Monia Gaita
Inediti
“Ho consegnato”
Ho consegnato copie diverse di me stessa
in base al ruolo, al contesto, all’occasione.
L’originale la custodisco per me sola,
per questo cielo dal cuore basso e costernato,
per questo sole che annoda trecce al corpo dei noccioli.
Ho consegnato copie diverse di me stessa
per decompormi senza nome
nelle raffiche del vuoto,
per sgominare la paura di esser viva,
la silenziosa scorta delle fragilità.
E ora che i miei doppi tamburano i secondi
vado bevendo il vizio a sorsi lunghi
come un’acqua.
E inutilmente cerco quell’io usurpato
già troppe volte estinto
che ha seppellito il vero dal suo guscio
nella fossa.
*
Montefredane
Le nuvole sfilano
col bianco che ciondola stordito
contro i rami.
In fondo alla tasca dei noccioli
c’è un segreto;
spunta come un colletto di camicia
dal polso dei balconi, delle lucertole rapaci,
dei vuoti di memoria delle scale.
A volte la campagna radicante manda un grido,
senza clemenza s’intrufola fra i muri,
tocca la curva delle voci dei bambini
con le dita.
E scivolare via dai buchi del distrutto
è partorire dal tuo corpo un altro tempo,
è rovesciare la traversa delle assenze
lungo i tronchi,
è rivestire il sottobosco del rimasto
con quattro guaine impermeabili di forza
alla tempesta.
Fotografia di proprietà dell’autrice.