da Atelier 89
L’esilio del poeta
dal Dossier sulla traduzione
RAFFAELE ASTRUA: Sì, basti pensare all’Eneide di Annibal Caro, ormai di difficile lettura per qualsiasi studente liceale.
LUCA D’ONGRIA: Certo, le traduzioni “invecchiano”: si tratta di prodotti inevitabilmente legati a una determinata epoca per gusto, lingua, impostazione di fondo. Ciò non toglie che per la loro eccellenza tecnico-stilistica talune traduzioni siano diventate a loro volta testi canonici o, quantomeno, meritevoli di autonoma considerazione. Penso, un po’ prevedibilmente, all’Eneide tradotta da Caro e all’Iliade tradotta da Monti, che quanto a immediata intelligibilità e a fedeltà filologica sono state superate o surclassate da tante traduzioni più recenti (per esempio Canali, Fo per l’Eneide; Calzecchi Onesti, Ciani per l’Iliade), ma che almeno fino a qualche tempo fa hanno goduto di una larghissima fortuna scolastica (senza dire del loro influsso su altri poeti: basta pensare all’importanza di Caro per Leopardi). Oppure – per fare un solo esempio tra i numerosissimi di scrittore-traduttore nel Novecento italiano – penso a Landolfi traduttore di Gogol’: i Racconti di Pietroburgo sono anche, e in un certo senso, anzitutto un esempio formidabile della sua prosa e potranno sempre essere letti o studiati in quanto tali. Insomma tutte le traduzioni invecchiano, ma non tutte sono destinate all’obsolescenza e all’oblio.
NICOLA D’UGO: Tutto invecchia, raggiunta una certa maturità, e comunque si modifica. Fa parte dei fenomeni naturali. Le lingue naturali sono in continua evoluzione diacronica e sin- cronica e questo ricade, come per qualunque opera scritta e orale, anche sulle traduzioni, delle quali comunque, nei casi migliori, resta una sorta di “aurea” epocale. Quindi le traduzioni invecchiano, così come invecchiano le opere originali. Senza differenza.
RICCARDO DURANTI: Se si parla di traduzioni interlinguistiche, condivido l’affermazione. È uno dei (tanti) paradossi della traduzione quello che l’originale rimane sempre se stesso mentre le varie versioni subiscono i cambiamenti non solo intrinseci delle interpretazioni soggettive, ma anche quelli esterni dovuti all’evoluzione della lingua. Idealmente, ogni 30/50 anni si dovrebbe verificare la freschezza di una versione e la sua comprensibilità; eventualmente, procedere con una ritraduzione.
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