Gianluca Del Prete è nato a Napoli nel ’94, vive in Toscana. La terra sotto i piedi è la sua prima raccolta di poesie, ancora inedita. Alcuni testi sono leggibili in rete; su vari siti tracui: Versante ripido, Carte sensibili, LaRecherche.it, la pagina Facebook Poesia Portale Sud, PoetarumSilva. Partecipa a eventi e rassegne di poesia.
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Emilio Paz (Lima, 1990) Professore di filosofia e religione, laureato presso l'Università Cattolica Sedes Sapientiae. Ha pubblicato in Perù e all'estero, è stato tradotto anche in diverse lingue. Ricerca il rapporto tra poesia, educazione ed estetica. Collabora e scrivi sul portale Liberoamerica.
Massimo Morasso è nato a Genova cinquantacinque anni fa. Germanista di formazione, ha tradotto in volume dal tedesco (Yvan Goll ed Ernst Meister) e dall’inglese (William Butler Yeats, David Jones...) e studiato a fondo la poetica di Rilke. A partire dal 1997 ha dato alle stampe soprattutto poesia (il ciclo de “Il portavoce”, 1997-2012, con gli editori L’Obliquo, Raffaelli e Jaca Book e “L’opera in rosso”, 2016, con Passigli), ma ormai scrive e pubblica quasi soltanto saggi e prose creative. Nel 2001 ha scritto la “Carta per la Terra e per l’Uomo”, un documento di etica ambientale in 12 tesi che è stato sottoscritto anche da vari premi Nobel per la Letteratura e premi Pulitzer per la Poesia. Sul piano critico, ha scritto, fra l’altro, una monografia su Cristina Campo (In bianca maglia d’ortiche, Marietti, 2010) e lo zibaldone Il mondo senza Benjamin (Moretti & Vitali, 2014). È il teorico della “via anagogica” in poesia. Ha vinto dei premi importanti ed è stato tradotto in alcune lingue.
Cristiano Poletti "Temporali" (Marcos y Marcos, 2019)
Lettura di Prisca Agustoni
Lettura di Prisca Agustoni
La recente raccolta poetica di Cristiano Poletti, Temporali (Milano, Marcos y Marcos, 2019) rivela, oltre a una tappa importante e matura del suo percorso – così come segnalato da Fabio Pusterla sulla bandella del libro – un interessante movimento di ricognizione lirica caratterizzato da una pausa conoscitiva, un’attesa piena di senso rivolta al contempo verso il mondo interiore e quello esteriore del poeta, come un pendolo che lento e preciso gravita da un punto all’altro della sua traiettoria, anche autobiografica. Il pendolo oscilla in modo costante, mosso dalle diverse forze che entrano in gioco, e su tutte, mi piacerebbe evocare qui due facoltà conoscitive dell’uomo che sembrano predomianare nell’approccio alla realtà, presente nella silloge di Poletti: l’attenzione e l’ascolto.
Se l’attenzione, nella tradizione filosofica occidentale (da Descartes a Leibniz a Kant) è un predisporsi per la presa di coscienza delle proprie rappresentazioni degli eventi della vita, siano questi astratti o concreti, l’ascolto sembra rivogersi alla voce, al dialogo, all’altro: essere all’ascolto indicherebbe quindi lo stato vigile di chi è proteso fuori da sé (pur scandagliando l’io, ricordando il noto Je est un autre di Rimbaud), l’intenzione quindi, l’impegno nel voler comprendere, grazie ad una naturale curiosità conoscitiva, i significati profondi che ci sfuggono, sia grazie al confronto diretto con l’altro, sia attraverso la contemplazione della natura o del paesaggio, aspetti sui quali torneremo.
