017) e in Islanda a Reykjavík (Sagarana forlag, 2017), è stato il libro più venduto in tutte le categorie letterarie nei primi quindici giorni di ottore presso la Mál og menning. Ha lavorato alla trascrizione e organizzazione delle lettere di Giuseppe Ungaretti per Bruna Bianco Lettere a Bruna (Mondadori, 2017). In Brasile ha tradotto diversi autori tra cui Elena Ferrante (Biblioteca Azul, 2016). É dottoranda in Studi della Traduzione presso l’Università di São Paulo (USP).
Francesca Cricelli
Due Inediti
ENSEADA
Trovoa ao longe
e um lampejo filtra o pano violáceo do céu
iluminando o quarto.
É um prenúncio,
sussurro de gotas sobre as costelas de Adão.
Na pele e na rua
deslizam os carros
deslizam teus dedos
deslizam sanguíneos
nas úmidas superfícies e cavidades —
n’algum lugar em mim e na cidade
chove torrencialmente;
mas para além
do recosto oblíquo dos olhos
para além da rotação dos planetas
no ponto em que não se vê e está
há a música
regência cósmica das esferas
ali por trás da curva do globo.
Ir ao fim do mundo
para apanhar a concha da vida
e colocá-la aqui
no arco infinito dos teus lábios.
Na enseada da Costa da Morte
a vida quebra mais viva.
CALA
Tuona in lontananza
e un lampo filtra la stoffa viola del cielo
s’illumina la stanza.
È un araldo
il sussurro di gocce sulle costole di Adamo .
Sulla pelle e sulle strade
scivolano le auto
scivolano le tue dita
scivolano sanguigne
sulle umide superficie e cavità —
da qualche parte in me e nella città
piove a dirotto;
ma oltre
la linea obliqua degli occhi
oltre la rotazione dei pianeti
nel punto in cui non si vede
c’è musica
il suo dirigere le sfere cosmiche
lì oltre alla curva della terra.
Andare al Finis Terrae
per afferrare la conchiglia della vita
e metterla qui
sull’arco infinito delle tue labbra.
Sulla cala della Costa della Morte
la vita si rompe più viva.
*
MURMÚRIO DO BRANCO
[sobre um desenho da cidade de Krumau de Egon Schiele]
Chove sobre as cores,
é um auto-retrato
o amaranhado do ocre e do laranja
uma lança que perfura o olho divino a falta.
Colore a densidade populacional nos mapas, o ocre,
mas as casas andam vazias
e no interior das coisas cantamos nus como Sophia.
Está no murmúrio do branco
o caminho do carvão
e eu o persigo pelas linhas, com os dedos
firmes sobre as janelas e as tuas costelas
as casas andam desabitadas de ti
da desordem vital
que confere têmpera à luz oblíqua da tarde.
Não há sismo
e os jardins são todos internos
os desertos todos interiores e anteriores,
eles resistem ao regar das horas
resistem
ao esmiuçar com os dedos os pastéis a óleo sobre a folha de papel.
Arden las pérdidas
como na praia as labaredas vulcânicas sob a lua cheia de Reykjavík
e aporta
aporta
aporta também o esquecimento
esta casa velha.
MORMORIO DEL BIANCO
[su un disegno della città di Krumau di Egon Schiele]
Piove sui colori,
è un autoritratto
l’intrecciarsi dell’ocra e dell’arancione
una lancia che fora l’occhio divino, l’assenza.
Colora la densità di popolazione delle mappe, l’ocra,
ma le case sono vuote
e all’interno delle cose cantiamo nudi come Sophia.
È sul mormorio del bianco
la strada del carbone
e io seguo le linee, con le dita
ferme sulle finestre e sulle tue costole
le case sono disabitate di te
del disordine vitale
che dà tempera alla luce obliqua del pomeriggio.
Non c’è sisma
e i giardini sono tutti invernali
i deserti tutti interni e anteriori,
resisotono alle ore innaffiate
resistono allo sbriciolare con le dita i pastelli a olio sulla carta.
Arden las pérdidas
come sulla spiaggia la ghiaia vulcanica sotto la luna piena di Reykjavik
e ormeggia
ormeggia
ormeggia anche l’oblio
questa vecchia casa.
Fotografia di proprietà dell’autore.
Gli inediti sono pensati e scritti in portoghese e tradotti in italiano dalla stessa autrice.