Alessandro De Santis è nato a Roma nel 1976; laureato in Storia Moderna e Contemporanea, vive a Lanuvio, paese dei Castelli Romani dove è assessore alla Cultura e alla Pubblica Istruzione. Scrive narrativa, in particolare racconti, che ha pubblicato in alcune antologie oltre che su diverse riviste cartacee e online. Ha diretto il blog letterario Luminol ed è editor e curatore dell’omonima collana di narrativa italiana breve per le Edizioni Socrates. Suoi testi poetici sono stati pubblicati su diverse riviste: Nuovi Argomenti, Nazione Indiana, El Ghibli, Letras, Sagarana, Niederngasse e Interno Poesia. Ha esordito con la silloge Il cielo interrato (Novi Ligure, Joker Edizioni, 2006) cui segue Metro C (Leccce, Manni Editori, 2013); alcune poesie di quest’ultimo libro sono state antologizzate in Cile e ne è in corso una traduzione in lingua araba. Suoi testi sono presenti nel XII Quaderno di Poesia Italiana Contemporanea (Milano, Marcos y Marcos, 2015).
Alessandro De Santis
(inediti)
Ogni virtù, salvo nella brevità del riconoscimento, è priva di splendore e vive in una caverna buia
circondata da altri abitanti, alcuni dei quali molto pericolosi.
Roberto Bolaño
Difetto
Non voglio più essere un’arma
– nel discorso diretto
Dormire la notte
sognare piccoli coccodrilli
allattare al seno
scattare foto di nudo
Ecco cosa vorrei fare
se solo mio padre fosse vivo
se solo non avessi mai ucciso un uomo
E invece sempre indosso una
smorfia di acciaio,
una cravatta dal nodo
chiodato, e la pelle
del vicino come smoking.
A l’Aquila
Immagine concessa
Il tuo sogno parte
dagli oggetti – mi dice
Il tuo è un mezzo sogno
come una scossa, infine cicatrice.
Il giovane medico guida – è notte – sui
tracciati sicuri di asfalto
eppure vicoli ciechi
di versi di Pessoa e cioccolato fondente.
L’urlo, in sonno, è
men che un sibilo di luce
Progetto di un week – end
Sbornia di una serata
Pizza rossa mal digerita
Il mio sogno parte
da un boato – le dico
Il mio è un mezzo dolore
una città che sfugge, si
sottrae, a due resurrezioni.
La vita ci precede. Chi ci segue/ è la morte.
Ennio Flaiano
Madrigale magro
Nessuna mano può
invero cancellare, o tentarlo
il meraviglioso
declinare, la fabula e il lampo
di te e di me
che saltiamo con
la corda, amanti
dell’amare.
Fotografia di proprietà dell’autore.