Franca Alaimo vive a Palermo. Esordisce come poeta nel 1989 con Impossibile Luna a cui sono seguite altri diciassette libri di poesia, tra cui più recenti: Sempre di te amorosa (2013), Traslochi (2016), LietoColle Editore; e nel 2018 Elogi, Giuliano Ladolfi Editore. Sulla rivista digitale la Recherche, del cui team fa parte, la pubblicato quattro e-book, e ha al suo attivo una pubblicazione con PulcinoElefante. Ha scritto cinque saggi sugli autori contemporanei: Domenico Cara, Tommaso Romano, Luciano Luisi, Franco Loi, Gianni Rescigno. È presente in numerose Storie della Letteratura italiana, in antologie di prestigio (Newton Compton, Aragno, LietoColle, Marcos y Marcos, etc…) e in riviste quali “Poesia” e “Anterem”. Ha tradotto dall’inglese due brevi sillogi del poeta irlandese Peter Russell. Ha scritto centinaia di recensioni sulle opere dei poeti contemporanei. Ha curato per Ladolfi l’antologia internazionale L’eros e il corpo. E’ presente sul sito Italian Poetry. Alcuni suoi testi sono stati tradotti in spagnolo, francese e tedesco. Un inedito è stato recentemente pubblicato sul settimanale “Panorama”. Tra breve sarà editato da Ladolfi il romanzo “Vite Ordinarie” e con le Edizioni Spazio Cultura il racconto lungo “La gondola dei folli”.
Franca Alaimo
Un inedito
!4 Agosto 2018
(ai bambini morti a Genova)
Come noci
scosse prematuramente
i gherigli teneri, quasi liquidi
sotto la pelle, cadevano.
Cadere ha una sua grazia
di vestiti gonfi di vento
di sibili che fanno le maniche
battendo sulle braccia
Fiumi di frescura tra le dita.
Corpi-vascelli ondeggianti
sul palmo del tempo.
Ancora una boccata d’aria,
Ma quanto grande
è il cielo capovolto?
Dove fugge quell’occhio
enorme di acqua-luce grigia?
Piove nella bocca aperta
tra i denti, sulla lingua.
L’aroma della città,
il porto, il suo salmastro.
Sarà passato uno stormo
di gabbiani anch’essi ad ali aperte.
I bambini avranno pensato
a qualcosa di bello o forse a niente,
perché loro non sanno
come crudelmente
abbraccia il vuoto.
Cadevano soltanto
per conoscere la gioia dello spazio.
Non sapevano che morire
è una cieca obbedienza
alla legge di gravità.
Al suo centro
un perno fragile e leggero
che vira sempre verso il basso,
verso la lunga cecità..
Se presta ali, sono quelle finte,
le solite ali di cera,
che si sciolgono fra terra e cielo.
Fotografia di proprietà dell’autrice.