Amarji, pseudonimo di Rami Youness, è un poeta, autore, e traduttore siriano, nato a Laodicea nel 1980. Ha pubblicato 4 libri di poesia: N (Mawaqef 2008- Beirut, Libanon), Perugia: Il testo- Il corpo (Mawaqef 2009- Beirut, e Bidayat 2009- Damascus), NavigazioniErotiche (Mawaqef 2011- Beirut, e Bidayat 2011- Damascus), Rosa dell’animale con Maria Grazia Calandrone (Edizione arabo: Attakween 2014- Damascus; Edizione Italiano: Zona Contemporanea 2015- Roma).
Primo premio di poesia nel XVIII Edizione del “Festival della poesia dei giovani” in Siria, 2011. Primo premio di poesia del “Concorso Internazionale di Prosa, Poesia e Fotografia” indetto dal Movimento Artistico Recupero delle Identità Culturali (M.A.R.I.C.) di Salerno, 15 Aprile 2018. Premio letterario internazionale Magna Graecia Poesia, sezione “aforismi”, secondo classificato, Genova 21 Giugno 2018.
Ha tradutto in arabo: Giacomo Leopardi, Pensieri (Parola 2009- Abu Dhabi: Abu Dhabi per cultura e eredità); Leonardo Da Vinci, Scritti Letterari (Attakween 2013- Damascus); Dino Campana, Canti Orfici e gli Inediti (Attakween 2016- Damascus); Gabriele D’Annunzio, La Città Morta (Tuwa 2012- Londra, Gran Bretagna). Voci della Poesia Italiana Contemporanea: Un’Antologia Breve, scelta con Maria Grazia Calandrone (L’Altro 2012- No.3, Beirut e Damascus); Pier Paolo Pasolini, Carne e Cielo (Ninawa 2016- Damascus); Antonio Gramsci, L’Albero del Riccio e Nouve Lettere (Attakween 2016- Damascus); Michele Caccamo, Chi mi Spazierà il Mare (Attakween 2016- Damascus); Hölderlin, Pane e Vino e Altre Poesie (Attakween 2016- Damascus); Alessandro Baricco, Oceano Mare (Almutawassit 2017- Milano); Luigi Pirandello, Uno, Nessuno e Centomila (Almutawassit 2017- Milano); Giuseppe Tomasi di Lampedusa, I Racconti (Almutawassit 2018- Milano). Amarji (Rami Youness) Inediti
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Non c’è chiave per questa notte, non c’è porta, non c’è luna, neanche nascosta da una nuvola nel cielo, non c’è nuvola, non c’è cielo.
Non ce né grillo, né stella, né caprimulgo che vola dietro una falena, né voltapietre che batte con ali arancioni lo stagno in un campo di canna, non c’è campo, non c’è stagno, non ci sono ali.
Non c’è cane che come sacrificio si offre a Enialio, non c’è civetta sul monte Caelius, non c’è monte, non c’è abisso, non ci sono dèi.
Non ci sono ombre, e nessuna cosa notturna o non notturna dà forma a questa notte
Niente, niente … Soltanto il blu cupo del vuoto che io rodo le sue prugne che cadono risonanti dall’albero nero del mio corpo.
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Come si chiama la fonte prima che cominci a sgorgare? Il rigogolo, come si chiama quando è ancora un pulcino verde? Come si chiamava il colore viola prima della prima viola? E senza l’autunno come si chiama l’albero di acero rosso?
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Attraverso la mia finestra ora l’intera notte si riversa dentro e l’intero mio corpo si riversa fuori tanto che voi sentirete il clangore dell’urto tra le sue stelle e le mie ossa e non saprete quale è il mio cranio e quale è la luna.
Fotografia di proprietà dell’autore.
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