Lorenzo Pataro, Amuleti (Ensemble, 2022).
Prefazione di Elio Pecora.
Anteprima editoriale per Atelier.
Lorenzo Pataro (Castrovillari, 1998) ha pubblicato la raccolta di poesie Bruciare la sete (Controluna, 2018). Sue poesie sono state pubblicate su riviste e blog come Atelier, Interno Poesia, Poesia del nostro tempo, ClanDestino, Il sarto di Ulm – bimestrale di poesia, sul sito ufficiale di poesia della Rai (Poesia, di Luigia Sorrentino), sul quotidiano La Repubblica. Ha vinto i premi “Ossi di seppia”(2021) e “Poeti oggi” (2022).
Dalla quarta di copertina:
«Lorenzo Pataro è nato nel secolo sbagliato, o migliore di tutti a seconda dei punti di vista, per offrire la sua voce di poeta radicale.
La sua è una parola di luce e vertigine, di visione e tragedia. È poesia. Autentica. Che se ne frega dei secoli e dei regnanti».
Daniele Mencarelli
*
Dalla sezione “Richiami, amuleti”
Cerchia la parola, la parola disarmata
alla fine della strage sulla linea che segna
la frontiera. Autunno-dire, inverno-sentire.
La casa è nuda. Tu fai tana nella soglia.
Si sgola la distanza e si ammanta
la preghiera di fonemi involontari.
Ti mando a brillare sulla neve.
Azzurro bene non visto che perdura.
*
Dieci agosto. Il grecale si assottiglia
come un vetro, si fa polvere di mare.
La cenere dei roghi ferisce ogni vampa
clandestina nel cortile delle case popolari,
l’afa che spostano i bambini fuggendo
dagli agguati, le insegne intermittenti
mezze accese a fare eco alle tracce delle corse
sfrenate verso il fuoco che attira nella grotta
dove hai perso una notte il primo sangue,
dove un rito selvaggio di provincia
si tramanda a perdurare come un germe.
*
Dalla sezione “Nostalgia del grembo”
In principio fu la condanna beata
del letto-grembo a tenerci lontani
dai cuori pulsanti senza corpi
sui marciapiedi, loro che attendevano
collegamenti terminali con le nostre vene.
Aveva l’odore buono del pane appena
sfornato il tepore amniotico delle coperte,
una goccia di saliva univa le ali disabituate
a gettarsi sui semi, il grano cresceva pari
passo ai tuoi capelli unti dall’asma.
In principio fu la condanna beata
dell’insonnia a tenerci vigili all’arrivo
della felicità, fu un ago nel cuscino
la scoperta che non eravamo noi
i dormienti scelti.