La fanciulla senza mani e altre poesie,Vicki Feaver, cura e traduzione di Giorgia Sensi, Interno Poesia Editore, 2022

Vicki  Feaver (1943), è cresciuta a Nottingham. Ha cominciato a scrivere poesia quasi trentenne quando l’ultimo dei suoi quattro figli ha cominciato la scuola. Ha lavorato come docente di Lettere e Scrittura Creativa al West Sussex Institute, in seguito Università di Chichester, fino a diventare Emeritus Professor.

È autrice di quattro raccolte di poesia: Close Relatives (Secker 1981); The Handless Maiden (Cape 1994), vincitrice del Heinemann Award e finalista del Whitbread Prize; The Book of Blood (Cape 2006), finalista del Forward Prize e del Costa Prize; e I Want! I Want! (Cape 2019), finalista del Forward Prize. The Handless Maiden include le poesie ‘Lily Pond’, finalista dell’Arvon Foundation International Poetry Competition, e ‘Judith’, vincitrice del Forward Prize for Single Best Poem.

Nel 1993 Vicki Feaver ha ricevuto una Hawthornden Fellowship e nel 1999 un Cholmondeley Award. I suoi versi sono  stati inclusi in diverse antologie di poesia contemporanea, tra le quali Penguin Modern Poets 2 (1995) (con Carol Ann Duffy e Eavan Boland); After Ovid (1996), una antologia di traduzioni dalle Metamorfosi di Ovidio, e The Penguin Book of Poetry from Britain and Ireland since 1945 (1998).

Vicki Feaver ora vive in Scozia.

*

Judith

Wondering how a good woman can murder
I enter the tent of Holofernes,
holding in one hand his long oiled hair
and in the other, raised above
his sleeping, wine-flushed face,
his falchion with its unsheathed
curved blade. And I feel a rush
of tenderness, a longing
to put down my weapon, to lie
sheltered and safe in a warrior’s
fumy sweat, under the emerald stars
of his purple and gold canopy,
to melt like a sweet on his tongue
to nothing. And I remember the glare
of the barley field; my husband
pushing away the sponge I pressed
to his burning head; the stubble
puncturing my feet as I ran,
flinging myself on a body
that was already cooling
and stiffening; and the nights
when I lay on the roof – my emptiness
like the emptiness of a temple
with the doors kicked in; and the mornings
when I rolled in the ash of the fire
just to be touched and dirtied
by something. And I bring my blade
down on his neck – and it’s easy
like slicing through fish.
And I bring it down again,
cleaving the bone.

*

Giuditta

Mentre mi chiedo come può una donna virtuosa uccidere,
entro nella tenda di Oloferne,
in una mano ho i suoi lunghi capelli cosparsi di unguento
e nell’altra, alzata sopra
la sua faccia addormentata, arrossata dal vino,
il suo falcione dalla lama ricurva
sguainato. E sento una vampa
di tenerezza, un desiderio
di deporre l’arma, di sdraiarmi
protetta e sicura nel sudore acre
del guerriero, sotto le stelle di smeraldo
del suo baldacchino porpora e oro,
di annullarmi come un confetto sciolto
sulla sua lingua. E ricordo il bagliore
del campo d’orzo; mio marito
che respinge la spugna che gli premo
sul capo che brucia; la stoppia
che mi punge i piedi mentre corro
e mi getto su un corpo
già quasi freddo
e irrigidito; e le notti
passate sul tetto – il mio vuoto
come il vuoto di un tempio
con le porte sfondate; e le mattine
in cui mi rotolo nella cenere del camino
soltanto per essere toccata e sporcata
da qualcosa. E gli affondo la lama
nel collo – ed è facile,
come affettare del pesce.
E la affondo di nuovo,
spaccando l’osso.

