Inediti
*
VACUITÀ
Cosa rimane
dei numerosi giorni accatastati
come ordinate spighe nei covoni
e di tutto un continuo trafficare
sui marciapiedi lisi delle strade
delle risa scambiate a crepapelle
sul volto degli amici più vicini
o degli sparsi attimi straniati
tra portici in granito ed osterie
e cosa resta
delle fatiche spinte fino a sera
per lanciare le reti sul domani
o delle labbra offerte con tremore
dentro un’oscurità senza parole?
Rimane solo nebbia che s’imbianca
tra i pali dei lampioni alla marina
e d’una vita forse trasognata
solo un fondiglio erboso di ruscello
*
NOTTE
…e tu impietosa notte
che imbastisci
da cieli semispenti
incomprensibili trame
affrettati a portare
profili nuovi
al casellario delle somiglianze
sapendo che veniamo
da giorni macinati
da mille turbamenti
e che breve è lo sballo
del tempo che ormai resta
Non essere taccagna
nel sussurro che scioglierebbe
il ghiaccio dei canali
e non lasciarci
inerti come pali sverniciati
al crocevia degli smarrimenti
invèntati un sollievo
o qualche chiarimento
prima che cessi
il turno della luna
*
MOTTI
Bada dove metti i piedi:
e non sai se il riguardo
è alle pozzanghere
o alle insidie
nascoste fra la gente
ma siamo andati avanti
timorosi e anche schietti
con quel cipiglio
un po’ meridionale
a plasmare parole
coi dialetti del mare
parole in bella forgia
che non sapremmo cambiare
Fotografia di proprietà dell’autore.