Claudia Di Palma
Tre inediti
La parola è un chiodo.
Il verbo che tu incarnavi ti tolse
di mezzo scavandoti piano.
Riconobbi il tuo volto dal vuoto
che vi cresceva rigoglioso al centro.
Da lì tu mi guardavi senza mai
sciogliermi, mi lasciavi ai miei giorni
grossolani, io mi dimenavo
con cose di scarso valore, monili
d’argento, e tu, tutto miseria e vento,
non ti offendevi, dissanguavi in croce.
*
Voglio davvero che tu ti faccia carne
ora che sei un sogno, un sorriso
sfuggito ai chilometri?
Potresti sbiadire da un momento all’altro,
invece mi cerchi
nei ricordi, spingi.
Allora io, polvere o pozzanghera,
svanisco, mentre tu ti ergi.
Sì, sono io a perdere carne.
*
Mi hanno detto che non sono capace,
mi hanno convinto,
un po’ come si convince Dio
con la preghiera, con la ripetizione.
Anche Lui ci ha creduto
e poi tra un chiodo e l’altro
ha scoperto che non era vero,
che era capace come tutti di morire.
Foto di proprietà dell’autore.