da Il mio ultimo rituale
(inediti)
traduzione di Franca Mancinelli (dal lettone tramite interlineare in inglese)
Gr?mata
Citai p?c citas es pieskaros sav?m r?t?m,
manai vien?gajai kamufl?žai,
lai atcer?tos, kas esmu.
Es vairs neprotu mest krustu —
šis ir mans p?d?jais ritu?ls.
Vissen?k? ir t? uz kreis? pleca —
no vakc?nas pret bak?m —
apa?a, it k? tur
k?ds b?tu nodz?sis cigareti.
T?s bija manas pirm?s krist?bas.
Man ir daudz s?ku skrambi?u
ap visiem desmit roku pirkstiem —
pa vienam uz katru bausli.
B?rn?b? man patika naži.
Tolaik nebija citu rota?lietu.
Es m?dzu izlikt sav? priekš? uz galda
visus asos priekšmetus,
ko var?ja atrast m?j?s,
un devu tiem v?rdus
t?, k? dod v?rdus d?liem.
Zirga vecumu nosaka p?c zobiem,
s?pju vecumu — p?c r?t?m.
Un tom?r es v?l esmu pavisam jauns.
Šeit — un tas j?saka ?ukstus —
v?l ir daudz br?vas vietas.
Il libro
Una dopo l’altra tocco le mie cicatrici,
mia unica mimesi
così posso ricordare chi sono.
Non so più fare il segno della croce –
questo è il mio ultimo rituale.
La più vecchia è sulla mia spalla sinistra –
dal vaccino del vaiolo –
rotonda, come se qualcuno
avesse premuto lì una sigaretta.
Quello è stato il mio primo battesimo.
Ho molte sottili cicatrici
ovunque nelle mie dieci dita –
una per ogni comandamento.
Come un ragazzino ho amato i coltelli.
In quei giorni non c’erano altri giochi.
Mettevo tutte le cose taglienti
che potevo trovare in casa
di fronte a me sul tavolo,
e davo loro nomi
come si danno nomi ai figli.
L’età di un cavallo dalla sua dentatura,
l’età del dolore – dalle sue cicatrici.
E sono ancora molto giovane.
Qui – e deve essere detto in un sussurro –
c’è ancora molto spazio vuoto.
VASARAS BEIGAS UN CITI DZEJO?I
Sinopti?i un paramedi?i str?d?j?s par m?su n?kotni —
vai t? b?s karsta un s?p?ga
vai ar? t? b?s ledaina nej?t?ba.
Gaisa masas p?rvietoj?s,
zi?u diktoru gl?st?tas
kart?s tveic?g?s telev?zijas studij?s.
Prieks atkl?ja ko sl?ptu m?sos
k? sievietes smaids, kas ap l?pu kakti?iem
?auj ieraudz?t krunci?as, ko apsl?pusi kosm?tika.
Cer?ba ir t?la zeme — dažas dienas
m?s bij?m t?s zemes s?ls —
mirdzošs, rupja maluma.
Dalla fine dell’estate e altre poesie
*
Metereologi e paramedici stanno ancora disputando
sul nostro futuro: sarà afoso e doloroso
o sarà un ghiacciato intorpidimento.
Masse d’aria si muovevano
accarezzate dai presentatori meteo
sulle mappe nei loro soffocanti studi TV.
La gioia ha rivelato qualcosa nascosto in noi
come il sorriso di una donna che ti lascia vedere
sottili rughe attorno agli angoli delle labbra nascosti dal trucco.
La speranza è una terra lontana. Per pochi giorni
siamo stati il sale di quella terra:
a grani grossi, lucente.
*
Tava galva atrada mieru man?s plaukst?s
k? putns, kurš nakš?o uz zemes.
M?s esam no š?s pasaules.
M?s grib?j?m b?t spogulis,
kas visu atstaro, neko neatst?j sev?,
bet dz?ve pl?da mums cauri
k? cauri aizkariem gaisma,
kura pamodina gu?ošo saudz?gi — kad
sapnis ir gal?. M?s esam no š?s
pasaules.
M?s esam atv?rti k?
durvis, kas veras uz iekšu.
M?s esam no š?s pasaules.
*
La tua testa ha riposato sui miei palmi
come un uccello che nidifica sulla terra.
Siamo di questo mondo.
Abbiamo voltuo essere uno specchio
che riflette ogni cosa, non trattiene niente in se stesso,
ma la vita passa attraverso di noi
come la luce attraverso una tenda
svegliando dolcemente gli addormentati –
quando il sogno è finito. Siamo di questo
mondo.
Siamo aperti come
una porta che si apre all’interno.
Siamo di questo mondo.
Arvis Viguls (1987) è poeta, critico letterario e traduttore dall’inglese, dallo spagnolo, dal russo e dal serbo-croato. Vive a Riga dove conduce laboratori di poesia con l’Associazione degli Scrittori lettoni. La sua prima raccolta di poesie, Istaba (Room, 2009) ha ricevuto il premio annuale dell’“Associazione degli Scrittori lettoni” per la migliore opera prima e il Poetry Days Prize come miglior libro di poesia dell’anno. Dopo la sua seconda acclamata raccolta 5:00 (2012) sta ora lavorando al suo terzo libro (previsto per il 2016); con questi testi ha vinto un premio dalla “Fondazione per il supporto alla Letteratura Lettone”. Sue poesie sono state pubblicate in antologie e riviste letterarie in inglese, tedesco, russo, serbo, ceco, finlandese, lituano e ebraico. Ha tradotto, tra gli altri, poesie di J. Brodskij, F. G. Lorca, W. Whitman, W. B. Yeats, V. Popa. Le poesie tradotte da Franca Mancinelli attraverso una interlineare in inglese di Jayde Will, sono parte del workshop di traduzione poetica organizzato dal Center za Slovensko Književnost (Centro per la Letteratura slovena) in collaborazione con Literature Across Frontiers e Društvo slovenskih pisateljev (associazione degli Scrittori Sloveni), si è svolto a Dane (Sežana) e a Ljubljana dal 22 al 29 novembre 2015.
Fotografia di proprietà dell’autore
Franca Mancinelli è nata nel 1981 a Fano dove vive. Ha pubblicato i libri di poesie, Mala kruna (Lecce, Manni, 2007; premio opera prima “L’Aquila” e “Giuseppe Giusti”) e Pasta Madre (Torino, Nino Aragno, 2013). È inclusa in diverse antologie, tra cui Il miele del silenzio. Antologia della giovane poesia italiana, a cura di Giancarlo Pontiggia (Novara, interlinea, 2009), La generazione entrante. Poeti nati negli anni Ottanta (Borgomanero, Ladolfi editore, 2011) e Nuovi poeti italiani 6, a cura di Giovanna Rosadini (Milano, Einaudi, 2012). Collabora con riviste e periodici letterari tra cui «Poesia».