Emanuele Canzaniello – Inediti

Emanuele Canzaniello è nato a Napoli nel 1984. Ha pubblicato per le edizioni Oèdipus il libro di poesia Per l’odio che vi porto (2017) e I migliori film mai girati (2017) una raccolta di recensioni a film che non esistono, finzionali. Dottore di ricerca in letterature comparate, ha pubblicato saggi di teoria e critica letteraria in riviste e in volume, e la monografia sull’influenza estetica del totalitarismo in Francia e in Italia Crimini della bellezza. Un canone del romanzo fascista (Aracne, 2016).

 

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Dalla raccolta inedita “In principio era la Paura”

 

Una delle versioni
Dell’innumerevole
Enumera un’intera specie di uccelli hawaiani,
Moho è il loro nome.
A loro è toccata la fine,
L’ultimo esemplare
Ha cantato un’ultima canzone,
In un’unica notte immotivata
E da lontano e da vicino
Nessuno ha risposto
Nessun altro della specie esisteva più.
L’ultimo è scappato via,
Solo, è tornato a sentire una registrazione
Del suo canto, predisposta
Dall’ornitologia che misurava l’estinzione.
L’ultimo di un’intera specie
È morto così
In una sola notte.
L’uomo che registrava quel canto
D.Boynton
Solo morirà volando lontano da una rupe.
Di cosa moriremo tutti?
Cosa canteremo tutti?

*

Anche dove il piacere non sa nulla del divieto che infrange, ha pur sempre origine dalla civiltà, dall’ordine stabile, onde aspira a ritornare alla natura da cui quell’ordine lo protegge. Solo là dove un sogno li riporta (…) alla preistoria senza autorità e disciplina, gli uomini provano l’incantesimo del piacere.
W. Adorno e M. Horkheimer, Dialettica dell’Illuminismo

 

Con te nel passato
Nelle buie viscere
Senza ostacolo né premura
Nelle cavità della terra
Tra le prime ossa sepolte
E le divorate,
Lungo il Paleolitico inferiore,
Buio di due milioni di anni
E giorni e soli che non tornano
E terrori della notte.
Il primate omicida è nato
E biologia e colpa si erigono
Nei templi di pietra,
Arma e cerchio del fuoco.
La civiltà è questo doppio,
Il simulacro dei tori e dei cavalli
E l’animale ucciso,
La necessaria vista del sangue
Per il primate accresciuto
Dalla conoscenza estesa.
Con te nel passato
Nelle buie viscere,
Prima che ogni muscolo ogni spasmo
Ogni piacere conoscesse l’ordine
Che ci separa e protegge.
Le mani sulla roccia sono il grido.

*

Si costruisce la casa
Di rami intagliati,
La capanna fortezza
E i rami li intaglia una mano,
Come nel dipinto di Cranach
Una mano di collisioni
E di pianeti,
La mano intaglia la magia
E protegge l’antico rifugio
Dalla forza dell’astro,
Il sole padrone del cosmo,
Melancholia.
E dentro di essa c’è il sapere,
Il predisporsi alla gioia della rovina.
Il soggetto melancolico,
Chi nasconde crolli
Vive con familiarità e sollievo
La collisione che arriva,
Che si annuncia, che la guerra promette.
Dalla capanna intagliata
Ogni sera, alla luce di una candela,
Osserva le immagini dei cieli anneriti,
Della terra smossa, dei cementi resi radiografia di sé.
E quando avrà visto il busto
Viola, a terra, nel buio delle cose
Dai margini rialzati della pelle
Bruciata in un solo segno, alto
Escrescente e annerito, sulla pelle chiara,
Vorrà essere lui.

*

Un episodio della lenta mutabilità
Umana è stata la transizione
Dal divorare allo scopare,
Il sesso è un’estensione del dominio
Un fossile, una figura monca
Del cibarsi, del mangiare
Desiderio cannibale di altra carne.
E scoprirlo è stato un episodio nella lenta
Mutabilità dell’uomo
Quanto lo è il sapere
Che dal sesso oggi noi vogliamo
La buona educazione.

*

Mme de Sade si prestava alle manie del marito,
Lui le chiedeva delle immagini di ragazzi,
E le immagini erano dei trou abissali,
Neri come fondali, étuis docili
Pronti all’illusione.
Voi mi avete inviato le beau garçon, chérie!
E quanto erano dolci
Al ricordo dei suoni italiani, della fuga italiana.
Un bel giovanotto signor! Se fossimo a Napoli,
Vous m’avez traité comme un cardinal, ma petite mère…
Ma questa non è che una pittura,
Voi mi riducete all’illusione i secoli a venire,
Alla misura precisa des étuis,
Che a loro volta conterranno immagini
Fino allo sfinimento, alla vertigine
Fino a che il segno non diventi il pieno.

Il est le seigneur des mots et des signes.