Daniele Giustolisi, Se scendevi per strada, Capire edizioni 2019
Lettura di Francesco Diego Tosto
Nell’arco di un decennio trascorso a tradurre la propria vita in poesia – dalla prima raccolta Se poi dal buio uscisse la luce (Il filo, 2010) alla recente Se scendevi per strada (Capire Edizioni, 2019) Daniele Giustolisi – vincitore del premio Le Stanze del tempo 2019 / Fondazione Claudi - apre entrambi i titoli dei suoi libri con un se ipotetico a testimonianza della condizione drammatica dell’uomo viator, mai sazio di luce, alla continua ricerca di un approdo, di un varco non da descrivere o indicare ma da cercare.
I versi del poeta siciliano in questo nuovo testo, diviso in tre sezioni (Sopra i tetti di Myles-Una bologna di mille città- Mondrian hotel), appaiono più maturi e consapevoli, la loro sintassi libera, intenzionalmente frantumata, coinvolgente, e il loro afflato puro e incorrotto. «Cos’è questo filo segreto che unisce le storie?» si chiede l’autore (p.60), con la consapevolezza di una diffusa e latente tensione, che permea le pagine di un seducente diario di emozioni forti e dolorose, un alternarsi ossimorico tra il senso e l’incomprensibile, il buio e il lampo di una luce, la lotta e la resa, lo scoramento e la speranza. Si direbbe che l’animo di Giustolisi, sia pervaso da un’inquietudine lacerante e senza via di uscita, se non accrescessimo l’intensità di tale condizione di un significato più ampio e nobile, e cioè l’umano e vitale desiderio di aborrire una deludente quiete per catturare la totalità e sconfiggere il vuoto, il deserto dell’esistenza.
Fabio Scotto (La Spezia, 1959) è professore ordinario di letteratura francese all’Università degli Studi di Bergamo. Poeta, traduttore, saggista, ha pubblicato le raccolte poetiche Il grido viola (Edizioni del Leone, 1988 – Premio Menzione ‘Ungaretti’), Il bosco di Velate (Edizioni del Leone, 1991), La dolce ferita (Caramanica, 1999), Genetliaco (Passigli, 2000 – Premio Selezione ‘Metauro’), L’intoccabile (Passigli, 2004 – Premio Selezione ‘San Pellegrino’), Bocca segreta (Passigli, 2008 – Premio Selezione ‘San Vito al Tagliamento’), La Grecia è morta e altre poesie (Passigli, 2013, “Premio del pubblico ‘Carlo Emilio Gadda’- Pontedilegno Poesia”), In amore (Passigli, 2016, II Premio “Guido Gozzano”), La nudità del vestito (Nuova Editrice Magenta, 2017), Storia di Emma C. e altre poesie (Puntoacapo editrice, 2020) e le prose di A riva (Nuova Editrice Magenta, 2009). Suoi testi e volumi sono tradotti in francese, tedesco, inglese, spagnolo, portoghese, gallego, croato, sloveno, bulgaro, polacco, greco, cinese, arabo. Di prossima uscita in Francia la raccolta La peau de l’eau. Poèmes français 1989-2019 (Éditions La passe du vent, 2020) e in Romania l’edizione integrale di In amore /In dragoste (Ed. Anomis, 2020). Ha tradotto una quarantina di volumi di autori quali Hugo, Vigny, Villiers de l’Isle-Adam, Apollinaire, Bernard Noël, Yves Bonnefoy, di cui ha tra l’altro curato per Mondadori il Meridiano L’opera poetica (2010); sua è l’edizione dell’antologia Nuovi poeti francesi (Einaudi, 2011). Critico letterario e saggista, è autore di vari studi sulla letteratura francese tra Settecento e Novecento, tra i quali La voce spezzata. Il frammento poetico nella modernità francese (Donzelli, 2012), Il senso del suono. Traduzione poetica e ritmo (Donzelli, 2013) e Le corps écrivant. Saggi sulla poesia francese contemporanea da Valéry a oggi (Rosenberg & Sellier, 2019).
