Alfonso Guida
Conversari
‘round midnight edizioni
2021
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Fotografia di Andrea Semplici
https://andreasemplici.it/archives/tag/poiesis
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Alfonso Guida è un poeta imprescindibile, anello di congiunzione della poesia italiana contemporanea col più dirompente Novecento poetico (Beppe Salvia, Dario Bellezza, Amelia Rosselli) e fautore di un sovrumano tentativo di rifondazione della poesia stessa. La scrittura di Conversari nasce in prosa poetica, come annotazione di cronaca e pensieri, per poi diventare poesia, osmotico oscillare di verso e quotidianità. Guida rifugge mappe e comode strade – ci nega perfino un indice! – abita invece la parola e la Lucania come luoghi sacri, si confida col lettore, rivive gli amori, conversa coi morti. Dalle pietre antiche di San Mauro Forte ci arriva così una voce incontaminata, senza sovrastrutture, mete, compiti da assolvere. Ci si sente dentro una sorta di neorealismo poetico, dove a muovere la scrittura sono gli stessi innocenti desideri, dolori e sentimenti, che muovevano le azioni degli umili nel cinema e nei romanzi neorealisti. Il sesso è un ‘frutto’, l’aria può essere ‘di fango’, le donne ‘penitenti’, il sonno ‘di animale’, la parola originaria ‘un gergo di cui fui ladro’. Il tempo è recuperato in un presente intermittente.
Il libro si apre con un 11 novembre sconfortante: “Le vie spezzate. Non si esce. La casa è crollata in un minuto.Dove sono stato era un luogo nero. Dove si dice – e molti sperano – che appaia Dio. I muri, l’abbandono. Il vuoto è un mostro. I pavimenti fanno pensare a chi ci ordina di scendere, di fare un volo dall’alto verso la grotta sottostante. C’è un tramezzo tra furto e citazione. Cose vecchie, la poesia, i poeti. Nulla si può rifare. Mancano le forze. Anche le fondazioni vacillano.” Ma il poeta riprende man mano fiducia, insieme alle amarezze ritrova la sua infanzia, gli amici, il paesaggio e può chiudere il libro con una potente, novecentesca, poesia alla madre. Quel ‘Nulla si può rifare’ diventa, alla fine, il suo contrario.
Antonio Fiori
*
Madre che non ricami più e rivedi
segni e incanti, gli occhi alti a un sogno estivo,
la grazia e l’ombra, chicchi
d’uva e grani di spiga.
La vendemmia condannata a un vino arido,
spirito delle mani strette, frutto
su una tomba notturna. Lì rivedo
le donne abbacinate e le fontane
col secchio. Il blu grottesco e una pietraia
lunare. Non mi ricordo niente ora
delle botteghe di confetti, il pugno
di sale sparso tra gli ombrelli. A notte
manciate d’acqua ferrosa, rossa.
Si aspetta il pane esca dal forno a muro.
Si accennano stagioni. Il paese sembra
mostri un volto scheggiato, un cielo, un cielo
color sasso.
*
Si ripete nel muro
la sedia e nella bocca
la parola. A che serve
tumultuare togliendo
pace alle rovine? Lascia che almeno
i morti dormano. Questo dovrà essere
il tuo augurio. Non tornare più giovane.
Tienti al di qua del varco.
Non disturbare. Torna
*
MISURA L’ATRIO
L’eccesso è nel puro pensiero ansioso
di scrivere. Distrarmi. Non tacere
la cenere di un fulmine, la pietra
sbozzata su ogni tua ferita. Il dialogo
si strozza. In gola s’attorce il funame
dell’acrobata, il broccame del fabbro.
Figure vuote. Non è un traghettarsi
per grida. Un altro paese
prende i miei passi e un convoglio contiene
valigie, un orizzonte. Il giorno è l’ago
che non fissa e deraglia. Barcollando,
nessun figlio. L’epoca sazia l’ora
del cloroformio nei reparti, un grigio
di tabacco e lana, le scale. Sibila,
spoglia, una fenditura: nel compianto
s’impenna controluce
l’edera sfinita, una tenerezza.
Si dissolve il respiro.
Si guasta. L’immagine, il peso. Gli occhi
non sanno se è un luogo cercare o un gesto.
L’ago è un tremito. Suona, lento, il suo valzer
da un paese stanco a un silenzio distrutto.
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Alfonso Guida (1973) vive a San Mauro Forte. Legato alle figure di Beppe Salvia, Dario Bellezza, Amelia Rosselli e Paul Celan, suoi testi sono apparsi, tra le altre, sulle riviste Poesia e Forum Italicum. Premi: Dario Bellezza per l’opera prima con la raccolta Il sogno, la follia, l’altra morte (1998); Montale con la plaquette Le spoglie divise [15 stanze per Rocco Scotellaro] (2002). Pubblicazioni: per i tipi di Poiesis Il dono dell’occhio (2011) e Irpinia (2012); Ad ogni passo del sempre (Aragno, 2013); L’acqua al cervello è una foglia (LietoColle, 2014); Poesie per Tiziana (Il Ponte del Sale, 2015); Luogo del sigillo (Fallone Editore 2016); Ha inoltre pubblicato il diario in prosa “Diario del transito” disponibile in rete. Cura la rubrica “Golpe” per la rivista Avamposto. Varie le plaquette: Via Crucis, Note di terapia, Nous ne sommes pas les derniers.