Umberto Piersanti è nato ad Urbino nel 1941 e nella Università della sua città insegna Sociologia della Letteratura. Ha pubblicato le raccolte di poesia La breve stagione (1967), Il tempo differente (1974), L’urlo della mente (1977), Nascere nel ’40 (1981), Passaggio di sequenza (1986), I luoghi persi (Torino, Einaudi, 1994), Nel tempo che precede (Ibid., 2002), L’albero delle nebbie (Ibid., 2008). Ha curato insieme a Fabio Doplicher l’antologia di poesia italiana del secondo novecento Il pensiero, il corpo (Quaderni di Stilb, Roma, 1986). Le sue poesie sono apparse sulle principali riviste italiane e straniere come “Nuovi Argomenti”, “Paragone”, “il verri”, “Poesia”. E’ inoltre autore di romanzi e testi filmici. Dirige la rivista Pelagos.
Umberto Piersanti
(inediti)
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Incontro
il crepuscolo lungo
che si spegne,
dall’erbe e dalle macchie
fitte più di formiche
in processione
le rane nella strada
e contro i vetri,
sul cofano aggrappate
con rauchi gridi
ma non c’era un torrente
tutt’intorno,
neanche un fosso
il più scavato e perso,
non era quel cammino
così assurdo e irreale
e senza meta?
ma tacevano i lunghi
campi e freddi,
ottobre li bagnava
con la sua brina,
solo un grillo tenace
nel trifoglio
lo stanco canto
oppone
al primo gelo
chi non sa dove andare
meglio cammina,
nel buio che s’annuncia
conviene perdersi,
i sentieri tra i campi
sono infiniti,
la fonte sta dovunque
o in nessun luogo
scendono per i greppi
le rane a balzi,
forse non hanno meta
forse è smarrita,
tu le guardi,
pensi
quant’è dolce
perdere la strada
____________________Maggio 2013
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Rivedendo le lucciole
no, non una lucciola
errava appo la siepe
ma a migliaia
giù per i fossi
e l’erbe folte
delle Cesane buie
e senza luna
da grandissime stelle
rischiarate e mute,
solo un qualche fruscio
tra i ceppi alti
e i grilli così lontani
dentro l’erba spagna
del declivo fondo,
e quel silenzio scuro
così pacato, da fitte luci
solcato e rischiarato
alle tenebre certo non rimanda,
l’Aperto che ti cerchia
è sconfinato,
tenero sì, ma l’Assoluto
sempre il passo rallenta
il sangue un poco gela
noi scendevamo un giorno
sulle mura,
avvampa la bottiglia
di fitte luci
raccolte dentro l’aria
con le mani,
ma tremi se le metti
nel lungo vetro,
chiedi che s’apra il varco
quasi ogni istante,
la scia luminosa che si disperde
tra rovi e muri
e tutti li rischiara,
dentro il sangue s’accende
e ti consola
ma c’è un compagno
dal volto affilato,
lui quelle luci
dentro il pugno serra
e acceca,
l’aria si fa vuota
e tutta nera
____________________Luglio\Agosto 2013
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Un difficile volo
anche il cardo di mare
riluce azzurro,
mai l’aria è così chiara
come quando il tardo agosto
trasmuta nel settembre,
tutto s’è fatto lento
e trasognato,
un gabbiano vola
tra la spuma
una ragazza cammina
sopra la rena,
il suo passo quasi
non la sfiora
dove un ruscello verde
di rami e foglie
dentro il mare entra
e si dissolve,
s’alzano libellule
diafane e fitte,
volano sopra sabbie
e acque ignote
via dai morbidi nidi
d’erbe e canne
debbono ma non vogliono,
pensi e le guardi,
sanno che il viaggio è lungo,
che si cade,
il vento le travolge,
i balestrucci in volo
le afferrano e trangugiano
svelti e ingordi,
il fremito che le assale,
ali e sangue,
non conosce meta
e non dà sosta
ma tra la sabbia e l’acqua
s’alza un muro
bianco e compatto,
così largo,
infinito,
ogni volo lì s’infrange
ogni cammino
molte spezzano ali e tronco
contro quel bianco,
altre, dopo lungo
volo, dentro acque
ignote cadono affrante,
qualcuna, aggirato
il muro immenso,
tra l’erbe della duna
stanca si posa
forse non c’è una meta
che le attende,
ma riprendere il volo
è necessario
____________________Agosto 2013
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Sotto il Conero
passano figure trasognate
lente dentro il crepuscolo
d’ottobre,
autunno annebbia
gesti e passi,
li trascolora,
i gabbiani alti in cielo
come sospesi,
sospesi anche in cima
all’onde lievi,
la Montagna è là,
in fondo all’acque grigie,
i suoi gironi debbono scalare,
il Purgatorio è altissimo
e sospeso,
pazienza e calma ci vuole
per salire
la verga d’oro al fianco
si distende,
per campi immensi
scende fino al mare,
un brandello d’estate
che resiste,
tenace
nella bruma che l’avvolge
____________________Ottobre 2013
Umberto Piersanti è nato ad Urbino nel 1941 e nella Università della sua città insegna Sociologia della Letteratura. Ha pubblicato le raccolte di poesia La breve stagione (1967), Il tempo differente (1974), L’urlo della mente (1977), Nascere nel ’40 (1981), Passaggio di sequenza (1986), I luoghi persi (Torino, Einaudi, 1994), Nel tempo che precede (Ibid., 2002), L’albero delle nebbie (Ibid., 2008). Ha curato insieme a Fabio Doplicher l’antologia di poesia italiana del secondo novecento Il pensiero, il corpo (Quaderni di Stilb, Roma, 1986). Le sue poesie sono apparse sulle principali riviste italiane e straniere come “Nuovi Argomenti”, “Paragone”, “il verri”, “Poesia”. E’ inoltre autore di romanzi e testi filmici. Dirige la rivista Pelagos.
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Fotografia dell’autore di Dino Ignani