Federica Ziarelli, “Tu sei bellezza” (Terre D’Ulivi, 2022) – Nota di Irene Ester Leo

A cura di Irene Ester Leo

 

“Ma di cosa sei fatta, tu?”
“Di quello che ami” disse lei. “Più l’acciaio”.

Mi trovo a sentire queste parole così in linea con quanto vi dirò a seguire, parole che prendo per un po’ e faccio mie, parole di Ernest Hemingway. Vi è un’estrema delicatezza nella voce di Federica Ziarelli, antica e preziosa, quasi proveniente da un modo parallelo nel quale i sogni toccano terreno e danzano, su un filo sottile ma fatto di coraggio e di bellezza. La delicatezza è la corazza più forte e inestimabile, è l’acciaio: pozione salva cuore al grigio che affossa, ma in questo libro, ricchissimo e fatto di parole respiranti, questo acciaio è la poesia. Poesia che non si arrende. Apre il libro la sezione dedicata all’Aria, dove il senso evocativo dei passi di danza è la levità di un soffio che è ritmato dall’incedere di immagini care alla poetessa, e commoventi. Segue poi la sezione Terra, che è la meraviglia della scoperta ed ha negli occhi la natura, che è fame e sete di vita, e germogliante tra le vene. Ma lasciata la terra il viaggio continua con l’approdo verso l’Acqua, terza sezione. Ed è il mare che si apre a noi come una visione, un rimedio, un viaggio, un ricordo e l’anima diventa una sirena azzurra, e in quest’acqua che alleggerisce il peso di ogni cosa, appaiono anche volti cari e familiari. Ma nel dondolare degli opposti urge la fiamma del Fuoco che illumina la quarta sezione, che non distrugge ma alimenta sentimenti e moti interiori, riflessi dal vero, desideri, Cristo e le passioni, e scalda e spegne per far rinascere ogni cosa. Federica Ziarelli è una poetessa che ha fatto dello spessore e della grazia il suo stile, non v’è dubbio che ogni verso in questo libro abbia un peso e sia lontano anni luce dagli esercizi di stile di molte altre voci che affastellano la poesia contemporanea, non cerca la ribalta, il clamore, ma costruisce ponti, cattedrali, nel silenzio della creazione e senza l’urlo di chi vuole esserci. E’ un lavoro duro quello dei poeti che scavano dentro ogni loro vena per offrirsi al mondo e lasciarsi attraversare, è un lavoro severo e costante, coraggioso, di chi non somiglia a nessuno che non sia se stesso. Non vi è una battaglia contro le cose, ma un racconto di crescita ed evoluzione che lascia orme preziose ed un dono immenso. Come scrive con estrema precisione e attenzione Alessandra Corbetta, poetessa di valore, nella postfazione al libro, la Ziarelli si rivolge al lettore guardandolo negli occhi. Così come farebbe Whitman ad esempio, e sussurrandogli : Tu sei bellezza, titolo della raccolta e chiave sacra di volta. Cade dunque ogni barriera, non esiste differente altezza tra poetessa e lettore, quel Tu, è vicinanza e allontanamento di ogni timore reverenziale, è tendere la mano all’altro, è in questo gesto che la bellezza si dipana e fiorisce, non è una statua ieratica, ma senso profondo e significato del vivere, e su tutto unicità: “Sii tenace nel permanere di bellezza..”.

 

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Appena hai schiuso per me le palpebre del sepolcro
l’oscuro mi è apparso accettabile
tutto ha potuto la tua manina
mia musa consolante
amica del cuore
canticchiavi alle mie orecchie
per tenermi allegra
quando la morte non restituiva i suoi furti
le mie lacrime indurivi in diamanti
me li appoggiavi al mattino
mucchio luce   sopra il banco.

 

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Non resisto a questa sete di primavera
sarò ubriaca
ancor prima della sera
faccia in giù tra i cespugli di menta

per fortuna a questa stagione piaccio così: disponibile e spettinata
può stiepidirmi la soglia
popolare di pesci rossi il mio ghiaccio cardiaco
immergermi in prati che non fanno che crescermi.

 

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Mi ha voluta pratica e tranquilla
la logica
luce accesa all’occorrenza.
Però a me piaceva scombinare le carte
zizzagare le linee
il vento sulla tovaglia del pic-nic
a rovesciare il vino
mandare all’aria insieme
panini e buoni consigli.

 

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Non posso dimenticare
nostro ondoso Eden
il mare ci ha scacciati
e noi in prati artificiali a rincorrere
l’infanzia grondante
il fogliame tremulo delle scaglie.

Capita che l’erba si alzi
e commossa di rugiada
ci restituisca alle antiche gocce
il conforto il nutrimento
del latte abissale.

 

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Federica Ziarelli nata a Perugia il 25 luglio 1980, ha esordito con il romanzo di formazione “Sono venuto a portare il fuoco” (Porzi editoriali, 2010). Nella primavera del 2016, pubblica “Aspettando l’aurora”una raccolta di poesie e racconti a sfondo mitologico (Midgard edizioni) e nel medesimo anno, la silloge poetica  “Gli occhi dei fiori” con la quale si avvale del premio “Midgard poesia.” Nel 2019 è coautrice insieme a Nicoletta Nuzzo e Silvana Sonno, del saggio sulla poetica femminile umbra “Un’oscura capacità di volo” (Era Nuova edizioni) opera vincitrice del Premio internazionale di scrittura al femminile “Il Paese delle donne, 2020.” È del novembre 2019 la raccolta di poesie  “In erba” (Terra d’ulivi edizioni).

Irene Ester Leo, 1980, laureata in Storia dell’arte, critico d’arte e letterario. Ha pubblicato: “Canto Blues alla deriva”(Besa, 2007); “Sudapest”(Besa, 2009) ; “Io innalzo fiammiferi”, con prefazione di Antonella Anedda ( Lietocolle, 2010)( Premio Letterario Nazionale di Calabria e Basilicata 2010, primo classificato); “Una terra che nessuno ha mai detto”, prefazione di Andrea Leone (Ed.della Sera 2010); “Cielo”, prefazione Davide Rondoni (La Vita Felice, 2012)(Secondo classificato Premio Laurentum 2012). I suoi versi sono stati tradotti in lingua spagnola, per l’America Latina, e in inglese su riviste internazionali.