Umberto Piersanti
Inediti
Antico gioco di primavera
e stride il coleottero
impazzito,
vola a cerchi
ormai stretti
e disperati,
nulla può la corazza
luminosa,
ha le zampe serrate
dentro il filo
è l’aria gonfia e azzurra,
aria di maggio,
di calendule arancioni
l’aiuola è colma,
l’uva spina è là
in fondo, i grandi
acini ramati
d’un verde profumo
intridono la rete
è un gioco,
un gioco di tarda primavera,
dello strazio che vortica
nell’aria, vede
solo quel giallo
che barbaglia
il mattino di maggio
s’inoltra e avvampa,
guarda i cieli il ragazzo,
guarda la nube
che felice s’impiglia
dentro un ramo,
e tiene stretto il filo,
è solo un gioco,
un gioco della tarda primavera,
la sorte di quell’altro
non lo tocca
Gennaio 2019
*
Dieci minuti in acqua
dieci minuti in acqua,
solo dieci,
ogni secondo va vissuto
intero,
butta la testa sotto,
calcia il mare,
risali
e stenditi
cogli occhi chiusi,
e tutti gli altri intorno
sono felici,
la spuma è tutta bianca
l’acqua azzurra,
ma se trovi una foto
è in bianco e nero,
un bianconero colmo di colori,
e non pensare al fischio
che presto arriva,
torna la marcia lunga,
l’alzabandiera,
il film dei due sergenti,
non c’è una battaglia,
l’infinita giornata
bianca e assolata
com’è la delusione
dieci minuti in acqua
alla Grande Baia
– sopra i soldati
nell’immenso bosco
camuffati coi rami
fingon la guerra –
dopo un lungo cammino
dalla colonia
coi cappellini bianchi
e la canzone
di quel soldato sperso
nel Montenegro,
i rovi sono tutti impolverati,
pendono i fichi
acerbi dalle rupi,
ed è mercoledì,
un mercoledì da leoni
sul celeste Adriatico
c’aspetta
dieci minuti
con te bruna biancovestita
in cima al Furlo,
dieci minuti solo
sulle Cesane,
dieci minuti a Orvieto
in faccia al Duomo
fuori di quei dieci minuti
il tempo incalza
Agosto 2019
Nota mercoledì da leoni: è un chiaro rimando all’omonimo film Americano, una vera e propria ode al surf, uscito in Italia nel 1983.
*
La pula
padre, ieri
ero tra edifici immensi,
immensi e fitti
e le persone come la pula
che alla battitura
si dissolve infinita
dentro l’aria,
e pensavo a te,
negli anni venti,
contadino-soldato mandato
là, nella Milano sconfinata
di macchine e calessi,
di vetrine rilucenti,
tu che il mare
non hai mai toccato,
lo intravedi appena
dal monte della Conserva
sulla Cesana alta,
così lontano,
non sai dove finisce l’acqua
e comincia il cielo,
e come te
m’aggiro
estraneo e perso
dentro il mondo nuovo
ma tua avevi vent’anni,
a Che’Spasso o Camorciano
t’aspetta una ragazza,
una da raccontargli
tutto del mondo nuovo,
un mondo da non credere
per chi sta nei campi
altri sono i miei anni,
come quelli dei vecchi
che sanno storie,
oggi le storie
i giovani le hanno
scritte su vetri
con la pelle confusi
dentro le mani
in un tempo remoto
ho guardato con te
la pula salire in aria,
ora la vedo
che dal fosso sconfina,
non la ferma il Catria
neppure il mare,
questi edifici immensi
attornia e stringe,
continua il suo cammino
e mai s’arresta
Luglio 2019
*
Terra di memorie
terra di memorie
l’età che s’inoltra,
di volti che s’affollano
e vicende
dinnanzi agli occhi
e tremano nel sangue,
l’infanzia è la stagione
più tenace
e ogni altra
offusca
e quasi oscura
la biscia nella pozza
che poi s’acquatta
tra ciclamini pallidi,
d’ottobre,
la gioia che t’afferra
quando ascolti
i frulli d’ali
tra folti ceppi
e rami
e le stelle immense
alla Piantata,
formano quasi un carro
come quello
che l’Antico guida
al Fontanino
ma nel cielo non c’è
chi lo conduce,
la loro corsa immobile
e infinita
e degli umani conoscono
ogni strada,
fredde più della neve
nell’inverno
gelano le volpi
accovacciate,
d’estate fanno umido
il trifoglio
ah! questa infanzia
che negli anni s’inoltra
e ti pervade,
ossessiona i tuoi giorni
e un poco,
almeno un poco,
li consola
novembre 2019
Fotografia di Paola Castagna.