*

The Red Cupboard
after Pierre Bonnard

The woman’s cupboard, she’s stocked
with jams, jellies, pickled limes

and bottles of blue-skinned plums
that just to look at is to taste

their sweet green flesh. Inset in the wall,
the inside’s painted the red of petals –

poppies, geraniums – of dream blood.
When she opens the white door

it’s like opening herself.
Among jars of quince and apple,

the red satin dress with a boned bodice
she wore as a girl; and multiplied behind,

down a long corridor of deepening reds,
the woman who each month either swelled

with a child, or felt the little burp
and bubble that began her flow.

And beyond, in black red fields,
her mother, and her grandmother,

and her grandmother’s mother –
a queue stretching back, back.

Some days, when she opens the door
to find her riches, her gifts, her sumptuous store,

all that’s left
is the thick scent of blood.

*

La credenza rossa
alla maniera di Pierre Bonard

La credenza, lei l’ha riempita
di marmellate, gelatine, lime sottaceto

e vasi di prugne dalla buccia blu
che al solo guardarla assapori

la polpa verde, dolce. Inserita nel muro,
l’interno è dipinto del rosso dei petali –

papaveri, gerani – del sangue dei sogni.
Aprire lo sportello bianco

è come aprire sé stessa.
Tra i vasi di cotogne e mele,

il vestito di raso rosso con il corpetto rigido
che indossava da ragazza; e dietro, moltiplicata

lungo un profondo corridoio di rossi più scuri,
la donna che ogni mese o aveva il gonfiore

della gravidanza o sentiva il piccolo sussulto
e la bollicina che segnalavano il flusso.

E ancora oltre, in campi rosso nerastri,
sua madre e sua nonna,

e la madre di sua nonna –
una fila che si allunga sempre più indietro.

Certi giorni, quando apre lo sportello per trovare
le sue ricchezze, i suoi doni, la sua sontuosa dispensa,

tutto ciò che è rimasto
è l’odore denso del sangue.

 

*

The Blue Wave

Do it now, say it now, don’t be afraid.
Wilhelmina Barns-Graham

In my head there’s a painting
done in your nineties
when just to lift your arm

was an effort: a single brave
upwards sweep with a wide
distemper brush, so loaded

with paint the canvas filled
with the glistening blue wall
of a wave before it falls.

*

L’onda blu

Fallo adesso, dillo adesso, non avere paura.
Wilhelmina Barns-Graham

Ho in testa un quadro
che hai fatto novantenne
quando anche sollevare un braccio

era uno sforzo: un solo coraggioso
movimento verso l’alto con un ampio
pennello per la tempera, così carico

di colore che la tela si riempì
della lucente muraglia blu
di un’onda prima che cada.

*

La fanciulla senza mani e altre poesie,Vicki Feaver, cura e traduzione di Giorgia Sensi, Interno Poesia Editore, 2022

… E piansi per le mani che germogliarono
dal fango rossiccio – le mani
che scrivono questo – e stringevano
i ricci dei suoi pugni.

 

La poesia ‘La fanciulla senza mani’ è basata su una fiaba con una doppia versione: nella versione dei Grimm le mani della donna, che le erano state tagliate dal padre, ricrescono perché è stata buona per sette anni, ma in una versione russa ricrescono mentre tuffa le braccia in un fiume per salvare la sua bambina che sta per annegare. È su questa seconda versione che Vicki Feaver basa la sua poesia, e mi piace qui citare le sue stesse parole: “La bambina della favola rappresenta la creatività della donna, che solo lei può salvare. Era questa un’idea così potente che ne dovevo assolutamente scrivere. Mi ci vollero tre anni per trovare il giusto modo per farlo. Alla fine scelsi la voce della Fanciulla senza mani stessa – come se stessi scrivendo la poesia con le mani che crebbero nel momento in cui lei salvò la sua opera, la sua bambina”. La donna ritrova le sue mani, le mani che scrivono poesia, la poeta trova la sua voce.

La fanciulla senza mani e altre poesie, della poeta britannica Vicki Feaver, raccoglie poesie dalle sue tre raccolte:
The Handless Maiden, Jonathan Cape, 1994
The Book of Blood, Jonathan Cape, 2006
I Want! I Want! , Jonathan Cape, 2019