 Davide Cuorvo  nasce a Pompei nel 1992. Nel 2014 è uscito il suo primo libro di poesia La vita, l’amore, la morte (Ed. Privata Gruppo Editoriale “Il Mio libro” -La Feltrinelli-). Nello stesso anno fa il suo ingresso nella filodrammatica “Agrodolce”. Successivamente frequenta i laboratori di Scrittura Creativa, rammatizzazione, Ortoepia e Dizione dell’Associazione Culturale “Logopea”. Organizza, insieme al critico Armando Saveriano, readings, presentazioni e spettacoli teatrali. È l’ideatore e l’organizzatore del Premio Nazionale di Poesia “Città di Conza della Campania”, nel quale assume il ruolo di giurato assieme a Giampiero Neri e Wanda Marasco. Ha vinto alcuni Premi Nazionali e Internazionali di Poesia tra i quali: “Premio Aoros – Valerio Castiello”, “Premio Poseidonia-Paestum”.
Davide Cuorvo  nasce a Pompei nel 1992. Nel 2014 è uscito il suo primo libro di poesia La vita, l’amore, la morte (Ed. Privata Gruppo Editoriale “Il Mio libro” -La Feltrinelli-). Nello stesso anno fa il suo ingresso nella filodrammatica “Agrodolce”. Successivamente frequenta i laboratori di Scrittura Creativa, rammatizzazione, Ortoepia e Dizione dell’Associazione Culturale “Logopea”. Organizza, insieme al critico Armando Saveriano, readings, presentazioni e spettacoli teatrali. È l’ideatore e l’organizzatore del Premio Nazionale di Poesia “Città di Conza della Campania”, nel quale assume il ruolo di giurato assieme a Giampiero Neri e Wanda Marasco. Ha vinto alcuni Premi Nazionali e Internazionali di Poesia tra i quali: “Premio Aoros – Valerio Castiello”, “Premio Poseidonia-Paestum”.
Davide Cuorvo
Due inediti
*
Non so restare in un confine – o in uno spazio –
e mi ritrovo sempre fuori dagli insiemi.
È un bene che la pioggia perda peso
o che l’erba strappi a morsi il silenzio
dai lampioni, dalle case, dai respiri della luna.
Anche i fiori attendono sulla soglia
dell’autunno con timore, solo il vento
ha mani e piedi mattutini, un sorriso
di grandine e salsedine. Restare è come
la candela che al buio non si eclissa,
costeggiare i bordi delle aiuole, in un limite finito.
*
(e poi siamo cortili diseguali
che non si amano,
questo cerco di dire
per chiederti in sposa, una volta ancora,
per un altro bacio)
e non ricordi quanti alberi abbiamo piantato
nei nostri corpi e quante
porte socchiuse per paura di noi,
quante finestre aperte col timore
di cadere nel buio, di un giorno qualunque;
chissà se chiami amore il terrazzo
che ci riveste, chissà se piangi
i lunedì sera, e tutti i sabati di novembre.
Se nella notte singhiozzi. Chissà.
Fotografia di proprietà dell’autore.

