C’è una bacheca al Bar Samarcanda,
miti e ricordi attaccati a una punes,
un cartellone che cita Cervantes
posters, chitarre e un peluche della Guinnes.
Un cameriere con la sua comanda
pensa alla moglie dentro a un altro letto
e sostituisce, sbagliando foglietto,
l’ordine d’un deca in caffè corretto.
Il proprietario d’una vecchia Panda,
sbircia tra i seni d’una ragazzina
e le racconta di ville in collina,
la notte stende la branda in cantina.
Un ragazzino che fa propaganda
d’idee politiche a lui sconosciute
parla di sogni con frasi incompiute,
canta ambizioni dalle voci mute.
Sotto al bancone c’è la sarabanda
di rabdomanti di sguardi e bicchieri
mentre la band suona pezzi di ieri
e un uomo fugge dai carabinieri.
Più tardi si chiuderà la serranda,
come ogni notte, chissà, pure questa,
e lascerà tutto quello che resta
come coriandoli dopo la festa.
Sulla bacheca ci sta una domanda,
quasi un pensiero da mettere a frutto,
che un ciucco legge ed omaggia col rutto:
“… che ne sarà di tutto?”.