Daniel Saldaña París – inediti (traduzione di Mirta Vignatti e Giovanni Barone)
Daniel Saldaña París, nato a Città del Messico (Messico) il 17/09/1984. Poeta, saggista, romanziere e editore indipendente, ha pubblicato in Cile una raccolta di poesie/testi che aggiorna continuamente dal titolo La máquina autobiográfica e due romanzi tradotti in vari paesi del mondo di cui l’ultimo, El nervio principal , è stato pubblicato in Italia dalla Casa editrice Chiare Lettere col titolo La linea madre. (2018) Nell’ambito della manifestazione letteraria britannica Hay Festival è stato inserito nelle classifiche México20 e Bogotà39 dei migliori autori contemporanei di tutta l’America Latina. Collabora con testate internazionali quali El País, The Guardian e Los Angeles Review of Books.
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Mirta Vignatti ha tradotto -in collaborazione con G. Barone- per Laborde Editor su Progetto del Consolato Generale d’Italia in Rosario (Argentina) “ La sonrisa del ignoto marinero” di Vincenzo Consolo (2001) dall’Italiano allo Spagnolo rioplatense; per e/o “Animali domestici” di Guillermo Saccomanno (2003) dallo Spagnolo rioplatense all’Italiano; per e/o “Carne di cane” di Pedro J. Gutiérrez (2003) dallo Spagnolo all’Italiano. A sola firma personale, per Spartaco Edizioni “La metà del doppio” di Fernando Bermúdez (2020) dallo Spagnolo rioplatense all’Italiano. (In pubblicazione a settembre).
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Giovanni Barone ha tradotto -in collaborazione con M. Vignatti- per Laborde Editor su Progetto del Consolato Generale d’Italia in Rosario (Argentina) “ La sonrisa del ignoto marinero” di Vincenzo Consolo (2001) dall’Italiano allo Spagnolo rioplatense; per e/o “Animali domestici” di Guillermo Saccomanno (2003) dallo Spagnolo rioplatense all’Italiano; per e/o “Carne di Cane” di Pedro Juan Gutiérrez (2003) dallo Spagnolo all’Italiano.
Daniel Saldaña París Inediti Traduzione di Mirta Vignatti e Giovanni Barone
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Vorrei scrivere sulla scrittura, come un bardo che si morde la coda. Però non ci riesco: mordo la monotonia. Questo mi viene in mente: non ho mai saputo bene cosa sia una peonia. E non è bello da riconoscere ma non so nemmeno dire com’è un merlo.
Tornando alla prosa: ieri sera ho avuto l’impressione di aver sprecato almeno quattro mesi negli ultimi giorni. Ascolto musica leggera o mi lascio trascinare da internet verso un naufragio senza tema. Invece di vita interiore ho dei buoni auricolari. A volte trattengo frasi che ho letto per sbaglio e non so come cancellarle: “a quanto può arrivare il calo di tensione in un diodo di silicio?” E’ questo altopiano quello che si conosce come età adulta? Il frutto, dice il luogo comune, cade sempre nell’istante preciso del suo compimento.
Pezzo di tempo: sei diventato la mia creazione più raffinata; fuori di te non esiste niente.
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3
La frase di Byron che mi hai inviato mi ha intristito molto, erano le 7.55, un’ora record. E’ stata una di quelle tristezze repentine che adesso mi faranno creare la playlist della mia veglia funebre. A cosa vuoi giocare oggi, ai parametri o alle categorie? Tutte e due hanno i loro vantaggi: una organizza in prospettiva i nostri affetti e l’altra addomestica le cose del mondo. (La mia categoria favorita è “Oggetti che iniziano con la lettera M”.) I parametri, certo, che forse non ci piacciono troppo ma sono più nostri: possiamo farli e disfarli e rigirarli nella stessa giornata: è un gioco infinito che, in un certo senso, diluisce il nostro desiderio.
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6
La Prima Persona ha la segreta convinzione che le forme per le scarpe siano in realtà complessi strumenti di tortura. Prova, come Constanza, una profonda fascinazione per gli automi, anche se non è, neanche alla lontana, un erudito. Il suo concetto di prosa è alquanto grossolano: rete che serve per catturare le farfalle del senso. La Prima Persona ha il suo rifugio in una regione paradisiaca del proprio sé quando sospetta che fuori tutto sta andando a rotoli. Coloro che gli stanno intorno non se ne accorgono, salvo rendersene conto quando ha blackouts ortografici.
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Quisiera escribir sobre la escritura, como un bardo que se muerde la cola. Pero no llego: muerdo la monotonía. Lo que me recuerda: nunca supe bien lo que es una peonía. Me da pena decirlo pero tampoco sé decir cómo es un mirlo.
Volviendo a la prosa: anoche tuve la impresión de que he desperdiciado al menos cuatro meses en los últimos tres días. Escucho música de baile o me dejo llevar por internet hacia un naufragio sin tema. En vez de vida interior tengo unos buenos audífonos. A veces retengo frases que he leído por error y no sé cómo borrarlas: “¿Cuál es la caída de voltaje en un diodo de silicio?” ¿Es esta meseta lo que se conoce como edad adulta? El fruto, dice el lugar común, siempre cae en el instante puntual de su cumplimiento.
Pedazo de tiempo: has llegado a ser mi creación más refinada; fuera de ti no hay nada.
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3
La cita de Byron que me enviaste me deprimió mucho a las 7:55, una hora récord. Fue una de esas tristezas repentinas que me hacen planear el playlist de mi velorio. ¿A qué quieres jugar hoy: a los parámetros o a las categorías? Ambos tienen sus ventajas: el uno organiza provisionalmente nuestros afectos y el otro domestica las cosas del mundo. (Mi categoría favorita es “Objetos que empiezan por la letra M”.) Los parámetros, claro, y aunque no nos encante, son más lo nuestro: podemos hacerlos y deshacerlos y darles la vuelta en el mismo día: es un juego infinito que, en cierto sentido, diluye nuestro deseo.
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6
La Primera Persona tiene la secreta convicción de que las hormas para zapato son en realidad complejos aparatos de tortura. Tiene, como Constanza, una arraigada fascinación por los autómatas, aunque no es, ni remotamente, un erudito. Su concepción de la prosa es más bien burda: red que sirve para atrapar a las mariposas del sentido. La Primera Persona se refugia en una región paradisíaca de sí mismo cuando sospecha que afuera todo se está yendo a la chingada. Sus circundantes no lo advierten, excepto quizás por el hecho de que tiene blackouts ortográficos.
Fotografia di proprietà dell’autore.
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