«Parole all’orlo» – Dylan Thomas

Dylan Thomas, poesie (traduzioni a cura di Giovanni Ibello e Mattia Tarantino)

Non andartene remissivo in quella buona notte

Non andartene remissivo in quella buona notte,
i vecchi dovrebbero bruciare e impazzire al sipario del giorno;
infuriati, infuriati contro la luce che muore.

Benché i saggi sappiano che alla fine anche la tenebra è giusta
perché le parole non scatenarono temporali
non se ne vanno remissivi in quella buona notte.

I giusti, dall’ultimo segno, piangendo il miracolo
delle loro fragili membra che danzano in una verde baia
s’infuriano, s’infuriano contro la luce che muore.

I gretti che ghermirono il sole / e nel volo cantarono il sole
e troppo tardi s’accorsero d’averlo piagato
non se ne vanno remissivi in quella buona notte.

Gli stremati e ormai prossimi alla morte che con cieca vista
intuirono che occhi spenti potevano splendere
e come meteore e sostare nella gioia
s’infuriano, s’infuriano contro la luce che muore.

E tu, padre mio, che sei lì sull’altare triste, ti prego,
maledicimi, benedicimi con le tue lacrime di tempesta.
Non andartene remissivo in quella buona notte
Infuriati, infuriati. Contro la luce che muore.

Traduzione di Giovanni Ibello

 

Do not go gentle into that good night

Do not go gentle into that good night,
Old age should burn and rave at close of day;
Rage, rage against the dying of the light.

Though wise men at their end know dark is right,
Because their words had forked no lightning they
Do not go gentle into that good night.

Good men, the last wave by, crying how bright
Their frail deeds might have danced in a green bay,
Rage, rage against the dying of the light.

Wild men who caught and sang the sun in flight,
And learn, too late, they grieved it on its way,
Do not go gentle into that good night.

Grave men, near death, who see with blinding sight
Blind eyes could blaze like meteors and be gay,
Rage, rage against the dying of the light.

And you, my father, there on the sad height,
Curse, bless, me now with your fierce tears, I pray.
Do not go gentle into that good night.
Rage, rage against the dying of the light.

Questo pane che spezzo

Questo pane che spezzo una volta era avena,
questo vino su un albero straniero
precipitava nei suoi frutti;
L’uomo di giorno o il vento a notte
piegò i piccoli raccolti, spezzò la gioia dell’uva.

Un tempo in questo vino il sangue dell’estate
bussava nella carne che addobbava il vigneto,
un tempo in questo pane
l’avena stava allegra nel vento;
l’uomo spezzò il sole, abbatté il vento.

Questa carne che spezzi, questo sangue che lasci
rovinare le vene, erano avena
e uva, nate
dalla lussuria della radice e della linfa:
bevi il mio vino, rompi il mio pane.

Traduzione di Mattia Tarantino

This bread I break

This bread I break was once the oat,
This wine upon a foreign tree
Plunged in its fruit;
Man in the day or wine at night
Laid the crops low, broke the grape’s joy.

Once in this time wine the summer blood
Knocked in the flesh that decked the vine,
Once in this bread
The oat was merry in the wind;
Man broke the sun, pulled the wind down.

This flesh you break, this blood you let
Make desolation in the vein,
Were oat and grape
Born of the sensual root and sap;
My wine you drink, my bread you snap.

Nel mio mestiere o arte ombrosa

Nel mio mestiere o arte ombrosa
praticata nella notte quieta
quando solo la luna s’infiamma
e gli amanti riposano a letto
con tutti i dolori nelle braccia,
il mio lavoro è cantare la luce
non per ambizione o pane,
non per vanagloria o commercio di incanti
su impalcature in avorio
ma per il modesto salario
del loro più segreto cuore.
Non scrivo per l’uomo orgoglioso
che si ritrae nella furia di luna
su questo zampillo di pagine,
non per i morti che torreggiano
con i loro usignoli e salmi
ma per gli amanti che abbracciano
i dolori di tutte le età,
e non offrono lodi o compensi
incuranti del mio mestiere o arte.

Traduzione di Giovanni Ibello

In my craft or sullen art

In my craft or sullen art
Exercised in the still night
When only the moon rages
And the lovers lie abed
With all their griefs in their arms,
I labour by singing light
Not for ambition or bread
Or the strut and trade of charms
On the ivory stages
But for the common wages
Of their most secret heart.
Not for the proud man apart
From the raging moon I write
On the spindrift pages
Not for the towering dead
With their nightingales and psalms
But for the lovers, their arms
Round the griefs of the ages,
Who pay no praise or wages
Nor heed my craft or art.

 

La forza che nel verde stelo guida il fiore

La forza che nel verde stelo guida il fiore
guida i miei verdi anni; quella che fa appassire
le radici degli alberi è la mia distruttrice.
E non so dire alla rosa storta della mia
giovinezza piegata dalla stessa febbre invernale.

La forza che guida l’acqua tra le rocce
guida il mio sangue rosso; quella che secca
alla foce i torrenti i miei rende cera.
E non so urlare nelle mie vene come dalla foce
della montagna la stessa bocca succhi.

La mano che gira l’acqua nello stagno scuote
le sabbie mobili; di quella che lega il vento fischiettante
la vela trascina il mio sudario.
E sono incapace di dire all’impiccato come venga
dalla calce del boia la mia argilla.

Le labbra del tempo si attaccano all’origine;
l’amore cola e si rapprende, ma il sangue
crollando placherà le sue ferite.
E sono incapace di dire alla bufera come il tempo
abbia truccato il cielo attorno agli astri.

E non so dire alla tomba dell’amante come strisci
lo stesso verme storto al mio lenzuolo.

Traduzione di Mattia Tarantino

The force that through the green fuse drives the flower

The force that through the green fuse drives the flower
Drives my green age; that blasts the roots of trees
Is my destroyer.
And I am dumb to tell the crooked rose
My youth is bent by the same wintry fever.

The force that drives the water through the rocks
Drives my red blood; that dries the mouthing streams
Turns mine to wax.
And I am dumb to mouth unto my veins
How at the mountain spring the same mouth sucks.

The hand that whirls the water in the pool
Stirs the quicksand; that ropes the blowing wind
Hauls my shroud sail.
And I am dumb to tell the hanging man
How of my clay is made the hangman’s lime.

The lips of time leech to the fountain head;
Love drips and gathers, but the fallen blood
Shall calm her sores.
And I am dumb to tell a weather’s wind
How time has ticked a heaven round the stars.

And I am dumb to tell the lover’s tomb
How at my sheet goes the same crooked worm.