Laura Corraducci è nata a Pesaro nel 1974 dove risiede, è insegnante di inglese. Nel 2007 pubblica il suo primo libro di poesie con Edizioni Del Leone dal titolo Lux Renova. Suoi inediti sono apparsi su Punto Almanacco della poesia italiana 2014, edizione Puntoacapo, Gradiva con nota critica di Giancarlo Pontiggia, Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea 2, Raffaelli editore. Dal 2012 organizza, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura della sua città, la rassegna poetica “vaghe stelle dell’orsa” dedicata alla poesia contemporanea italiana e straniera che ha visto come ospiti fra i poeti più importanti del panorama letterario italiano e straniero. Nel 2015 per Raffaelli editore pubblica la sua seconda raccolta poetica dal titolo Il Canto di Cecilia e altre poesie che si classifica al secondo posto nel concorso poetico “Premio di poesia Camposampiero 2016”. Sue poesie sono state tradotte in lingua spagnola, inglese, olandese, rumena e portoghese. Ha tradotto il libro “Dire sì in russo” della poetessa inglese Caroline Clark, poesie della poetessa turca Muesser Yehniay e del poeta americano Bill Wolak. Gli inediti sono tratti dal suo terzo libro di poesie in prossima uscita con Moretti e Vitali editore.
I testi di Lavinia Frati sono apparsi su riviste poetiche (Poeti e Poesia), su antologie poetiche (IPoet; Il segreto delle fragole; Enciclopedia contemporanea Mario Luzi).
Ha pubblicato nell’anno 2019 la sua prima opera poetica “Anidramnios – Canto a due voci” con la casa editrice Controluna e nel 2020 l'opera poetica "La voce sognante" con la casa editrice RP Libri.
Nuno Júdice nasce a Mexilhoeira Grande (Algarve) nel 1949. Si laurea in Filologia Romanza presso l’Università Classica di Lisbona. È stato professore dell’Università Nuova di Lisbona, da cui si è congedato nel 2014. Tra il 1997 e il 2004 ha svolto le funzioni di Consigliere Culturale e Direttore dell’Istituto Camões di Parigi. Ha pubblicato libri di saggistica, di narrativa e di poesia. È attualmente direttore della rivista «Colóquio-Letras» della Fondazione Calouste Gulbenkian. In italiano sono state tradotte da Chiara De Luca le raccolte A te che chiamo amore (Ferrara, Kolibris Edizioni, 2011) e La materia della poesia (Ibid., 2015). Questi testi sono tratti dalla sua ultima raccolta O coro da Desordem (D. Quixote, Lisbona 2019).
Eleonora Rimolo (Salerno, 1991) è Dottore di Ricerca in Studi Letterari presso l’Università di Salerno. Ha pubblicato le raccolte poetiche Dell’assenza e della presenza (Matisklo, 2013), La resa dei giorni (Alter Ego, 2015 – Premio Giovani Europa in Versi), Temeraria gioia (Ladolfi, 2017 – Premio Pascoli “L’ora di Barga”, Premio Civetta di Minerva, Finalista Premio Fiumicino, Finalista Premio Fogazzaro) e La terra originale (pordenonelegge – Lietocolle, 2018 – Premio Achille Marazza, Premio “I poeti di vent'anni. Premio Pordenonelegge Poesia”, Premio Minturnae, Finalista Premio Fogazzaro, Finalista Premio Bologna In Lettere, Premio Speciale della Giuria “Tra Secchia e Panaro”, Segnalazione Premio “Under35 Terre di Castelli”). Suoi inediti sono stati pubblicati su “Gradiva”, “Atelier”, “Poetarumsilva”, “Poesiadelnostrotempo”, “Poesia2punto0” “Perigeion” e tradotti in diverse lingue (spagnolo, arabo, russo, francese, inglese, portoghese, macedone, rumeno). Con alcuni inediti ha vinto il Primo Premio “Ossi di seppia” (Taggia, 2017) e il Primo Premio Poesia “Città di Conza” (Conza, 2018). È Direttore per la sezione online della rivista Atelier.
Libertà e norma: nostalgia di un desideriodi Eleonora Rimolo * Fate che alla fine di questo prato ci sia altro...